La cantautrice presenta il suo nuovo album brano per brano. «Con questo disco pop racconto tutta me stessa»

«Facciamo l’intervista in piedi? Sennò avrò messo per nulla questi tacchi che mi piacciono molto». Incontriamo Gianna Nannini per farci raccontare il suo nuovo album di inediti «Amore gigante» e lei come al solito ci sorprende. Il fatto che non indossi gli anfibi è, a suo modo, una notizia. Gianna è in vena di chiacchierare: «Ti intervisto io?» scherza. Poi scendiamo a patti: «Diamoci del tu, niente privato, parliamo solo del disco». Un disco pieno di ballate romantiche, con suoni acustici e incursioni nell’elettronica. «Un album molto pop» dice Gianna con l’inconfondibile voce rock.
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Iniziamo da «Cinema». Il ritornello dice: «Nel cuore mio c’è un cinema». Se fossi un film, tu che film saresti?
«Boh. Non ci ho mai pensato. Un film che mi descrive, dici? “Professione: reporter” di Michelangelo Antonioni».
Perché?
«Perché ci sono i piani sequenza, la lentezza dell’immagine. Oggi il cinema e i video sono tutti montaggio, ta-ta-ta-tà, velocità. Invece Antonioni è il mondo vero nella pellicola. Riguarderei anche “Zabriskie Point”. La prima volta l’ho visto a 17 anni a Siena. La mia energia è nata da lì. Fenomenale».
«Fenomenale» come il primo singolo estratto dal disco, in cui canti che l’amore «è una linea di confine». Confine fra cosa?
«Fra estremi che si toccano, fra contrasti che si parlano. L’amore non nasce dai conflitti, però: da quelli nasce solo la guerra».
«Amore gigante» com’è nata?
«Da una mail con un messaggio carino della scrittrice Isabella Santacroce. La canzone l’ho finita tempo dopo a Los Angeles. Una notte avevo in mente la melodia, mi intorcinavo, e allora ho chiesto a Federico Zampaglione di aiutarmi con il testo».
Nel testo parli di paura della diversità e di modi diversi di amare.
«Basta paura. Bisogna abolire la paura che in questo momento storico è al potere».
In «Pensami» descrivi la nostalgia come un animale che «morde dentro».
«All’inizio non volevo usare la parola nostalgia, mi sembrava “sfigata”. Invece si deve avere il coraggio di provare emozioni».
Tu di cosa hai nostalgia?
«Della spensieratezza dell’infanzia. Lo vedo con Penelope (la sua bimba di quasi 7 anni, ndr): i bambini sono liberi, crescendo ci leghiamo a troppi schemi».
Tua figlia ama la musica?
«Sì, strimpella la chitarra, ha studiato il violino a scuola, ora vuole provare il pianoforte. Ha anche molto ritmo nel ballo. Lei, io no. Ma i figli si fanno per migliorarsi, no? I bambini sanno leggere gli stati d’animo, sanno difenderci quando serve. Sai che Penelope ha ispirato il titolo di “Tutta mia”?».
Come?
«Un giorno, mentre ero in giro tra concerti, interviste e selfie coi fan, mi ha abbracciato e mi ha detto: “Mamma, sei tutta mia”. Ma a te quale canzone è piaciuta di più?».
«Piccoli particolari».
«Per intenditori (ride). C’è l’arrendersi all’altro, l’abbandono totale: è una canzone sulla sensualità».
E «Filo Filo»?
«La amo, è uno dei primi brani che ho composto. Un album è come un vino e questa canzone è ottenuta “in barrique”: è ben stagionata».
«Non è vero» trasmette gioia. Cosa ti dà tanta gioia?
«Scrivere canzoni nuove. E l’avventura: mollare tutto, andare in bici, il contatto con la natura».
Ascoltandoli, i brani «Quasi quasi rimango» e «Tutto quello che voglio» evocano sogni.
«Sogni, non desideri. Quelli che fai di notte. Spesso i miei sogni diventano canzoni, pure quelli che non ricordo».
Anche «Senza un’ala» ha varie immagini oniriche: angeli, demoni. Tu hai una dimensione spirituale?
«Ogni momento può essere spirituale. Ho rituali tutti miei, ma non sono né buddista né cattolica. Faccio sport per non stare male» (ride).
«Una vita con te», «Sabbie mobili» e «Cosa vuoi» offrono spunti di riflessione sul dolore.
«Se c’è il dolore, devi passarci attraverso. Se stai in difesa, lui attacca».
È vero che «L’ultimo latin lover» è dedicata a tuo fratello Alessandro, ex pilota di Formula 1?
«Sì, ci ho messo pure il rombo di un motore alla fine. L’arrangiamento è elegante come il suo modo di guidare».
Ti manca Siena? Sei un simbolo della tua città, come il Palio.
«Non sarei chi sono se non fossi nata a Siena, sono una cantante di strada, di spirito popolare come i contradaioli».
In giuria a «X Factor» c’è un’altra donna del popolo: Mara Maionchi. «Non l’ho ancora vista in tv, ma ci vediamo spesso fuori. Mara è stata la prima discografica a credere davvero in me».
Faresti il giudice in un talent?
«Non è un ruolo che mi sento addosso. Non sono nata con i Beatles o i Rolling Stones, io da piccina ascoltavo Massimo Ranieri e Nada. A “X Factor” fanno così tante cover straniere. Non me ne intenderei, insomma».
Ma in televisione cosa guardi?
«I bei film, se li danno. E qualche fiction. Quando aspettavo Penelope mi sono appassionata a “Un posto al sole”, adesso per me e per mia figlia è un po’ come “Carosello”: dopo “Un posto al sole” si va a nanna».
Del Sanremo di Claudio Baglioni che ne pensi?
«Finalmente la musica popolare!».
Ci sarai anche tu?
«In gara no. Ora penso al tour. Alle quattro mega-date che farò a dicembre. Ho preparato una suite di canzoni, un concerto senza fine. Ma Baglioni è bravo, sono sicura che farà anche delle belle scelte internazionali».
cinque copertine e un super tour
Il nuovo album di Gianna Nannini, «Amore gigante», è disponibile con cinque colori di copertina diversi, anche in versione deluxe con un secondo cd: «Sotto la pioggia - Live a Verona». Dopo l’anteprima di Rimini il 30 novembre, l’artista terrà quattro concerti a dicembre: a Roma il 2, a Milano il 4 e a Firenze il 6 e il 7. Poi, il 10 marzo del 2018, partirà da Francoforte con «Fenomenale - Il tour» che la vedrà protagonista sui palchi italiani e tedeschi.