Si prepara a Sanremo pubblicando il nuovo singolo "No satisfaction". E a dispetto della sua aria così seria ci svela che...

È una delle poche interviste che ricordo in modo così preciso: la prima volta che ho incontrato Ermal Meta. Era il febbraio del 2016 quando si presentò tra le Nuove proposte di Sanremo con “Odio le favole”. Fu una veloce conversazione per il sito di Sorrisi, ma il direttore mi raccomandò di farla subito: «È uno di quegli artisti destinati ad andare lontano» mi disse. Mai parole sono state più profetiche.
La mia memoria si ferma a un dettaglio. Ermal era intimorito, non sorrideva nonostante cercassi di metterlo a suo agio. L’ansia, si sa, è la vera protagonista tra gli artisti esordienti, sul palco e dietro le quinte. Eppure quella mimica facciale, tra il serio e il distaccato, ha accompagnato Ermal per un po’, anche dopo il successo. Avrei voluto chiederglielo un milione di volte e oggi ne ho l’occasione.
Ermal, lei agli esordi non sorrideva mai nelle foto. Era un caso o un atteggiamento?
«Ha colto un dettaglio importante: le svelo una cosa che non ho mai raccontato. Qualche anno fa ho vissuto un periodo in cui mi sentivo molto strano, dormivo poco. Una mattina mi svegliai e, come una saetta, presi il telefonino per cercare su Internet le foto con la mia vecchia band, La Fame di Camilla. Scoprii che nelle immagini non sorridevo mai. Forse davo talmente tanta importanza alla musica che sconfinavo nel serioso. In quell’istante capii che la vera cosa seria è la felicità. Da allora mi sono imposto di mostrare tutti i sorrisi che faccio dentro di me. E pensare che tra gli amici faccio il giullare di corte…».
Proprio lei, giullare di corte?
«Sì, e sono stati proprio i miei amici a farmelo notare. Mi dicevano: “Ma perché in televisione non viene fuori il tuo carattere? Tu fai sempre divertire tutti mentre in pubblico sembri un altro”. Nel tempo ho scoperto il potere che ha un sorriso. Su di me, prima che sugli altri. Da quel momento non ho più nascosto le mie gioie e ho cambiato atteggiamento. Insomma, non potevo avere un matrimonio nel cuore e un funerale sulla faccia».
Quest’anno sarà, in totale, la sua sesta volta a Sanremo…
«Comunque quel palco genera sempre tensioni e aspettative. Non è un concerto, hai una sola possibilità. Nel tempo trovi gli strumenti per affrontare il livello di emozione che è sempre alto».
Amadeus porterà al Festival molti protagonisti del rap, forti sui social e sulle piattaforme in streaming. Da “ambasciatore” della canzone pop come vive questa gara?
«Bene. Comprendo la scelta: il Festival è sempre stato lo specchio del Paese. Ogni canzone ha una vita propria e prende la sua strada. Certo, potrebbe sembrare strano vedere da un lato Orietta Berti e dall’altro Random… Ma si tratta di una distanza generazionale colmata dalla necessità di sentire nuove proposte».
Lei si racconta molto attraverso i suoi testi. Del brano in gara, “Un milione di cose da dirti”, c’è una chicca che vorrebbe svelare ai lettori di Sorrisi?
«Posso dire che un bel giorno mi sono messo a suonare e, dopo un quarto d’ora, avevo un testo tra le mani e una melodia nella testa. Sono parole d’amore, accorate, c’è un’atmosfera un po’ onirica».
Il 15 gennaio esce il singolo “No satisfaction”, in attesa di un nuovo album previsto in primavera. Un pezzo che fa ballare…
«Rispecchia quello che ho imparato a scrivere e suonare negli anni. Il brano è nato a settembre. Pensavo al clima di incomunicabilità in cui viviamo. Prima utilizzavamo le macchine come estensione delle nostre capacità, ora è il contrario. Non è più un essere umano a tenere il telefono in mano ma è il telefono o il computer che tengono attaccato l’uomo. Quando nel ritornello canto “new generation” mi riferisco alla nostra, che è cambiata».
Su Instagram ha pubblicato una foto in cui con la sua fidanzata Chiara ballava al ritmo di una canzone. Era questa?
«No, era un altro pezzo che uscirà... tra due album. Mi porto avanti (ride)».
Questa storia d’amore ha dato nuovi stimoli alla sua vena creativa?
«Sì, certo. Non siamo fatti a compartimenti stagni. Chi scrive canzoni lo fa d’istinto e ciò che vive a livello sentimentale lo riversa nei testi. Per me è così».
Una volta ha invitato un bambino, suo fan, a salire sul palco con lei. Qualche mese fa sui social ha scritto che chi ci governa dovrebbe pensare di più agli anziani. Lei ha un cuore d’oro!
«Lo dico da sempre che amo bambini e anziani perché, togliendo qualche sfumatura, sono identici. E, soprattutto, nessuno di loro vuole stare solo. Cercano protezione».
I suoi nonni sono fortunati ad avere un nipote così sensibile…
«Ho una sola nonna, che adoro, e che vive tra Italia e Albania. Durante il lockdown la chiamavo tutti i santi giorni ricordandole di non uscire…».