Subsonica, il nuovo album «8»: siamo i pirati del terzo millennio

L'ottavo disco di Samuel, Boosta, Max, Vicio e Ninja è un mix di passato e futurismo, dove l'8 rappresenta l'infinito. Tutto sull'album e le date dei concerti nel 2019

Subsonica  Credit: © Tv Sorrisi e Canzoni
11 Ottobre 2018 alle 10:33

Si chiama «8», esce venerdì 12 ottobre ed è l'ottavo album dei Subsonica, finalmente riuniti dopo un periodo di pausa necessario per permettere ai cinque musicisti di concentrarsi sui propri progetti. La band torinese sceglie come location di presentazione Castel del Monte, la fortezza costruita nell'altopiano vicino ad Andria (Puglia) nel XIII secolo per volere dell'imperatore Federico II. Un fortino dalla forma ottagonale, denso di simbolismi geometrici e astrologici: nell'ottagono, infatti, il quadrato (la terra) incontra il cerchio (il cielo, l'infinito).

8, l'infinito

Il numero «8» non rappresenta solo la posizione cronologica del disco. Nell'otto si nasconde qualcosa di più, il simbolo dell'infinito: «8» è la stilizzazione del tempo che gira su se stesso, l’occasione per ridefinire un punto di partenza dopo le pause individuali, ricominciando da dove tutto è iniziato. L'otto è l'armonia, l'equilibrio. Ed è anche una riflessione sul tempo presente.

Ritornare insieme: un viaggio iniziato negli anni '90

«L'album parte dalla suggestione del numero 8, di questo tempo che ciclicamente torna su se stesso», ci racconta Max Casacci. «Comincia come se fossimo negli anni '90, quasi provocatoriamente. Gli anni '90 sono la matrice comune che abbiamo ritrovato e le sonorità di Jolly Roger (la famosa bandiera del vessillo pirata), pezzo apripista del disco, sono comunque attuali. Gli anni Venti che stiamo vivendo in fin dei conti sono i nuovi anni Novanta». La prima parte dei brani dell'album culla i nostalgici del primo periodo Subsonica, proprio grazie ai suoni del passato, senza peccare di autoreferenzialità. Non è la nostalgia, del resto, quello che la band vuole celebrare con questo lavoro discografico: si vuole piuttosto riscoprire un suono old school nella sua contemporaneità. Lo sguardo è rivolto verso il futuro, non verso il passato.

Un emozionante ricordo di Carlo Rossi: «Le onde»

«L’11 marzo del 2015 moriva improvvisamente, in un incidente stradale, Carlo Rossi. Carissimo amico della band, figura di riferimento fondamentale per la musica torinese prima e per quella italiana poi. Maestro di tecniche di registrazione per Max. Dedicare un brano alla sua dolorosa scomparsa sarebbe potuto risultare pretenzioso. Ma la cosa, nata spontaneamente dal pianoforte e da una melodia di Boosta, è stata successivamente arricchita da ampi spazi strumentali, capaci di rendere sostenibile il peso dell’argomento. Che è la perdita di una persona cara, ma che è anche il nostro interrogarci sul significato di quello che succede dopo».

Questo brano è quello che più di tutti, per significato, testo e musica, ricorda il movimento del numero otto, ovvero dell'infinito: la perdita di un affetto non può essere circoscritta a una linea retta, con un inizio e una fine come succede in un romanzo o in un film. Nell'eterno movimento della vita reale, l'essenza di una persona che non fa più parte della nostra vita continua comunque a sopravvivere. Questo è il motivo per cui, sia durante il preascolto per la stampa che durante la conferenza, quando la canzone «Le onde» viene amplificata, gli occhi di Max Casacci cominciano a brillare di commozione. Le onde del mare, le onde della musica, le onde dei tempi e degli spazi che abitiamo sfuggono e ritornano in un loop senza fine.

Il Sovrano: «Punto critico» e «La Fenice»

Nel disco sono presenti, oltre ai momenti intimi di introspezione, anche alcune riflessioni sul mondo contemporaneo. Il brano «Punto critico» è lo snodo di queste riflessioni: «Il mondo di oggi ci pone di fronte a scelte cruciali, emergenze collettive, che spesso non riusciamo a vedere perché siamo concentrati molto sulla frammentazione, sulle barriere. Un personaggio come Federico II forse oggi sarebbe quantomai attuale rispetto a leadership che in tutto il mondo non sembrano all'altezza delle difficoltà che viviamo in questo momento storico», dice Max.

«La Fenice» è direttamente collegata a «Punto critico»: qui si parla nello specifico delle personalità dominanti, spesso tiranniche, quasi sempre intramontabili, che tendono ad infestare l’immaginario collettivo e la sfera privata del nostro presente. Dall'università ai luoghi di lavoro, dalle mura casalinghe fino ai vertici del potere, «la Fenice rappresenta l’elemento autoritario che si ripropone con perenne capacità di trasformismo, che non rinuncia alla propria centralità, che ostruisce il ricambio di energia». Viene in mente un articolo pubblicato qualche mese fa su Nero Editions, dove si scandagliavano gli archetipi della politica italiana (e internazionale) sulla base delle strategie comunicative e operative: il Ribelle, il Guerriero, il Saggio e il Sovrano. Proprio a quest'ultima figura sembra essere dedicata «La Fenice», che, però, può anche essere interpretata come «la forza, la capacità, il potere liberatorio del bruciare tutto per risorgere dalle proprie ceneri».

Sanremo 2019?

Siamo certi solo di una cosa: la band non sarà tra i concorrenti del prossimo Festival di Sanremo. Per quanto riguarda la possibilità di calcare il palco dell'Ariston in veste di ospiti, invece, i cinque musicisti eludono la domanda rispondendo: «Se ci invitano, perché no».

Il tour

Il gruppo sarà protagonista dal 4 al 19 dicembre di “European reBoot2018” sui palchi di 9 città: Amsterdam, Londra, (dove hanno recentemente lavorato al disco con l’ingegnere del suono Marta Salogni, astro nascente, già engineer dell’ultimo album di Björk), Dublino, Zurigo, Parigi, Bruxelles, Colonia, Berlino, Monaco. A questo seguirà “8 TOUR”, la tournée italiana nei palazzetti che toccherà 8 città lungo tutta la penisola: Torino e Milano (città nelle quali le date sono state raddoppiate), Ancona, Bologna, Padova, Genova, Roma e Firenze.

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