Vince « Dio come ti amo» della coppia Modugno-Cinquetti ma è « Nessuno mi può giudicare» il 45 giri più richiesto nei negozi
Sono 26 le canzoni ammesse al sedicesimo Festival della Canzone Italiana, ma solo 14 accedono alla finale: le sei più votate nella prima serata, le sei della seconda e due ripescate da un’apposita commissione. Nonostante il calo di vendite registrato dai 45 giri dell’edizione precedente, le case discografiche fanno a gara per partecipare, arrivando addirittura a sdoppiarsi per aggirare il limite di tre canzoni imposto dal regolamento. Tra i direttori d’orchestra debuttano Detto Mariano e Nello Ciangherotti mentre alla conduzione è riconfermato Mike Bongiorno, affiancato questa volta da Paola Penni e Carla Maria Puccini. Il cast dei cantanti italiani è decisamente più ricco rispetto a quello del 1965 anche perché l’abbinamento con gli interpreti stranieri non è più un obbligo ma solo una facoltà a disposizione delle case discografiche. E così possono tornare a formarsi coppie ben assortite tra vecchi e nuovi divi della canzone. La più attesa è quella che unisce Domenico Modugno e Gigliola Cinquetti, in gara con « Dio come ti amo». E dire che solo due anni prima mister Volare aveva definito una buffonata la vittoria di « Non ho l’età (per amarti)». Nel frattempo, la Cinquetti ha compiuto 18 anni ed è stata protagonista del varietà televisivo « Io, Gigliola». L’ingenua liceale del 1964 è diventata una donna. « Ha finalmente dato addio al suo personaggio tutto acqua e sapone» scrive ammirata l’inviata di Sorrisi. « Ha girato il mondo, è una diva, sta facendo del cinema e ha davanti a sé una carriera sempre più importante. Così è diventata, con molta semplicità, una vera donna». L’altra « strana coppia» è formata da Claudio Villa e Pino Donaggio («Una casa in cima al mondo») mentre la sofisticata Ornella Vanoni, in gara con « Io ti darò di più», è abbinata all’esordiente Orietta Berti, famosa per le canzoni di Suor Sorriso.
Dopo cinque anni di assenza torna Adriano Celentano con una canzone semiautobiografica, « Il ragazzo della via Gluck», atto d’accusa contro la speculazione edilizia. Nella pattuglia delle celebrità di Sanremo 1966 c’è anche Bobby Solo, mal visto dalla Rai a causa dei suoi atteggiamenti da divo. Fino all’ultimo momento la sua partecipazione è in forse ma poi l’emittente pubblica decide di far cadere il veto. Tra gli stranieri i più attesi sono gli inglesi Yardbirds che vengono abbinati al 23enne Lucio Dalla, in gara con « Paff... bum», e a Bobby Solo (« Questa volta»). L’americano Pat Boone, invece, fa il gregario di Giorgio Gaber (« Mai mai mai Valentina») e di Peppino Gagliardi (« Se tu non fossi qui»).
Nel frattempo l’onda d’urto provocata dal successo dei Beatles ha avuto effetti anche in Italia. Sanremo ne prende atto e accoglie in gara i primi complessi: l’Equipe 84 (con « Un giorno tu mi cercherai») e i Ribelli (« A la buena de dios»). I primi sono quattro ragazzi di Modena, guidati da Maurizio Vandelli, che hanno in repertorio cover in italiano di successi inglesi. I Ribelli, invece, sono una scoperta di Adriano Celentano. Il loro leader è il batterista Gianni Dall’Aglio. I due gruppi rappresentano l’elemento più moderno di questo Festival ma le loro canzoni non incontrano il favore delle giurie.
La grande rivelazione delle prime due serate è Caterina Caselli, 19enne di Sassuolo che canta la trascinante « Nessuno mi può giudicare». Di lei colpiscono la grinta nell’interpretazione, la voce potente e l’acconciatura (subito ribattezzata « casco d’oro») creata dai parrucchieri milanesi Vergottini. Le giurie la promuovono alla finale insieme con il favorito Sergio Endrigo (« Adesso sì») e l’intensa Iva Zanicchi, in gara con « La notte dell’addio», considerata da molti osservatori la più bella canzone del Festival. Allo stesso tempo bocciano superstar come Bobby Solo, Gino Paoli, Bobby Solo, il tenore Giuseppe Di Stefano e Adriano Celentano. Il molleggiato prende con spirito l’eliminazione del « Ragazzo della via Gluck» e resta a Sanremo per sostenere i Ribelli. Tuttavia, nel corso dell’ultima serata, il complesso sponsorizzato dal Clan è protagonista di una rissa. Alla fine della loro esibizione, infatti, Dall’Aglio e gli altri gettano sul palco le loro lunghe parrucche e restano sulla scena per ricevere i prolungati applausi dei fan. Intanto, Iva Zanicchi si prepara a cantare « La notte dell’addio». Per consentire allo spettacolo di continuare deve addirittura intervenire la polizia. Ne nasce un tafferuglio che porta a una breve sospensione della diretta televisiva e alla denuncia per « minacce a pubblico ufficiale» di quattro persone tra cui Miki del Prete ed Elio Borzoni (parolieri del Clan) e il giornalista-regista Piero Vivarelli.
Vince « Dio come ti amo» della coppia Modugno-Cinquetti ma è « Nessuno mi può giudicare» il 45 giri più richiesto nei negozi. Caterina Caselli, impetuosa cantante yè ye, viene definita sulle pagine di Sorrisi la « Mina dei giovanissimi». È lei la vincitrice morale di Sanremo 1966.