La cantante si racconta a Sorrisi (e ai suoi esigentissimi fan)
Ecco, la musica è partita. E non può più fermarsi. Destinazione? Mondo. “Anime parallele”, il nuovo album di Laura Pausini, è appena uscito e lei già si prepara a essere protagonista, a metà novembre, di un evento internazionale unico: un trampolino da cui tuffarsi in un tour mondiale che tra dicembre e aprile la porterà da Rimini al Madison Square Garden di New York. “Anime parallele” arriva a cinque anni da “Fatti sentire”, ma si fa fatica a ricordare una pausa meno pausa di questa, perché Laura praticamente ci ha infilato una vita. I giorni del lockdown l’hanno colpita. Ne parla molto, li considera come una lunga, spesso aspra rilettura di se stessa come persona e come artista. Quando è finalmente uscita di casa, ha messo in fila un impegno dietro l’altro: il docufilm “Laura Pausini Piacere di conoscerti” (lo trovate su Prime Video); la conduzione dell’Eurovision Song Contest; il concertone “Una. Nessuna. Centomila” contro la violenza sulle donne; la vittoria ai Golden Globe, la nomination agli Oscar, i tre concerti in 24 ore a New York, Madrid e Milano per celebrare i 30 anni di carriera; il matrimonio con Paolo Carta; il disastro dell’alluvione a cui ha reagito dal palcoscenico (e non solo) di “Italia Loves Romagna” e con i tre concerti in piazza San Marco a Venezia, che dovevano “lanciare” il nuovo tour e sono diventati fonte di un aiuto molto concreto ai comuni di Solarolo, Castel Bolognese e Faenza (RA), le sue terre devastate…
Questa sera, però, Laura è con Sorrisi. Ha lavorato tutto il giorno per raccontare “Anime parallele”: è un brutto momento? No, è così felice all’idea di andare poi a casa da sua figlia Paola che ci regala tutto il tempo che vogliamo. Per parlare di musica, certo, ma soprattutto di vita e di famiglia, di quel che succede quando il microfono è spento. Usiamo il “lei”, come chiede il galateo, ma è un’intervista che ha lo spirito del “tu”, per parlare a ciascun lettore e a ciascuno dei suoi fan.
Laura, è arrivata al suo 13° album di inediti. È sempre come la prima volta?
«Eh, no… Al primo album sei innocente, ingenua, non ti aspetti niente. Speri e basta. Poi gli anni passano, arrivano i risultati, addirittura i premi, e io sento di dover dare sempre di più. Ora spero soprattutto di essere all’altezza di quel che ci si aspetta da me. Durante la pandemia ho vissuto momenti di paura, di dubbi, di indecisioni, e allora ho dovuto lavorare tanto su questo per ritrovare la mia forza: non mi andava di fare un disco sull’insicurezza».
Come ritroviamo questo cammino in “Anime parallele”? Qual è la canzone che esprime il suo turbamento di quei mesi difficili?
«Direi “Eppure non è così”».
E la canzone della forza ritrovata?
«È “Un buon inizio”».
Quando si trova in “stallo”, a chi chiede consiglio e aiuto?
«Ovviamente alla famiglia e agli amici, ma soprattutto a me stessa. Non posso cominciare un lavoro che porterò in giro con la mia voce e la mia faccia finché non trovo in me risposte e aiuto».
Riflettendo su se stessa, cosa ha trovato di sé che le piace molto?
«La determinazione nel voler essere me a tutti i costi. Il mondo della musica non sempre te lo permette».
In che senso?
«Quando hai successo in tanti Paesi, ti accorgi che ognuno ti vede “sua” a suo modo: ognuno si aspetta da te cose diverse. L’Italia mi vuole più pop e rock, la Francia più acustica, il mondo latinoamericano più pop e reggaeton… Io ho l’orgoglio di aver sempre seguito i suggerimenti del mio cuore, suggerimenti di musica più che di marketing».
In “Davanti a noi”, la canzone che ha fatto da colonna sonora al suo matrimonio, dice del suo amato (Paolo, insomma…) che non teme le “corse fuori dai binari”. Paolo e lei siete mai andati fuori dai binari?
«In realtà mai. Ma il senso di questa frase è che un amore come il nostro è così grande e vero che, per dire, non può ridursi nemmeno al “per sempre”. Possono succedere tantissime cose, ma noi comunque ci amiamo. È chiaro che speriamo di continuare a costruire una vita insieme per sempre, ma è un amore così immenso che accetta anche il fatto che potrebbe non essere per tutta la vita».
Non è come mettere un po’ le mani avanti?
