Fenomeno Neomelodici: «Noi che a Napoli siamo famosi come Mina»

Vendono più dischi di tanti big nazionali. I loro concerti riempiono i teatri (e i matrimoni). Sono Alessio, Nancy, Nico e i suoi Desideri (e molti altri). Ora finalmente tutta l’Italia si sta accorgendo di loro (che sono bravissimi!)

Nancy Coppola  Credit: © Alessandro Garofalo / Newfotosud
24 Novembre 2016 alle 17:43

Non chiamateli neomelodici. Almeno non in loro presenza? Ai cantanti napoletani, infatti, questo termine, nato per identificare il figlio spurio e un po' «tamarro» della canzone partenopea, non piace: l'approccio dei media, spesso superficiale e più attento a cercare legami con la criminalità (la cronaca, purtroppo, racconta che i casi non mancano) e i tratti kitsch del fenomeno, hanno reso il termine un dispregiativo.

Ascolta Le canzoni di successo dei cantanti Neomelodici

In realtà rappresentano un consistente fenomeno underground. Un'industria parallela che si alimenta a Napoli e provincia e si esporta in tutto il Sud; produce star, vende decine di migliaia di dischi, organizza centinaia di concerti. E come dimostra il talent dedicato ai neomelodici «Napoli sound», andato in onda su Real Time, il fenomeno sta varcando i confini regionali. «Nessun cantante supera nelle vendite Alessio. Il suo ultimo album, solo da noi, ha venduto 100 copie in tre giorni», spiega Lia Caruso di «Giancar», storico negozio partenopeo che da 60 anni è il punto di riferimento per gli amanti del genere. «Ma anche Tony Palermo, Nico Desideri, Gianni Fiorellino, Franco Ricciardi, Giusy Attanasio o Nancy sono artisti che qui oscurano le stelle nazionali» continua la Caruso.

Poi ci sono i live, il vero business, con artisti che fra serate, matrimoni ed eventi vari incassano anche centinaia di migliaia di euro. Nulla a che vedere con l'esercito di cantanti improvvisati che si buttano sul mercato. «Bastano 7.000 euro per incidere un disco» continua la Caruso. «C'è chi lo fa per sfizio o per vantarsi con gli amici, ma avere successo è tutta un'altra storia». I cantanti affermati, invece, si permettono il lusso di collaborare con artisti nazionali. Un fenomeno che vede in prima fila i rapper. I Club Dogo hanno duettato con Rosario Miraggio («Senorita»); Gué Pequeno («Ora no» e «Champagne») e Jake La Furia («Made in Italy») con Franco Ricciardi e La Pina con Emiliana Cantone ha rifatto «Ragione e sentimento», un classico di Maria Nazionale. Clementino che ha duettato con Gianni Celeste («Stelle do' Cielo»), Franco Ricciardi («L'unico fuoco»), e Nico e i suoi Desideri, con i quali ha inciso «Made in Napule», vera hit estiva. Un successo tale che qualcuno fuori dai confini regionali ha drizzato le orecchie e i figli di Nico, Salvatore e Giuliano, ovvero «I Desideri», sono finiti nel mirino della Sony. «La musica popolare napoletana è in continua evoluzione» spiega Franco Ricciardi. «Ma per aderire al cliché che piace al Nord devi avere la madre assassina, il padre in galera e sbagliare i congiuntivi. Il pregiudizio delle major discografiche? C'è, nun vulisse dicere, (?non vorrei dirlo?, ndr) ma c'è. Ma non sanno che cosa si perdono».

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