Vicne Modugno per la seconda volta con "Piove" e il secondo posto è di « Io sono il vento» di Gino Latilla
Dopo la rivoluzione innescata dalla vittoria di « Nel blu, dipinto di blu» nel 1958, il nono Festival di Sanremo passa alla storia come l’edizione del « crollo degli idoli». Così scrive l’inviato di Sorrisi: « Per i re e le regine spodestati, la sconfitta è resa ancora più amara dalla contemporanea affermazione dei cosiddetti “giovani leoni”». In realtà la vecchia guardia è ben rappresentata e guadagnerà ottimi piazzamenti nella classifica finale, ma la seconda vittoria di Domenico Modugno e Johnny Dorelli rappresenterà, alla fine delle tre serate, un punto di non ritorno per la musica leggera italiana.
La vigilia del Festival è funestata da un incidente automobilistico (avvenuto quando mancano 17 giorni all’inizio della rassegna) che costa la vita all’organizzatore Achille Cajafa. Lo sostituiranno, nei giorni del Festival, Edoardo Fosco e Mario Sogliano. Il cartellone preparato da Cajafa insiste nella strada di rinnovamento intrapresa l’anno prima. Addio dunque ai « vecchi» direttori d’orchestra (Angelini e Trovajoli) e porte aperte al « ritmico» Gianni Ferrio e al « melodico» William Galassini. Novità anche alla conduzione dove debutta Enzo Tortora, affiancato dall’annunciatrice Rai Adriana Serra.
Sono sei i cantanti al primo Festival: Miranda Martino, Wilma De Angelis, Betty Curtis, Fausto Cigliano, Anna D’Amico e Arturo Testa. Quest’ultimo è un giovane baritono che prova a farsi strada in un panorama musicale dominato dai tenori. La vecchia guardia invece è rappresentata, tra gli altri, da Nilla Pizzi, Gino Latilla e Claudio Villa. Il « reuccio», di ritorno da una trionfale trasferta a New York, si vede affidare due canzoni (« Un bacio sulla bocca» e « Partir con te») poco adatte alle sue corde. Sorrisi stima che davanti ai televisori, nelle case e nei locali pubblici, 20 milioni di italiani seguiranno ogni minuto del Festival. Allo stesso tempo, gli alberghi di Sanremo sono assediati a ogni ora da centinaia di cacciatori di autografi.
La prima serata scorre senza imprevisti. Resta impressa la performance di Jula De Palma che, grazie al testo del brano « Tua», regala alla platea del Casinò e ai telespettatori i primi sussulti erotici della storia del Festival. La canzone accede alla finale con un ottimo punteggio, secondo solo a quello di « Conoscerti», cantata da Achille Togliani e Teddy Reno.
Supera il turno anche la debuttante Wilma De Angelis, che propone con Betty Curtis « Nessuno», canzone che diventerà, di lì a poco tempo, uno dei più grandi successi di Mina. La seconda serata è segnata dal debutto di due canzoni destinate a guadagnare un posto di rilievo nella storia della musica leggera italiana. La prima, « Piove», è il brano con cui Domenico Modugno tenta il bis un anno dopo il trionfo di « Nel blu, dipinto di blu», canzone che continua a spopolare in tutto il mondo. Il ritornello di « Piove» (« Ciao ciao bambina...»), pur non avendo l’impatto di « Volare oh oh» e nonostante i giudizi negativi della stampa, fa subito presa sul pubblico del Casinò.
L’altro picco della serata è rappresentato da « Io sono il vento» (nell’interpretazione di Arturo Testa), canzone in cui lirica e musica leggera si fondono al meglio e che si candida a rivale numero uno di « Piove». Non hanno molta fortuna, invece, i brani presentati da Claudio Villa, che così commenta l’esito delle votazioni della seconda serata: « All’estero ci apprezzano veramente, mentre in Italia noi cantanti siamo costretti a sottostare a questi giuochi di scuderia. Due settimana fa, al “Perry Como Show”, mi hanno dato la bellezza di tremila dollari per cantare una sola canzone».
Finirà con la vittoria della canzone di Modugno e il secondo posto di « Io sono il vento», distaccato di appena cinque voti. Claudio Villa, che si è dovuto esibire con una spalla lussata (colpa dei fan che l’hanno « assalito» nel pomeriggio fuori da una chiesa) è solo ottavo con « Un mondo senza fa». Nilla Pizzi, invece, si piazza al sesto posto con « Sempre con te». Il reuccio troverà il modo di rifarsi, a differenza della regina Nilla che, nel 1960, dirà il suo primo addio al Festival.