Rose Villain: «Con “Radio Gotham” sono riuscita a condensare tutta me stessa»

Rose Villain ci ha raccontato il suo primo album, da venerdì 20 gennaio su tutte le piattaforme digitali

20 Gennaio 2023 alle 16:14

La felicità di Rosa Luini, in arte Rose Villain, si percepisce ancora prima di iniziare la nostra chiacchierata: capelli azzurri e look total black, in linea con la sua essenza artistica, ci viene incontro una ragazza solare, gentile e disponibile a condividere tutto il lavoro pensato e realizzato negli ultimi anni. Stiamo parlando di “Radio Gotham”, il suo primo album disponibile da venerdì 20 gennaio su tutte le piattaforme digitali.

Cresciuta guardando Britney Spears sul piccolo schermo, Rose ascolta gli dei del rap come Biggie e Tupac insieme ai cantautori italiani. «Si dice che dopo dieci anni si è newyorkesi a tutti gli effetti, quindi…posso dirlo ufficialmente!» sorride quando ci racconta del suo sogno americano, che si concretizza con gli studi e un contratto con una delle etichette discografiche più importanti a livello mondiale.

Salmo crede in lei e Guè la convince a scrivere in italiano: la sua carriera decolla anche nel suo Paese d’origine. Poco prima di incontrare i fan, che aspettano incuriositi l’ascolto del disco, abbiamo fatto due chiacchiere con lei per conoscere meglio la sua prima opera discografica.

Dopo una lunga serie di singoli, è arrivato il momento di presentare il nuovo album: cosa provi ad avere tra le mani un lavoro completamente tuo?
«Ho aspettato questo momento da sempre! Da piccola collezionavo vinili e l’idea di vederlo nei negozi mi emoziona molto. Sono troppo felice di esser riuscita a condensare tutta me stessa in questo disco, non ho dubbi sul risultato finale».

Hai parlato di vinili e nella tua biografia leggo tanti nomi di star del rock e del rap che ti hanno ispirata quando eri piccola. Ci sono ascolti italiani?
«Assolutamente si! Sono cresciuta con la musica, mia madre era una grande appassionata: in casa mia c’erano Lucio Battisti, Loredana Bertè, Mia Martini, Pino Daniele, Adriano Celentano. Sono fan del cantautorato italiano».

Superata la maggiore età parti per inseguire il sogno americano, come mai questa scelta?
«In quegli anni avevo l’ambizione di diventare…Britney Spears! La guardavo in tv e volevo essere lei, ma qui in Italia non esisteva “l’idea di popstar”. L’America è sempre stata più attenta allo showbiz, c’è anche molto spazio per gli artisti emergenti: qui mi dicevano sempre di andare nei talent, lì mi sono ritrovata in una comunità di artisti molto stimolante».

Dopo un periodo di formazione arriva la firma con Republic Records, immagino sia stato un bel momento per te.
«Dopo il primo video, mi hanno subito chiamata. È stato incredibile per la mia autostima lavorare e avere dei feedback positivi da chi firmava Drake, Ariana Grande, The Weeknd…tutti sono passati lì! Il bilancio finale, però, non è stato molto positivo: ho chiuso io il contratto nonostante mi avessero chiesto di rinnovarlo».

Da quel momento hai iniziato a scrivere e cantare in italiano.
«Sì, è stato Guè che mi ha spinto a provarci. È stato difficile trovare il mio modo di scrivere, ma anche ricercare timbro e sound in italiano. Infatti, l’album è uscito dopo un bel po’».

Quando hai scritto le canzoni di “Radio Gotham”?
«Originariamente non erano tutte pensate per il disco. “Rari” è la prima che ho scritto in italiano, forse quella a cui sono più affezionata. Le ultime, invece, sono “Cartoni animati” e “Lamette”».

Nella tracklist non poteva mancare Salmo, il primo che ha creduto in te.
«Lui è stato d’ispirazione perché ha una grande attenzione al suo progetto e lo cura a 360 gradi, dai live ai videoclip. Gli ho detto “Senza di te il disco non esce” e sono felice della nostra collaborazione».

Nei brani affronti molto il tema della salute mentale, quanto è importante per te?
«Sono tematiche che bisogna affrontare, dall’ansia alla depressione e il suicidio. Per alcuni fa paura mostrare le proprie fragilità, io ne ho fatto un mio punto di forza».

A primo impatto, tu e Rose Villain sembrate due opposti.
«C’è questa dualità, luce e oscurità, con cui convivo: ho trovato la mia valvola di sfogo nella musica perché sono molto introversa, è un “modo artistico” di essere me stessa».

Ora continui a dividerti tra New York e Milano, dove ti senti più a casa?
«Vivo in America da dodici anni e lì mi sento completamente me stessa, la considero la mia casa. Milano, invece, è la città dei demoni. Anche se qui ho gli affetti più cari, mi sento costretta e giudicata».

Cosa ti aspetta quest'anno?
«Ho appena fatto tour nei club e spero di ritornare in estate per presentare questo disco…non vedo l'ora!».

Seguici