Vince « Il cuore è uno zingaro» davanti a « Che sarà» e « 4/3/1943», premiata anche con un inedito riconoscimento per il testo più bello del Festival
La vigilia del 21° Festival è assai tormentata. I due organizzatori, Ezio Radaelli e Gianni Ravera, devono fare a meno degli artisti di tre case discografiche (Durium, Fonit Cetra e Phonogram), costrette a dare forfait a causa dei costi sempre più elevati. Di conseguenza, devono rinunciare al Festival artisti come Fausto Leali, Orietta Berti, Demis Roussos e Sergio Endrigo. Quest’ultimo, però, decide di partecipare ugualmente, a titolo personale. In conferenza stampa, Radaelli dichiara: « Quest’anno a Sanremo ci sono almeno 8-10 canzoni che faranno vendere dischi risolvendo la crisi. È vero, mancano i big ma non è colpa nostra e allora abbiamo cercato di presentare qualcosa di nuovo in fatto di interpreti». In realtà i grandi nomi non mancano.
C’è Adriano Celentano (« Sotto le lenzuola»), il campione in carica, che ha scelto come gregari i 32 alpini del Coro Alpino Milanese, ribattezzato dall’organizzazione con un generico « coro alpino». Il boss del Clan vive il suo quinto e ultimo Sanremo come una vacanza. Con lui, all’Hotel Mare di Bordighera, ci sono i tre figli (Rosita, Giacomo e Rosalinda) e la moglie Claudia Mori. Racconta Sorrisi: « Del Festival s’è infischiato sempre preferendo rimanere nel suo eremo a giocare coi figli e con Drin, barboncino nano bianco regalato alla moglie il giorno del suo compleanno e ceduto alla tribù infantile». Gli altri Big di Sanremo 1971 sono Domenico Modugno (« Come stai?»), Gigliola Cinquetti (« Rose nel buio»), Don Backy (« Bianchi cristalli sereni»), Caterina Caselli (« Ninna nanna»), Little Tony (« La folle corsa»), Sergio Endrigo (« Una storia») e Pino Donaggio (« L’ultimo romantico»). C’è poi un gruppo di artisti emergenti in cerca della grande affermazione a Sanremo. A partire dal vincitore morale del 1970, Nicola Di Bari, che canta « Un cuore è uno zingaro» in abbinamento con Nada. Il brano, scritto un anno prima e tenuto nel cassetto dagli autori (Franco Migliacci e Claudio Mattone), è fresco e im- mediato. Lo stesso si può dire di « Che sarà», scritta da Jimmy Fontana e cantata dai Ricchi e Poveri in abbinamento con il portoricano José Feliciano, secondo artista non vedente in gara al Festival (il primo fu Stevie Wonder nel 1969).
Tra i debuttanti italiani del 1971, solo due lasceranno una traccia dopo il Festival: la Formula Tre e i Nomadi. I primi, prodotti da Lucio Battisti, si presentano con « La folle corsa», un brano firmato ufficialmente da Mogol-Donida ma nel quale lo zampino di Battisti è molto evidente. Passano quasi inosservati, invece, i Nomadi di Augusto Daolio e Beppe Carletti, destinati a diventare la band italiana più longeva, ancora in attività nel 2011 dopo 47 anni di carriera.
Condotta dall’attore Enrico Maria Salerno con la collega Elsa Martinelli, la prima serata vede protago nisti l’applaudissimo José Feliciano, Donatello (definito da Sorrisi « il giovinetto dall’aria malinco- nica che ha sostituito Mal nel cuore delle ragazzine») e Caterina Caselli, in gara per l’ultima volta prima del suo addio alle scene. Seguendo l’esempio di Antoine, che l’anno prima aveva inserito nella sua esibizione un balletto con una ragazza, Rosanna Fratello si presenta in scena con quattro ballerini di tip tap per cantare « Amsterdam». La coreografia però non è sufficiente a evitare la bocciatura delle giurie che invece promuovono a pieni voti « Che sarà». La tendenza a spettacolarizzare le perfor- mance si fa più evidente nella seconda serata con gli inglesi Mungo Jerry (in scena con una bionda ragazza toscana) e il recidivo Antoine che, alla fine della sua performance, vola via trascinato da una fune. Anche le loro canzoni vengono eliminate mentre passano « Il cuore è uno zingaro», « 4/3/1943» e « 13, storia d’oggi». Sorrisi stronca senza mezze parole la nuova tendenza definendola « un tentativo di trasformare la passerella canora in una specie di circo equestre».
Nella serata finale Adriano Celentano dà spettacolo presentandosi con un trio di musicisti (fisarmo- nica, banjo, chitarra) ma alla fine le giurie premiano le esibizioni più sobrie. Vince « Il cuore è uno zin- garo» davanti a « Che sarà» e « 4/3/1943», premiata anche con un inedito riconoscimento per il testo più bello del Festival. La scelta delle giurie sarà confermata dalle vendite dei dischi.