La primogenita di Al Bano e Loredana Lecciso ha esordito nella musica con il singolo “Ego” e la benedizione di un genitore che di melodie ne sa qualcosa...

Uno come Al Bano che ha inciso il primo disco a 22 anni e da lì non ha più smesso di cantare, può facilmente dire: «I miei figli hanno sempre vissuto di musica». Dal punto di vista paterno però aggiunge: «La musica è un bene da condividere sempre in punta di piedi, nei momenti giusti, con tatto. Se diventa un’imposizione, si reagisce con un “no”».
Deve aver usato questa massima con tale discrezione e perseveranza che il figlio Yari suona la chitarra e fa il compositore, la figlia Cristèl ha inciso qualche brano prima di sposarsi e dedicarsi alla famiglia e ora la figlia Jasmine debutta con un brano che occhieggia la trap e s’intitola “Ego”.
È firmato semplicemente “Jasmine”. Lei è la primogenita di Al Bano e Loredana Lecciso, ha compiuto 19 anni da pochi giorni, e ha anche appena festeggiato la maturità linguistica a Lecce. Biondissima come la mamma, occhi azzurrissimi e viso d’angelo con sguardo birichino, Jasmine debutta nel mondo musicale con il solo nome di battesimo.
«Le ho suggerito io di togliere Carrisi perché è giusto che sia Jasmine e basta» chiarisce Al Bano. «In famiglia è Carrisi, altrove è Jasmine. Quando abbiamo scelto il suo nome, mi piaceva l’idea di un fiore: il gelsomino, insieme con le rose e i garofani, è tra i fiori che amo di più. E a Cellino i gelsomini non mancano, anzi ne pianterei molti di più» racconta lui, con l’orgoglio del papà e del giardiniere che ammira lo sbocciare delle sue fatiche.
Come è nato questo esordio musicale?
«Il pezzo se l’è scritto da sola, ha chiesto aiuto al mio collaboratore, il maestro Alterisio Paoletti, e poi ha fatto tutto lei. Senza chiedermi nulla. Un giorno mi ha detto: “Papà, vuoi ascoltare un brano?”. Non potevo dire di no. Con una gioia immensa mi ha positivamente stupito».
Quanto può essere obiettivo un papà?
«Ribadisco, il mio giudizio è straordinariamente positivo. Il pezzo è di un’attualità pazzesca, parla il linguaggio dei giovani che io non potrei mai utilizzare per ovvi motivi, anche se negli ultimi anni mi sono introdotto nel mondo del rap collaborando con Rovazzi e con J-Ax».
Ecco dunque Jasmine, con la sua voce di ragazza che sulle note recita: «Stropicciamo i sentimenti come fossero un foglio / affoghiamo in un gin tonic le luci del tramonto / ho superato il limite e il filo del rasoio». Lei racconta: «Era un testo che avevo nel cassetto da un po’ di tempo, la canzone è nata per gioco, ho chiesto a un collaboratore di papà di farmi una base rap e ho provato a registrarci qualcosa che avevo scritto, adattato sulla base. Non è soltanto rap, non so bene come definirlo, racconta qualcosa».
Perché “Ego”?
«Il titolo è l’unica cosa che abbiamo scelto insieme io, mio padre e mia madre. È una parola contenuta nel brano. Il pezzo è piaciuto a tutti quelli che l’hanno ascoltato, famiglia e amici, e allora abbiamo deciso di pubblicarlo».
Come è stata condizionata nella sua giovane vita da un papà musicalmente così ingombrante?
«Magari diranno che sono raccomandata, ma io cerco di avere una personalità diversa da mio padre, com’è giusto che sia. Amo la musica da quando ero piccola, seguivo mio papà ai concerti e dietro le quinte. Certo allora nessuno pensava che poi avrei provato anch’io a cantare. Mia madre, in realtà, sperava che ci provassi: è sempre stata convinta che questa sarebbe stata la mia strada, ci credeva molto, ma finora non mi sono mai applicata».
Mai inciso nulla fino a oggi?
«Un po’ di anni fa ero ossessionata da Justin Bieber, cantavo le sue canzoni in continuazione, alcune le ho incise in un cd che abbiamo preparato per i 70 anni di papà, solo per lui: gli è piaciuto così tanto che uno di quei pezzi l’ha inserito pure in un album».
Il papà ha elargito tanti consigli? Macché. Al Bano dichiara: «Posso veramente dire che questi giovani non hanno bisogno di consigli, al limite ne avrei bisogno io: “Scusa, per entrare nel tuo mondo che dovrei fare?”. Su come comportarsi loro ne sanno una più del diavolo! E Jasmine è una che sa quello che vuole. E non vuole certo stare sotto le coperte di papà».
Padre e figlia hanno una musica che li unisce?
Al Bano: «Direi di no, quando sento le musiche che Jasmine mi fa ascoltare la prima reazione è che sia un altro mondo. Ma siccome bisogna essere sempre curiosi, io mi adeguo ad ascoltare le sue proposte».
Jasmine: «Ogni tanto gli faccio sentire la musica che ascolto io. Per l’80% non lo colpisce, però abbiamo trovato qualcosa che piace a entrambi: Luchè, un rapper napoletano che ascoltava volentieri quando mi accompagnava in macchina a scuola».
E il futuro? È stato tutto solo un gioco o una cosa seria?
Jasmine: «Io spero che questo brano sia l’inizio per entrare nell’ambito della musica in maniera seria, sarebbe il mio sogno. Comunque farò anche l’università, voglio avere più strade. Andrò a Milano a studiare Relazioni pubbliche e comunicazione d’impresa, vorrei fare la “brand manager”».
Come direbbe papà Al Bano, Jasmine sa quello che vuole.