Abbiamo sentito le 13 canzoni del nuovo album della band di Bono, in uscita il 1° dicembre. Un disco personale e profondamente politico
Un cerchio che si chiude, un libro aperto che trova finalmente la sua conclusione. Questo è «Songs of experience», nuovo album degli U2, concepito come opera complementare a «Songs of innocence», pubblicato nel settembre 2014 tramite una discussa distribuzione gratuita sui dispositivi Apple. Il titolo dei due dischi proviene infatti da una raccolta di poesie di William Blake dove si racconta la perdita dell'innocenza nel passaggio dalla fanciullezza all'età adulta.
Archiviata, quindi, la «prima fase» nel disco precedente, in «Experience» gli U2 continuano il racconto, tra i più personali della loro carriera, facendolo però scontrare con il destino dell'uomo. E con quello del mondo: le canzoni dell'album, che erano pronte da tempo, sono state riprese in mano da Bono dopo i fatti che hanno segnato l'attualità e la politica negli ultimi mesi (in particolare la Brexit e l'elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti) cambiando profondamente l'anima del disco.
Questo processo ha allungato la lavorazione dell'album: annunciato ormai tre anni fa, sarà disponibile dal 1° dicembre 2017. L'edizione standard, che noi di Sorrisi abbiamo ascoltato in anteprima, contiene 13 tracce. Sulla copertina campeggiano Eli, il figlio di Bono, e Sian, la figlia di The Edge.
L'album si apre con «Love is all we have left», una suggestiva «intro» di 2 minuti e 40 in cui la voce di Bono, attraversata da un filtro elettronico, introduce uno dei temi portanti dell'album: l'amore come unica luce di speranza in un mondo che va in frantumi, avvolto dall'oscurità.
Gran parte dell'album, secondo il racconto degli U2, è nato da una serie di lettere che Bono ha scritto ai suoi cari dopo essersi trovato di fronte alla paura della morte (nel novembre 2014 fu vittima di un grave incidente in bici a Central Park che lo constrinse a una difficile operazione e poi a una lunga convalescenza) e cominciamo a trovare tracce di tutto questo nella seconda canzone del disco, «Lights of home». Il pezzo, che parte con un riff di chitarra quasi western che nel ritornello viene sostituita dal pianoforte, si conclude con un coro dal sapore gospel. La nostalgia, altro tema ricorrente di «Experience», è al centro del testo: «nei tuoi occhi vedo le luci di casa» canta Bono.
Il terzo brano del disco è «You're the best thing about me», già nota al pubblico: è stato il primo singolo estratto, uscito a settembre. Si tratta di una canzone che Bono ha composto per sua moglie Ali ed è nata, secondo i racconti di Bono, dopo aver sognato di perderla. L'arrangiamento pop rock è uno dei più immediati dell'album, e non a caso la band ha scelto proprio questo pezzo per le radio.
Si continua con «Get out of your own way», che potrebbe sembrare (ma non è confermato) una dedica di Bono a una delle sue figlie. Nel testo si sprona a superare un momento difficile una ragazza che è stata «lasciata senza parole» e il cui cuore «è come un palloncino» che «può scoppiare anche solo con uno spillo». Il titolo, in italiano, si può tradurre come «smettila di ostacolarti», «tiratene fuori», una riflessione sui tormenti della nostra stessa personalità.
A un certo punto, però, il brano assume anche una valenza diversa, e potrebbe essere uno di quelli che Bono ha maggiormente «ritoccato» dopo aver scelto di dare un'impronta più politica all'album. Si dice: «la faccia della libertà sta cominciando a rompersi, lei aveva un piano finché non è stata colpita in bocca da un pugno, e tutto è andato storto» per poi fare riferimento al «fantasma di Lincoln».
La presenza dell'acclamato rapper Kendrick Lamar è il ponte che porta dal quarto al quinto brano, intitolato «American soul», decisamente il più politico di tutto l'album, in cui si affronta di petto il tema dell'accoglienza e dell'integrazione («Questo non è un Paese ma un pensiero che offre grazia per ogni benvenuto che si chiede») e si conia il termine «refu-jesus» (un gioco di parole tra «Gesù» e «rifiugiato»). Il pezzo è una dedica diretta all'America: «Tu sei rock and roll» canta Bono, e il brano, non per niente, è uno di quelli in cui la chitarra di The Edge è più carica e aggressiva.
Del tutto differenti le sonorità di «Summer of love», che alleggerisce all'improvviso la narrazione dell'album con un riff di chitarra morbida e quasi «house» che sta agli antipodi di quella appena sentita in «American soul». Da questo pezzo parte poi la doppietta più nostalgica: «Red flag» («Bandiera rossa») è uno dei brani più veloci dell'album, con sonorità e parole che sembrano guardare al passato (se non agli esordi) della band, e «The Showman (Little More Better)» fa un ulteriore passo indietro, e suona come un pezzo «rock and roll» dal gusto Anni 60, coretti inclusi.
Un altro «stacco» vero e proprio di stile ci fa piombare in una sorta di «terzo capitolo» dell'album, che inizia con l'intro minimale di «The little things that give you away», dove ritroviamo il suono più inconfondibile della chitarra di The Edge. È una delle canzoni dell'album dove gli U2 sono più riconoscibili e compatti, ed è forse destinata a diventare un singolo di successo.
Dopo il ritratto femminile di «Landlady», un brano che potrebbe crescere con gli ascolti, ci ritroviamo dentro il tornado di «The blackout». Anche questa canzone è ben nota ai fan, essendo stata la prima dell'album a essere stata resa pubblica, lo scorso agosto. È veloce, persino ballabile, con un riff incisivo e irruento, che ben si sposa a un testo, ancora una volta, estremamente politico: si canta dell'estinzione dell'umanità ma anche della necessità di portare luce in un mondo buio.
Questo stesso tema è portato a termine negli ultimi due brani dell'album, prima in «Love is bigger than anything in its way» (ovvero «L'amore è più grande di tutto, a modo suo») e in quello conclusivo «13 (There is a light)». In questo modo Bono e i suoi scelgono di chiudere un album segnato dalla nostalgia, dalla mortalità e dalla paura di un mondo alla deriva con un messaggio di positività: «C'è una luce». E spetta proprio a noi trovarla, con l'aiuto della musica.