A soli 18 anni è diventato l’artista maschile più popolare al mondo, il più seguito su Facebook e su Twitter, detentore di record imbattibili come quello del video più visto su YouTube, «Baby», che ha da poco superato quota 750 milioni di visualizzazioni. «Non so ancora come festeggerò il traguardo del miliardo» ci dice quando lo incontriamo a Milano durante il tour promozionale per il lancio di «Believe», il suo secondo album di inediti...
A soli 18 anni il canadese Justin Bieber è diventato l’artista maschile più popolare al mondo, il più seguito su Facebook (45 milioni di fan) e su Twitter (24 milioni di follower), detentore di record imbattibili come quello del video più visto su YouTube, «Baby», che ha da poco superato quota 750 milioni di visualizzazioni.
«Non so ancora come festeggerò il traguardo del miliardo» ci dice quando lo incontriamo a Milano durante il tour promozionale per il lancio di «Believe», il suo secondo album di inediti. Uscito il 19 giugno, è già volato al primo posto delle classifiche di mezzo mondo, compresa la nostra Super. «Sto crescendo e con me crescono i miei fan. Per questo con “Believe” ho voluto dare loro qualcosa di veramente nuovo da ascoltare e credo di esserci riuscito».
In quest’album sei più presente come autore.
«Mi è sempre piaciuto scrivere e ci tenevo a dare un ampio contributo al nuovo disco. Quando ho inciso il primo c’era stato poco tempo, questa volta invece ho potuto lavorare più a lungo con ogni singolo produttore. Mi sono divertito molto».
Come ci si sente a essere il «re del mondo»?
«Non credo di esserlo. Però riconosco che avere un così grande successo a questa età sia incredibile. C’è voluto molto lavoro e la determinazione di Scooter Brown, il mio manager, che mi ha scoperto su YouTube. Se non fosse stato per lui, mi sarei accontentato di continuare a mettere i video sul web».
Tutti questi giovani fan rappresentano una bella responsabilità.
«Cerco di essere un buon modello. Alla loro età sono già esposti a tante situazioni e immagini negative. Per questo faccio del mio meglio per esercitare su di loro un’influenza positiva».
Però di recente hai partecipato a un digital short di «Saturday Night Live» abbastanza volgare.
«È vero, e in realtà ho esitato prima di accettare. Però è molto divertente, e io non dico né faccio nulla di sconveniente. Comunque i fan e i loro genitori non si sono scandalizzati, anche perché “Saturday Night Live” va in onda molto tardi».
Come riesci a mantenere un rapporto stretto con i fan?
«Passo più tempo che posso a leggere quello che mi scrivono su Twitter, anche se non riesco a tenere d’occhio ogni singolo messaggio. Non tutti sanno che spesso comunico personalmente con i miei follower attraverso i messaggi diretti. Loro seguono me e io seguo loro. E ho scoperto che altre celebrità hanno iniziato a farlo seguendo il mio esempio».
Di tutti i pregiudizi su di te quale ti dà più fastidio?
«Che io sia un prodotto confezionato. Molti ignorano che suono la chitarra e la batteria. Prendo sul serio la musica».
E ultimamente hai mostrato anche una certa ironia in occasione di un incidente sul palco a Parigi.
«Sì, avevo battuto la testa sul palco contro una parete di vetro e poi, dietro le quinte, ero svenuto. Quando si è capito che non era niente di grave, ho subito rassicurato i miei follower con una battuta. Mica era la fine del mondo».
Ti capita, ogni tanto, di desiderare di essere un normale 18enne?
«Non posso lamentarmi, quello che mi è successo è una benedizione. Ma è anche vero che non posso fare tutte le cose che i ragazzi della mia età fanno normalmente. Per esempio se decido di andare a Disneyworld da solo o in compagnia, tutto deve essere organizzato altrimenti la mia presenza genererebbe inevitabilmente il caos».
E gli amici?
«I due migliori sono gli stessi che avevo prima di diventare famoso».