Dopo il Festival ha pubblicato un nuovo album, "E vissero feriti e contenti"

Essere a Sanremo per lui era solo l’inizio. Dopo aver presentato “Momento perfetto” sul palco dell’Ariston, Ghemon è appena uscito nei negozi con il nuovo album “E vissero feriti e contenti”.
Ghemon, ha archiviato bene il capitolo Sanremo?
«Molto bene. Il brano sta piacendo, anche se non conquista sempre al primo ascolto. Faccio un genere che va gustato e non fagocitato».
Il nuovo disco esplora territori nuovi.
«Sì, ma senza snaturarmi. C’è un po’ di house, il reggae e torna prepotente anche il mio amato rap. Me la canto e me la suono in libertà. In fondo, come spesso accade, faccio quasi tutto da solo».
Dice “quasi” perché non ci sono dei veri duetti, ma sono presenti alcuni nomi di nostra conoscenza.
«Giusto. In “Non posso salvarti” suona Rocco Tanica degli Elio e le Storie Tese e si trova anche la voce di Ema Stokholma di Rai Radio 2, mia grande amica da 10 anni».
Nel disco esplora il tema dell’autostima.
«Sì, anche se è una parola che mi piace poco, preferisco chiamarla “la celebrazione dei propri difetti”. Racconto anche di relazioni sentimentali che prendono strade non convenzionali, delle piccole gioie odierne.¬È figlio dei tempi che viviamo».
Poco meno di un anno fa usciva un altro suo bel disco, “Scritto nelle stelle”. Sono diversi?
«Diversissimi. Quando avevamo una vita normale non riuscivo a scrivere tanto, ero distratto. In questi mesi di emergenza sanitaria invece ho avuto il tempo tirare fuori molte cose diverse di me, anche di segno opposto».
Nella copertina c’è un meraviglioso gatto. Chi è?
«Si chiama Jamie, è il micio di uno dei fotografi della copertina del cd. Siamo simili: è un animale per natura vivace e curioso. Poi questo è il mio settimo album... si dice che i gatti abbiano sette vite e altrettante anime. Le mie, nel disco, ci sono tutte»