«Abbiamo fatto 6.000 concerti» ci rivelano Franz Di Cioccio e Patrick Djivas, membri storici del gruppo
Si intitola “The event” il nuovo disco disponibile dal 19 maggio (doppio vinile/cd/streaming) della Premiata Forneria Marconi. È il loro sedicesimo live: «Abbiamo fatto 6.000 concerti» ci rivelano Franz Di Cioccio e Patrick Djivas, membri storici del gruppo. Registrato al festival jazz di Lugano lo scorso anno, è stato battezzato “The event” per almeno un paio di ottimi motivi.
Il primo è che la band di… eterni ragazzi milanesi (Di Cioccio e Djivas superano i 70) ha festeggiato i suoi 50 anni di attività (il primo lp “Storia di un minuto” è del 1972) con un concerto live di grande energia e qualità. «Abbiamo suonato visceralmente per due ore», dice Di Cioccio.
Il secondo motivo è che, per l’occasione, alla solita line-up di ottimi strumentisti (oltre a Patrick al basso e Franz alla batteria ci sono Lucio Fabbri al violino, Alessandro Scaglione alle tastiere ed Eugenio Mori, batteria), si sono aggiunti due supertalenti. Uno è Luca Zabbini dei Barock Project e l’altro è Matteo Mancuso, 25enne fenomeno della chitarra: «Secondo Steve Vai sarà il numero uno al mondo» dice Djivas. «Lo abbiamo visto suonare, gli abbiamo chiesto se gli interessava fare qualcosa con noi. Ha accettato e in tre giorni ha imparato il nostro repertorio!».
Il disco comprende brani storici (come “Impressioni di settembre”) e altri tratti dall’ultimo lavoro in studio (“Ho sognato pecore elettriche”, 2021) alternati ad alcuni pezzi di musica classica, rivisitati ovviamente in stile PFM.
Come mai questa scelta?
«Era tanto che volevamo fare un altro disco dal vivo, è un modo per tornare a reincontrare noi stessi. Abbiamo messo in scaletta brani nuovi e altri del nostro passato rivisitandoli. Con un buon bilanciamento di pezzi strumentali e non: non ci piace che un concerto sia solo cantato, il canto non deve diventare troppo protagonista».
Quanti concerti avete fatto nella cinquantennale vita della PFM?
«Seimila».
E tutta questa energia dove la trovate? Seguite una alimentazione particolare? Esercizio?
«Macché. Suoniamo quando ci vediamo, al massimo a casa facciamo degli esercizi per la muscolatura della mano. Nessuna alimentazione particolare se non le normali attenzioni che tutti mettiamo nel cibo oggi. L’energia viene dal fatto che suoniamo per far vedere al pubblico quello che amiamo fare. Il nostro è un modo particolare di affrontare il live: non usiamo computer, siamo liberi di improvvisare, anche nei brani che abbiamo suonato appunto seimila volte. Ogni sera abbiamo la possibilità di dire qualcosa di nuovo per il pubblico e per noi stessi. Quando siamo sul palco ci guardiamo e ogni volta colpiamo il pubblico con una sorpresa. Chissà come sarà in futuro con l’intelligenza artificiale…».
“Celebration/È festa” è il brano che compare più volte nei dischi live della PFM: è il vostro preferito?
«Mah, non abbiamo un brano preferito: può cambiare ogni sera. Dipende».
Vista la presenza di volti nuovi nel disco viene da chiedere: vi sentite dei talent scout come avete fatto nel 1979 con Alberto Fortis, più recentemente con Dolcenera e altri ancora?
«Guarda Luca Zabbini, dei Barock project: è figlio di un nostro superfan, è cresciuto ascoltando e suonando la nostra musica, ed è un tastierista fenomenale. E poi c’è Matteo Mancuso: uno che farà molta strada».
Come avete fatto ad affascinare fan di almeno tre generazioni diverse?
«Perché suoniamo col piacere di farlo. Non c’è nessuna formula. Prendiamo i nostri pezzi e li cambiamo. Se ti diverti sul palco la gente si diverte. Siamo un po’ come il musicista jazz: ogni sera si diverte a suonare in modo diverso».
Contano di più la musica o i testi per aver successo oggi?
«I testi. I ragazzi hanno bisogno di parole, di contenuti. Quando eravamo giovani noi le parole erano in sovrabbondanza: nelle assemblee eccetera, mentre la musica serviva a tenerci insieme. Oggi no, ma ogni periodo ha le sue caratteristiche: quello che è incredibile è che allora ai concerti jazz di Miles Davis o dei Weather Report ci andavano 20mila persone! Prendi Matteo Mancuso: è un musicista straordinario che ha fatto quello che si sentiva. Devi essere creativo e crederci senza seguire l’onda. Non è seguito dal mainstream ma è considerato il migliore chitarrista al mondo».
