Dalla “scalza” Sandie Shaw ad Al Bano corista fino al trionfo degli Abba, ecco i momenti che hanno segnato le 63 edizioni fin qui disputate
A Tel Aviv, in Israele, sono già iniziate le prove per la 64ª edizione dell’Eurovision Song Contest, dove Mahmood, davanti a quasi 190 milioni di spettatori, proverà a incidere nell’albo d’oro il nome dell’Italia per la terza volta, inseguendo una vittoria che ci manca da quasi trent’anni.
Oggi lo chiamiamo Eurovision, una volta scrivevamo “Eurocanzone” o “Eurofestival”. La principale fonte di ispirazione per il format eurovisivo è il nostro Festival di Sanremo: è il successo (anche tecnico) della prima edizione in diretta televisiva a portare la Rai, nel 1955, a suggerire alle altre tv pubbliche europee l’idea di produrre insieme un concorso di canzoni.
Sono state tante le hit lanciate dal concorso, ma la canzone di maggior successo della storia dell’Eurovision non è riuscita a vincere: è la nostra “Nel blu dipinto di blu”, che nel 1958 arriva “solo” terza. I maligni parlarono di un “biscotto” confezionato a favore della Francia, che non aveva ancora vinto. Di certo “Volare” è una proposta musicale molto diversa dal gusto prevalente in Europa, e le giurie europee non dimostrano lo stesso coraggio e la stessa lungimiranza di quelle di Sanremo.
Domenico Modugno si “consola” con due Grammy: all’Eurovision torna due volte, senza mai riuscire a vincere. Per vedere premiata una canzone pop bisogna aspettare il 1965, quando la francese France Gall, in gara per il Lussemburgo, vince con “Poupée de cire, poupée de son”, scritta da Serge Gainsbourg.
Nel 1967 il Regno Unito aspetta ancora la sua prima vittoria nonostante cantanti e gruppi britannici dominino le classifiche europee dall’inizio degli Anni 60: a rompere il digiuno è Sandie Shaw, la “cantante scalza” che diverrà famosa anche in Italia dopo la sua partecipazione (sempre a piedi nudi) al Festival di Sanremo 1970. Gli inglesi sfiorano il bis l’anno dopo con Cliff Richard e la sua “Congratulations”: arriva secondo, ma la canzone conquista i primi posti in quasi tutte le classifiche europee.
Sul palco dell’Eurovision sono passati innumerevoli cantanti destinati al grande successo: tra i tanti, Julio Iglesias, che sfiora il podio in rappresentanza della Spagna nel 1970, gli Abba, che nel 1974 inaugurano la tradizione vincente del pop svedese aprendo la strada del successo internazionale a tutta la scena musicale scandinava, e Céline Dion, che vince l’Eurovision nel 1988, tre anni prima di rivelarsi al mondo nella colonna sonora del disneyano “La Bella e la Bestia”.
L’Italia ha mandato sul palco eurovisivo molti dei suoi numeri uno, tra cui Claudio Villa, Iva Zanicchi, Gianni Morandi, Massimo Ranieri, Umberto Tozzi e Raf, Al Bano e Romina, Enrico Ruggeri e Mia Martini. Negli ultimi anni, Raphael Gualazzi conquista il secondo posto nel 2011 con “Madness of love” e nel 2015 Il Volo con “Grande amore” sono primi al televoto: per noi c’è la medaglia di bronzo, ma Piero, Gianluca e Ignazio sono i vincitori morali dell’edizione in termini di dischi venduti e di concerti i cui biglietti vanno subito esauriti.
In finale l'Italia schiera Mahmood
Eurovision Song Contest in tv:
Rai 4 - 14 e 16 maggio - Semifinali ore 21.00
Rai 1 - 18 maggio - Finalissima ore 20.35
La finale dell’Eurovision Song Contest si svolgerà all’Expo Tel Aviv sabato 18 maggio: il portabandiera dell’Italia sarà Mahmood con “Soldi”, vincitrice dell’ultimo Sanremo. I conduttori della serata saranno Flavio Insinna e Federico Russo, alla sua quinta edizione da telecronista.