Irama: «L’Italia è la musa della mia hit»

Irama ha trionfato ad “Amici Speciali” e in classifica con “Mediterranea”

19 Giugno 2020 alle 10:58

Vince due volte solo chi riesce a superare se stesso. Nel 2018 Irama ha trionfato ad “Amici” e dopo due anni il pubblico l’ha voluto di nuovo vincitore ad “Amici Speciali”. Proprio su quel palco ha presentato “Mediterranea”, singolo che con la rapidità di un fulmine ha conquistato il pubblico italiano (e il primo posto in classifica) candidandosi a diventare uno dei brani più ascoltati dell’estate.

Irama, come ci sei riuscito?
«Forse perché sono uno che cambia spesso. Passo da brani intensi alla leggerezza assoluta. Questo mio “vagare” sempre tra serio e faceto piace molto».

Il brano parla di un’attrazione fatale.
«Già, ma anche una velata dichiarazione d’amore per l’Italia e il suo mare. Non bisogna uscire per forza da questo Paese per respirare aria nuova».

So che però punta all’estero.
«Verrà pubblicata una versione in spagnolo! In alcune parti però voglio che si senta la mia, la nostra lingua».

È in programma un videoclip?
«Certo! L’abbiamo girato nel Lazio, in totale sicurezza dopo l’emergenza sanitaria. Non mi è mai capitato di lavorare su un set “da film” così importante».

Arriverà poi un album?
«Sì ma è ancora un cantiere aperto. Ho in mente un sacco di idee, strane per la verità. Non vedo l’ora di farvele scoprire».

Ha vinto “Amici speciali” senza sollevare la coppa. Come mai?
«Ho trionfato ma volevo condividere il premio con i miei compagni di viaggio. Il poter essere lì in quel momento così difficile, è stata una vittoria per tutti, non solo per me e per gli artisti presenti, ma anche per tutto lo staff della trasmissione».

Cosa significa per te la parola “vincere”, oggi?
«Vittoria per me è portare avanti la vita di questo pianeta in modo rispettoso, cercando di volere bene all'umanità, tutelando la natura. Progresso per me significa anche relegare il razzismo a qualcosa che in futuro non abbia modo di esistere».


In tv ha colpito molto il suo monologo sul tema.
«So che ha creato reazioni contrastanti, speravo davvero di non essere frainteso. Ho usato la "N-word" perché ho inteso quel monologo come un fatto artistico e non come un discorso politico, l'ho detta per esplicitarne la bruttezza. Non suoni come una giustificazione e spero che si sia colta in ogni caso la genuinità in quello che ho fatto. Sono da sempre contro ogni forma di violenza e trovo inconcepibile che qualcuno possa definirsi razzista. Confido nella mia e nelle nuove generazioni, è un dramma che presto troverà la sua fine».

In quel monologo citi una tua canzone, "Un respiro”, era il 2018.
«“Un respiro si toglie solo se il cuore ti batte di più”, sì».

Prima di salutarci vorrei chiederti del video virale su Tik Tok sulle note di "Mediterranea". Cosa stavi cucinando?
«Fajitas. Non sono un bravo cuoco, ma devo dire che sono molto bravo a fare piatti della cucina messicana. Il motivo è che amo i piatti molto piccanti, quasi al limite dell'esageratamente piccante. Non ti nascondo che mi è capitato di cucinare anche alle quattro di notte cose simili».

Perché mangi alle quattro del mattino?
«Perché sono tutto sballato con gli orari, chi mi conosce sa che faccio le cose senza un ordine preciso».

Per quale motivo?
«Credo sia perché sono cresciuto in un appartamento sopra un pub. Era difficile dormire disturbato dal rumore dei clienti e dai suoni della musica, quindi spesso la notte la confondo con il giorno».

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