Il cantante ha condotto lo show "Ci vuole un fiore" su Rai1. A noi racconta come è andata e anticipa i progetti futuri

Alla sua prima esperienza da conduttore televisivo nello show “Ci vuole un fiore” (andato in onda venerdì 8 aprile su Rai1 in prima serata, ora disponibile su RaiPlay), Francesco Gabbani ha vinto la sfida, con uno share del 15,2% e 2,7 milioni di spettatori. Facciamo il punto proprio con lui, una settimana dopo l’evento che ha riunito personaggi di musica, spettacolo e scienza per diffondere una cultura “verde” volta a proteggere il pianeta.
Ti sei rivisto in veste di conduttore? Che voto ti dai?
«Ovviamente sì, mi sono rivisto. Lo show era in realtà registrato per permettere il montaggio tra i blocchi. Faccio fatica a darmi un voto, sono molto autocritico, un ”precisetti”. È stata una bella e nuova avventura, avrei potuto fare meglio qua e là, e lo terrò presente nel caso in cui si riproponga l’occasione, anche perché, sai, mi sono proprio divertito! Soprattutto mi fa piacere vedere l’accoglienza del pubblico, è molto appagante».
L’argomento, la salvaguardia dell’ambiente, non era facilissimo da rendere leggero...
«Hai ragione, l’argomento sottintende una certa responsabilità nel trattarlo, ho considerato il rischio di essere un bersaglio facile nelle critiche. Mi sono avvicinato in modo “devoto” al tema, con l’energia necessaria per trasmettere un bel valore».
Quanto sono durate le prove?
«Una settimana piena, intensa, dalla mattina fin oltre l’una di notte. Ho perso la percezione spazio-temporale ma ho imparato a governare gli ambienti».
Chi ti ha dato un consiglio davvero utile?
«Ho trovato supporto in Flavio Insinna, che vedevo nei corridoi dove lui registrava “L’eredità”. Mi diceva: “Fai quello che sei, è ciò che conta”. Lui mi ha fatto capire di dover seguire il flusso, di essere naturale senza dovermi attenere alla scrittura in ogni dettaglio. E il pubblico in sala, tra le 150 e le 200 persone, ha apprezzato».
Hai un modello di riferimento per mescolare musica e conduzione?
«Giorgio Gaber per quel suo saper unire canzoni e teatro. Lui era naturalissimo: emularlo è complicato».
Quanti giorni ci hai messo a riprenderti dall’esperienza?
«Non mi sono ripreso, sono cinque giorni che sono in un limbo di vuoto cosmico, come dopo Sanremo. Passi da mille a zero con un calo adrenalinico notevole. Sto metabolizzando ancora. Ma ora viene l’album (ne parliamo più sotto, ndr)».
Come ti sei preparato fisicamente alla serata?
«Sono stato attento col cibo, si sa che la tv ingrassa! Che fatica essere a Roma e non mangiare carbonare, cacio e pepe e via dicendo. Ce l’ho fatta, sono stato un “ninja zen”. Gli unici momenti per rigenerarmi erano delle camminate di prima mattina. Pur finendo di provare molto tardi mi svegliavo alle 6.30 come da abitudine: facevo passeggiate sul Lungotevere per un’ora fino a Castel Sant’Angelo, Piazza San Pietro, Piazza del Popolo».
Il complimento più bello ricevuto?
«Aldo Vitali, il direttore di Sorrisi, mi ha scritto e mi ha fatto molto piacere. Mia mamma, che è la donna più critica nei miei confronti, mi ha detto che sono stato bravissimo, che sono spontaneo (e detto da lei che mi conosce...), ma ha avuto da ridire sul papillon, dice che non mi sta bene! E poi tutti i complimenti del pubblico mi hanno toccato il cuore: anche i fan sono stati complici, mi hanno accettato in questo nuovo ruolo».
Avevi dubbi?
«Ho scelto di fare lo show per il tema che sento vicino, e ammetto di essermi poco preoccupato che gli altri potessero pensare “che fa questo?”. La risposta positiva del pubblico è il complimento più grande: hanno capito il mio spirito».
Quindi ti vedremo ancora in tv?
«Mi sono divertito, ho imparato che la produzione televisiva è molto complicata, molto più della musica, ci sono più persone e mille sfumature. Mi sono entusiasmato e se ci fosse modo di entusiasmarmi ancora... perché no!».
«“Volevamo solo essere felici” è il mio nuovo album!»
Francesco Gabbani è instancabile: il 22 aprile esce con il suo nuovo album “Volevamo solo essere felici”. Dieci brani in cui il cantautore mostra chiaramente se stesso, in molte sfaccettature: «La mia musica cresce con me, questo è un album sincero, scritto dopo questi due anni di Covid in cui abbiamo rivisto il concetto di solitudine e abbiamo guardato di più in noi stessi. Anch’io l’ho fatto. In “Viceversa”, l’album precedente, cercavo di capirmi mettendomi in relazione con gli altri, qui è un’analisi di introspezione psicologica».
Quanto sentimento c’è?
«Tantissimo: io voglio vivere con l’amore nella mia vita».
L’album si apre con “Tossico indipendente”, che vuol dire?
«Il testo parla della forza di uscire da dipendenze di ogni tipo (anche quelle psicologiche, quelle dal web e dai social). E si chiude con un finale di campionamenti di sitar indiano: è l’idea di fare autoanalisi personale, il sitar è tipico della meditazione, dell’illuminazione. E volevo ricordare “Sgt. Pepper” dei Beatles».
In qualche testo citi scrittori della letteratura italiana, da Dante in poi…
«Sì, “Peace & love” ha tante citazioni di Dante, Manzoni, Ungaretti. Ma chiudo con una mia citazione, immancabile».
“La mira” è invece la colonna sonora di un film, giusto?
«Sì, “La donna per me“ di Marco Martani, che verrà presentato il 5 maggio e poi sarà su Sky a partire dal 7. È una commedia romantica con Alessandra Mastronardi, Andrea Arcangeli, Cristiano Caccamo ed Eduardo Scarpetta. E ci sono anche io per la prima volta in un film. Non vedo l’ora di vedermi, non ho ancora avuto alcuna anteprima».
Tornando all’album, in “Sangue darwiniano” citi anche ”Occidentali’s Karma”.
«“Sangue darwiniano” parla della moltiplicazione delle personalità, del fatto che tutti vogliono essere qualcun altro. Io ho simulato una telefonata, cercando di convincere l’interlocutore che io sono tutti quegli elementi insieme. Se ascolti “La mira” e “Sangue darwiniano” sembrano di due autori opposti, il primo di un vero cantautore e l’altro di una popstar Anni 90. Ma io sono entrambe le cose».
È un album diviso in due, quindi?
«Sì, da una parte ci sono contenuti intimisti e sentimentali che mi mettono a nudo, dall’altra il mio filone ironico e provocatorio che usa suggestioni per esprimersi. Entrambi gli stili sono accostati in un fluire di registri».
Arriveranno dei concerti poi?
«A ottobre nei palasport, a Milano il 1° e a Roma l’8, ma stiamo lavorando anche a nuove date estive».
E intanto Francesco Gabbani inizia a incontrare i fan con i “firmacopie” nelle maggiori città italiane. Il primo appuntamento è il 22 aprile a Milano e prosegue fino al 17 maggio a Catania.