C’è oggi una nuova PFM? O un nuovo Franz e una nuovo Patrick?
«Ci siamo già noi… è tutta una questione di indole. Io però non mi preoccupo per il futuro della musica. La qualità c’è ma non è conosciuta».
Nel 1975 dopo i grandi successi dei vostri concerti in America e in Europa eravate… i re del mondo, poi tornaste in Italia. Vi siete mai pentiti?
«Facevamo delle cose internazionali e ci consideravano fra i migliori gruppi al mondo: ce lo riconoscono a tutt’oggi. Ma non siamo pentiti di nulla. Pensa che dopo il nostro successo in America ci siamo messi a fare un disco di jazz (“Jet lag”): era un buon lavoro a detta di molti ma tutti ci diedero dei pazzi. Avremmo potuto cavalcare il successo ripetendoci ma noi amiamo sperimentare. Ci mantiene vivi».
In che rapporti siete coi vecchi PFM?
«Buoni. Ogni tanto ci si vede compatibilmente con gli impegni di ognuno».
Pochi anni fa avete stupito lanciando “Il concerto ritrovato” con Fabrizio De André.
«Un amico genovese mi disse che aveva sentito parlare di una pellicola girata di cui nessuno sapeva. Mi sono ammazzato per ritrovarlo: non c’era nulla di registrato con De André. Nessuno aveva mai visto Fabrizio sul palco. Ed èstata una sorpresa anche per noi vederci molti anni dopo per la prima volta in concerto con lui…».
Facciamo un salto all’epoca. Come è stato lavorare con lui?
«Gli parlammo delle esperienze di Bob Dylan con la Band, di Jackson Browne con gli Eagles. Si lasciò convincere a lavorare con noi. Ci mettemmo a sua disposizione e cambiammo la musica senza toccare i testi. All’inizio non ci ha capito niente… Quando arrivò allo studio di registrazione volle sentire ”Marinella” solo alla fine: voleva la sorpresa. Tanto è vero che nei live lui nelle sue spie sentiva solo la sua chitarra… Noi seguivamo lui insomma e non viceversa».
Novità all’orizzonte?
«No nessuna. Ma recentemente abbiamo fatto un concerto a Città del Messico di soli pezzi di musica classica rivisitata: è piaciuto moltissimo e potremmo tornare su questo progetto».
Qualche domandina flash: Beatles o Rolling Stones?
«Entrambi, ma musicalmente i Beatles sono la più grande entità musicale di tutti i tempi».
Frank Sinatra o Louis Armstrong?
«Sinatra era l’artista preferito del mio mito, il bassista jazz Jaco Pastorius».
“Storia di un minuto” o “Per un amico“ (i primi due dischi della PFM anni 70)?
«L’uno non può star senza l’altro».
Parliamo di miti del prog: Genesis o Emerson, Lake & Palmer?
«Entrambi hanno lasciato un segno indelebile sulla musica. Abbiamo suonato con Emerson, Lake e Palmer davanti a 300mila persone e fu lo spettacolo più pazzesco che abbiamo mai visto».
Parliamo di dischi evento: “The Dark side of the moon" dei Pink Floyd o “Thriller” di Michael Jackson?
«“The dark side”, ma anche “Thriller ” non scherza…».
Pizza o hamburger?
«Dipende da dove ti trovi…».
Live o sala di incisione?
«Assolutamente live».
Musica “liquida” o vinile?
«Vinile, ma ogni mezzo è buono per ascoltare musica».
A Franz: John Bonham (batterista dei Led Zeppelin) o Billy Cobham (leggenda del jazz)?
«Dovrei dire Bonzo Bonham perché è imbattibile, ma se pensi a Cobham… è l’enciclopedia del drumming».
A Patrick: Stanley Clarke o Jaco Pastorius?
«Jaco».
Calcio o basket?
«Siamo in Italia… il calcio sui maccheroni».
Per finire due giganti: De André o Battiato?
«Battiato era grande ma De André… era veramente un maestro. Un poeta, che ha saputo trasformarsi in musicista: ha ascoltato e accettato gli stravolgimenti della sua musica che facemmo negli anni 70. E poi è diventato un grande produttore».
La tracklist di "The event - Live in Lugano"
- MONDI PARALLELI
- IL RESPIRO DEL TEMPO
- TRANSUMANZA JAM
- IMPRESSIONI DI SETTEMBRE
- IL BANCHETTO
- LA CARROZZA DI HANS
- PHOTOS OF GHOST
- QUARTIERE 8
- CYBER ALPHA
- HARLEQUIN
- LA DANZA DEI CAVALIERI S. Prokofev - inclusi IL POTERE DELL'AMORE e GLI AMANTI DI VERONA
- MR 9 TILL 5
- VIOLIN JAM
- OUVERTURE WILLIAM TELL G. Rossini
- CELEBRATION
- IMPRESSIONI DI SETTEMBRE - reprise