Il rock dei Måneskin ha conquistato il mondo

Non si fermano più: dopo aver vinto Sanremo e l’Eurovision, sono primi nella classifica globale di Spotify

Måneskin  Credit: © Pigi Cipelli
15 Luglio 2021 alle 08:35

In quanto tempo può cambiare la vita di quattro ragazzi che amano la musica fin da bambini? Si dice che ci voglia solo un attimo per rovinare tutto e che arrivare dove si vorrebbe non sia così facile. I Måneskin, la band vincitrice di Sanremo 2021, si ritrova a essere una splendida eccezione. Hanno appena raggiunto un traguardo davvero incredibile: la loro cover di “Beggin’”, cantata per la prima volta a “X Factor” nel 2017, è arrivata in cima alla classifica globale Top 200 di Spotify. Questo, in sintesi, significa aver conquistato il mondo intero. Vi spieghiamo come è potuto succedere.

Torniamo ad aprile del 2017: un passante riprende la band mentre suona in via del Corso, nel centro di Roma. I loro cappotti sono buttati in un angolo, la custodia di una chitarra è appoggiata per terra. Un cartello dice: «Metteteci un like su Facebook». Damiano David, Victoria De Angelis, Thomas Raggi ed Ethan Torchio erano diversi da come li vedete ora, ma lo spirito è lo stesso di sempre.

Pochi mesi dopo quel video decidono di fare il grande salto a “X Factor” portando a loro rischio e pericolo un inedito, “Chosen”. La giuria rimane attonita: Fedez, Levante e Mara Maionchi sono incantati mentre Manuel Agnelli, il loro futuro giudice, dice severo: “Siete molto verdi, acerbi” ma già ne coglie le grandi potenzialità. Nel talent sono entrati ma non hanno trionfato.

Però, nei mesi successivi, il pubblico li tratta da vincitori: il loro primo album “Chosen”, in realtà un Ep, ottiene un Disco di platino e alcune delle loro cover suonano dappertutto. Tra questi brani c’è proprio “Beggin’”. La versione originale dei The Four Seasons è del 1967 ma solo nel 2007 il duo norvegese Madcon ne fa una cover di successo molto popolare in Europa.

Con l’album “Il ballo della vita”, la band nel 2018 ottiene tre Dischi di platino. È un risultato anomalo per un gruppo rock di oggi, ma aiutati dai brani “Morirò da re” e “Torna a casa” conquistano i fan italiani. Il loro obiettivo però non è solo il nostro Paese: fin da subito corteggiano l’Europa con i loro concerti, viaggiando spesso all’estero per cercare ispirazione.

Devono aver fatto bene perché, tornati in Italia, hanno presentato “Vent’anni”, un brano-manifesto nel quale i ragazzi dimostrano di aver capito meglio chi sono e chi vogliono diventare. Damiano canta: «Ho paura di lasciare al mondo soltanto denaro / Che il mio nome scompaia tra quelli di tutti gli altri / Ma c’ho solo vent’anni».

Pochi mesi dopo arriva Sanremo e sul palco promettono scintille con il brano “Zitti e buoni”. Detto, fatto. Con una canzone rock fuori dagli schemi conquistano la vetta: piacciono alla stampa, la giuria demoscopica li stima e il pubblico li adora.

Accettano con entusiasmo la partecipazione all’Eurovision Song Contest che spettava loro di diritto, e il resto è storia: vincono con 524 punti e da quando Damiano con il premio in mano ha urlato “Rock’n’roll never dies” (tradotto, “il rock non muore mai”) il pubblico europeo ha iniziato a esplorare il loro repertorio.

L’ultimo album della band,“Teatro d'ira Vol. 1”, ha però solo due canzoni in inglese: una di queste è “I wanna be your slave” ed è proprio lei a scalare, dopo “Zitti e buoni”, le classifiche mondiali, anche in un mercato difficile come il Regno Unito.

E “Beggin’”? Deve parte del suo successo a TikTok. In un video di giugno, una popolare ragazza russa lo ascolta divertita in auto. Il video diventa virale e a oggi 4 milioni di utenti hanno usato quel brano per i loro racconti social. Domenica 4 luglio, 54 anni dopo il primo lancio del brano, la versione dei Måneskin diventa un successo senza confini con la conquista della Top 200.

È tempo di pensare al futuro e il loro sarà all’estero, con nuove canzoni e importanti prospettive. Questo è l’inizio di una carriera nata sui banchi di scuola, cresciuta in strada e diventata grande in un modo che forse non possiamo ancora immaginare.

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