Elodie: «Ho 300 anime e due canzoni per l’estate»

Domina nelle radio con la sua "Guaranà" e con "Ciclone", un quasi-flamenco dove è ospite del duo Takagi & Ketra

Takagi & Ketra con Elodie
2 Luglio 2020 alle 10:55

Dopo la partecipazione al Festival di Sanremo con “Andromeda”, Elodie si candida a essere una delle protagoniste assolute dell’estate... non con uno ma con ben due brani tutti da cantare. Parliamo di “Guaranà” e della più recente “Ciclone”, in collaborazione con i produttori Takagi & Ketra.


Elodie, come si gestiscono due singoli estivi?
«Dice che è troppo (ride)? “Guaranà” era pronta da almeno un anno e in ogni caso sarebbe uscita questa estate. In corsa è poi arrivata “Ciclone”, è una proposta che ho accettato con entusiasmo, lo considero un bel regalo».

È una responsabilità promuoverli entrambi.
«L’ultima volta credo sia successo nel 2017 ai Thegiornalisti con “Pamplona”, in duetto con Fabri Fibra, e poi “Riccione” realizzata da soli, il tutto tra maggio e giugno. Si può fare, se le proposte sono così diverse».

Parlando del brano “Guaranà”, mi conferma che l’abbinamento citato nel ritornello tra le bevande tequila e guaranà... non esiste?
«In realtà ho scoperto che c’è una famosa birra messicana che ha osato unire i due ingredienti. Non l’ho mai provata, però...».

È vero che ha lavorato personalmente al montaggio del videoclip di “Guaranà”?
«Confermo».


Che scene ha tagliato?
«Quelle dove apparivo poco naturale, anche se carina da vedere. Ero sicura che la spontaneità dovesse essere una priorità e l’idea è stata vincente».

“Guaranà” è un pezzo pop tropicale, mentre “Ciclone” ricorda le sonorità del flamenco. Aveva mai cantato niente di simile?
«Mai. Infatti quando Takagi & Ketra mi hanno contattata sono rimasta spiazzata. Poi io sono un po’ matta, mi piace fare cose diverse. Ho sentito subito anche un tocco neomelodico».

Non è un caso che a meno di una settimana dall’uscita di “Ciclone” sia arrivata su Instagram la versione di Gigi D’Alessio...
«Vengo dalle case popolari del quartiere Testaccio, a Roma Sud. Sono cresciuta tra la musica neomelodica sentita in piazza sotto casa. Mi crede se le dico che mentre registravo non facevamo altro che parlare di Gigi? Questo genere “pop latino” lui l’ha sempre fatto».

Allora dovrà restituire il favore cantando la sua “Un nuovo bacio”.
«Accetto la sfida».

Poche settimane fa abbiamo intervistato il suo compagno Marracash, che ci ha detto di essere orgoglioso di lei.
«Anche io sono molto fiera di stargli accanto. È un uomo onesto, puro e affettuoso, e ci confrontiamo su ogni cosa. Non è scontato che gli uomini siano così».

Apprezzava il fatto che lei si sia “smarcata” dai tipici brani d’amore.
«Alcuni pensano che io abbia rinnegato il mio esordio, ma la verità è che mostravo soltanto una delle mie anime... in verità ne ho 300!».

In effetti è una vera trasformista.
«Mi viene facile, perché sono sempre stata così, fin da bambina. Non cambiare mai è rassicurante, dà la percezione di essere più seri. Ma le persone cambiano. E io sono un vortice, anzi un ciclone di cambiamenti».

Lei ha reagito duramente agli attacchi rivolti a Sergio Sylvestre per le imprecisioni durante l’Inno cantato alla finale di Coppa Italia.
«Hanno approfittato di un suo tentennamento per attaccarlo in modo ignobile. Ho quasi due milioni di persone che mi seguono su Instagram, volevo sfogare la mia indignazione sapendo che tra loro avrei parlato, purtroppo, a qualche razzista».

Due estati fa lei e Michele Bravi cantavate insieme “Nero Bali”. Ha seguito il suo ritorno in tv ad “Amici Speciali”?
«Sì, sono felice che abbia avuto questa possibilità e che abbia gestito un evento tragico (l’incidente stradale in cui Bravi è rimasto coinvolto, ndr) con grande dignità».

A proposito di “Amici”, sembra passata una vita dalla sua partecipazione.
«Era il 2016 e mi tremavano la faccia e le gambe ogni volta che cantavo».

All’ultimo Festival di Sanremo invece è apparsa molto sicura di sé.
«Sì, ma le gambe tremavano lo stesso. Sono arrivata con un abbigliamento ambizioso e con un brano difficile da cantare. Ne sono uscita bene, credo, perché ho imparato a gestirmi. Nessuno mi avrebbe creduta se fossi stata poco risoluta».

Forse lo sta diventando perché la risposta positiva del pubblico le dà fiducia.
«È vero. Sono stata cresciuta in una famiglia dove si viveva sempre un po’ alla giornata. Oggi posso dire di avere degli obiettivi precisi e lavoro duramente per raggiungerli».

Seguici