«No! Vuol dire che noi abbiamo un rapporto che non è “possesso”: è famiglia».
A proposito di famiglia, in “Dimora naturale” esordisce come cantante vostra figlia Paola…
«La canzone è dedicata a lei, ma pensavo di fargliela sentire all’uscita dell’album. Invece l’8 luglio, quando ho finito di registrarla nel mio studio “casalingo”, mi sono accorta che Paola era lì. Le è piaciuta subito e mi ha chiesto a chi la dedicavo. Le ho detto che era per lei e mi ha risposto: “Allora voglio cantarla con te!”. Quando una mamma che fa la cantante si sente dire una cosa così da sua figlia, si scioglie. E per non farmi vedere a piagnucolare, le ho detto: “Facciamolo subito!”. Mi ha scioccato, perché musicalmente la sapeva già dopo il primo ascolto: i ragazzi di oggi sono velocissimi a imparare! Le ho spiegato che comunque è stata una cosa speciale: non vorrei che si montasse la testa. Ma poi lo so che per lei io sono la mamma e i cantanti sono gli “altri”. Oh, quando in casa ci capita di cantare pezzi non miei, a volte mi zittisce, perché dice che li canta meglio lei!».
Che cosa le “vieta” di cantare?
«Tutti i pezzi di Taylor Swift e Olivia Rodrigo, per esempio. I Coldplay posso, perché, dice, sono circa della mia età...».
Da dicembre torna in tour. C’è qualche cosa che non manca mai nel suo “bagaglio a mano”?
«Per anni ho viaggiato con una bacchetta magica di plastica che mi ha regalato il mio miglior amico. Poi m’è venuta una tale paura di perderla, che l’ho messa in un angolo della mia camera dove conservo le cose a cui tengo di più e da lì non si muoverà».
Parliamo della Romagna?
«La situazione è ancora dura. Molti non riescono a finire i lavori nelle loro case, sia per le scarse possibilità economiche, sia perché il fango continua a tornare fuori. Ci sono muri che sembrano non asciugarsi mai da quanto sono fradici».
Ricordo la sua “Romagna mia” al concerto “Italia Loves Romagna”…
«Si è sentita l’emozione, eh? Volevo cantare solo quella, poi la Rai mi ha chiesto di fare anche dei miei pezzi».
Sente davvero, come dice la canzone, la “nostalgia del casolare”?
«Sì. Ma quando vado a Solarolo sento la nostalgia degli altri posti e vorrei ripartire. Sono un po’ inquieta».
Però intanto si è sposata…
«Forse è la cosa più difficile che abbia mai fatto. Abbiamo cominciato a lavorarci nell’agosto del 2022, ma solo mia sorella, la mia assistente e il sindaco di Solarolo sapevano! Ho ingannato tutti dicendo che era una festa per i 30 anni di carriera e infatti il 22 marzo mi sono presentata negli abiti di Sanremo 1993… Poi, a sorpresa, è cominciata la cerimonia: due zie sono quasi svenute!».
A proposito di Sanremo, non è che dopo Amadeus…?
«Ancora!? Non mi sento in grado di dirigere un Festival. Già da ospite mi devo preparare un mese prima… Sanremo mi piace vederlo con gli amici: votiamo con le schede di Sorrisi!».
Il 16 novembre a Siviglia verrà premiata come “Person of the Year” ai Latin Grammy…
«Riconoscimento mai dato a un artista non latino! Ma io mi sono sempre sentita adottata dalla famiglia della musica latina e questa è la ufficializzazione».
Chi è lei per Paolo e per Paola?
«Per Paolo, la sua Laura. Per Paola, la sua mamma».
Per Laura Pausini?
«Non sono nata per essere mia: credo di essere nata per essere degli altri».
Il tour in Italia di Laura Pausini
- Rimini 8, 9 dicembre 2023 Stadium
- Roma 12, 13, 15, 16 dicembre 2023 Palazzo dello Sport
- Mantova 19, 20 dicembre 2023 PalaUnical
- Firenze 22, 23 dicembre 2023 Nelson Mandela Forum
- Eboli (SA) 26, 27 dicembre 2023 PalaSele
- Bari 29, 30 dicembre 2023 PalaFlorio
- Padova 6, 7 gennaio 2024 Arena Spettacoli Padovafiere
- Bologna 9, 10 gennaio 2024 Unipol Arena
- Torino 12, 13 gennaio 2024 Pala Alpitour
- Bolzano 15 gennaio 2024 Sparkasse Arena
- Milano 17, 18, 23, 24 gennaio 2024 Mediolanum Forum