Festival di Sanremo 1969

La vittoria è per i due veterani Bobby Solo e Iva Zanicchi, il secondo posto è di Sergio Endrigo e il terzo di Milva e Don Backy

27 Gennaio 2015 alle 14:19

Dopo sette anni di gestione Ravera, l’organizzazione del Festival torna nelle mani di Ezio Radaelli che nel frattempo ha rilevato la quota di controllo dell’ATA, l’Azienda Turistico Alberghiera di Sanremo. In conferenza stampa, l’impresario milanese promette un Festival nel segno dei giovani anche se l’elenco dei partecipanti è pieno di veterani ed ex vincitori. Le 24 canzoni in gara sono state scelte da una commissione presieduta dallo stesso Radaelli. Solo 14 arriveranno in finale, le sette più votate in ognuna delle prime due serate. Nel 1969 la contestazione studentesca sbarca anche a Sanremo. A Villa Ormond, uno dei luoghi più belli della città, va in scena un Controfestival organizzato da Dario Fo e Franca Rame con 16 attori del loro collettivo teatrale e il sostegno del Partito Comunista Italiano. Il loro obiettivo è quello di « risvegliare le coscienze dei lavoratori» e distogliere la loro attenzione dal Festival, colpevole ai loro occhi di essere un « prodotto della borghesia».

Agli organizzatori e alle autorità municipali basta solo l’annuncio del Controfestival per andare nel panico. Il comune concede il suo patrocinio alla rassegna di Dario Fo e allo stesso tempo ottiene uno spiegamento di forze dell’ordine mai visto nella storia del Festival: carabinieri, agenti di polizia e soldati pronti a ogni evenienza. Si decide addirittura di registrare il Festival di mattina (con esibizioni in playback) per avere un nastro da mandare in onda nel caso la contestazione impedisse il regolare svolgimento della serata.

Tra i debuttanti del 19° Festival spicca Lucio Battisti. Il 25enne musicista di Poggio Bustone, che ha partecipato finora solo come autore (nel ’67 con « Non prego per me» di Mino Reitano, nel ’68 con « La farfalla impazzita» di Johnny Dorelli), ha già nel curriculum una canzone al primo posto della Hit Parade, « 29 settembre» dell’Equipe 84. Per la sua prima (e unica volta) a Sanremo sceglie « Un’avventura», interpretata anche da Wilson Pickett. Davanti alla bolgia del Salone delle feste, a Battisti scappa un « A ’nvedi dove so’ capitato».

Le matricole del Festival sono Rosanna Fratello e Nada. La prima, 17enne di San Severo (Foggia) trapiantata nella periferia milanese, non ha mai inciso un disco ed è entrata nel cast all’ultimo momento per sostituire Anna Identici (pochi giorni prima del Festival la cantante di « Quando m’innamoro» ha tentato il suicidio con i barbiturici); Nada Malanima, invece, è una 16enne di Rosignano Marittimo (Livorno) dotata di un vocione simile a quello di Patty Pravo. Si presenta con « Ma che freddo fa», pezzo vivace e orecchiabile.

Per la prima volta al Festival c’è anche la diva Rita Pavone ma la sua stella è un po’ appannata. La stampa si occupa poco di lei e una parte dei suoi fan sembra averla abbandonata, forse a causa della scelta di sposare Teddy Reno, un uomo molto più anziano di lei.

I favoriti della vigilia sono Bobby Solo, visibilmente ingrassato, e Iva Zanicchi. La loro « Zingara» era destinata in origine a Gianni Morandi. Il divo bolognese, però, ha rinunciato a Sanremo per evitare la sovraesposizione. Si dice che l’inciso di « Zingara» (quello che inizia con « Ma se è scritto che la perderò...») se non addirittura tutto il pezzo, sia stato composto proprio da Morandi. Lo scrive Sorrisi: « La vittoria di “Zingara” è data per scontata da mesi, da quando Gianni Morandi (che ne è ufficiosamente l’autore) la suonava in duetto al Cantagiro tutte le sere, accompagnandosi con la chitarra per gli amici e diceva: “Ragazzi, con questa qui il Bobby va a Sanremo e vince». Il debutto del Festival con l’elmetto (così viene soprannominato per via delle rigide misure di sicurezza) va in scena senza imprevisti. La registrazione della mattina viene dunque cestinata e la prima serata può andare in onda in diretta. Le giurie promuovono a pieni voti Don Backy e Milva (« Un sorriso»), la Pavone e i Dik Dik (« Zucchero»), Gigliola Cinquetti e France Gall (« La pioggia»), Battisti e Wilson Pickett. Grande delusione, invece, per Claudio Villa e Mino Reitano, tra i favoriti della vigilia. Scampato il pericolo della contestazione, la seconda serata si svolge in un’atmosfera più serena. Le giurie non fanno vittime illustri tra gli italiani, ma bocciano la superstar americana Stevie Wonder, 18enne con già sette anni di carriera alle spalle. Wonder è giunto a Sanremo come « gregario» di Gabriella Ferri per cantare « Se tu ragazzo mio».

Sabato sera il Festival del « largo ai giovani» si conclude con la vittoria di due veterani (Bobby Solo e Iva Zanicchi), il secondo posto di Sergio Endrigo (« Lontano dagli occhi») e il terzo di Milva e Don Backy, mentre Lucio Battisti si piazza in nona posizione. Sorrisi commenta così il verdetto delle giurie: « Trasformato senza drammi il motto iniziale in “Largo ai vecchi”, il 19° Sanremo si è rivelato un’ottima passerella di rilancio per quei cantanti che in partenza tremavano di paura nel leggere nel cast tanti nomi sconosciuti che potevano, tuttavia, nascondere personalità e novità. Tutto questo, invece, non è successo». La vittoria di « Zingara» troverà conferma anche nei negozi di dischi.

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