L’Eurovision è già iniziato per Francesco Gabbani

In diretta da Kiev il racconto delle prime esibizioni ufficiali. Quella di Gabbani fa applaudire e cantare i giornalisti europei

Francesco Gabbani  Credit: © Andres Putting
9 Maggio 2017 alle 07:42

La prima esibizione ufficiale di Francesco Gabbani? Promossa! No, il pubblico televisivo non l'ha ancora vista, ma è registrata e pronta per la clip che verrà trasmessa durante la prima semifinale. Il pubblico in studio ha urlato "alè" nel momento giusto e nella "press room" i giornalisti europei riescono persino a canticchiare il ritornello. Azzeccata anche la "copertina", il piccolo video che introduce ogni esibizione: Francesco gioca con tutti gli stereotipi italiani - il calcio, il cibo, il buon bere. E come sempre sorride, irresistibile. Migliora anche il suo inglese: quasi impeccabile nella simulazione dell'intervista dei conduttori.

Certo, confessa un pochino di stanchezza. Ma come potrebbe essere altrimenti in una manifestazione in cui tutto è amplificato, come in un super-Sanremo: basti pensare che le serate si svolgono in un'arena che può arrivare a 11mila posti (il Teatro Ariston ne conta 1900), che esiste un Eurovision Village con concerti e megaschermi in centro città e che c'è persino una "fan zone" per gli appassionati che richiedono un apposito accredito (non sarebbe bello se si potesse fare anche per il nostro Festival?). La pressione nel dietro le quinte si sente, per tutti c'è la responsabilità di rappresentare il proprio Paese.

La curiosità è sempre più forte per il portoghese Salvador Sobral, applauditissimo tra i banchi della sala stampa. Tra noi italiani, scaramanticamente ci si ripete che tutto sommato il Portogallo è un posto meraviglioso e che una vacanza nel maggio 2018 potrebbe essere una bella idea. Alto e dinoccolato, Salvador ha una vaga somiglianza col nostro Raphael Gualazzi, che nel 2011 arrivò secondo.

In Delegation room (la grande area del dietro le quinte riservata agli artisti e alle squadre di ogni nazione) non passa inosservato nemmeno il montenegrino Slavko Kalezić. Vestito - o piuttosto svestito - di tessuto trasparente e paillettes verdi, saluta facendo ciao con la lunga treccia. Fanno voltare tutti le bellissime Demy, greca, e Tamara, georgiana. Poi c'è lo svedese Robin, con una coreografia tanto complicata che durante l'esibizione fa sbucare dal camerino italiano la testa di Filippo Ranaldi, concentrato sullo schermo gigante prima di entrare nel costume della scimmia più famosa d'Italia.

L'unico balletto in grado di rivaleggiare davvero con il nostro, però, è quello della Moldavia. Un sax, ragazze vestite da sposa e per tutti un passetto un po' da pinguino. Adesso che lo stile-scimmia lo conosciamo, proviamo a imitare quello di un altro animale...


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