In quasi 60 anni di carriera la band di Mick Jagger e Keith Richards è stata protagonista anche nell'arte delle copertine. Ve ne raccontiamo dieci

I Rolling Stones sono uno dei gruppi più iconici della storia del rock, oltre ad essere tra i più longevi, essendosi formati ormai nel lontano 1962 nei dintorni di Londra. Indubbiamente è grazie al loro sound che unisce blues e rock and roll in maniera unica, ma un ruolo importante ha giocato anche la loro immagine.
I 15 album incisi tra il 1971 e il 2016 vengono ripubblicati in un box set, in versione rimasterizzata negli studi di Abbey Road e stampati in LP 180 grammi, che sarà disponibile dal 15 giugno. Il look dei Rolling Stones è stata la chiave che li ha resi eroi della controcultura e negli anni hanno affidato le proprie copertine ad artisti molto diversi.
Abbiamo voluto ripercorrere la lunga carriera attraverso dieci delle copertine più celebri del gruppo inglese.
«Between The Buttons» (1967)
Nelle copertine dei primissimi dischi i Rolling Stones si presentano con degli scatti in primo piano, spesso con espressioni da ragazzi poco raccomandabili, per contrastare l'immagine di bravi ragazzi dei Beatles nello stesso periodo. Man mano che la loro musica cambia, abbandonando le cover blues e passando a brani firmati da Mick Jagger e Keith Richards, modificano anche l'immagine. Il disco del 1967 «Between The Buttons» mostra per la prima volta il gruppo in un'immagine dai contorni sfumati, piuttosto psichedelica, ottenuta trattando la foto con la vaselina. Si tratta di un'opera del fotografo Gered Mankowitz, scattata a Primrose Hill (Londra) alle 5.30 del mattino, come si nota dalle facce decisamente stanche dei Rolling Stones (compreso Keith Richards che indossa gli occhiali da sole). L'album contiene uno dei primi grandi successi della band, «Let's Spend The Night Togethe»r, che vanterà anche una cover di David Bowie.
«Their Satanic Majesties Request» (1967)
Il 1967 è inoltre l'anno della Summer of Love e dell'esplosione del movimento hippy, anche gli Stones ne subiscono il fascino e realizzano un disco psichedelico in risposta al celebre «Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band» dei Beatles. La copertina è un vero capolavoro, con una foto di Michael Cooper che nelle prime versioni in vinile era tridimensionale: muovendo l'immagine si potevano vedere i membri del gruppo girarsi l'uno verso l'altro. L'idea originale era di avere l'intera immagine lenticolare, ma per via dei costi troppo alti la casa discografica decide di ridurla con una cornice azzurra intorno. La copertina è ricchissima di riferimenti, compresi i volti dei quattro Beatles, vecchie riproduzioni di dipinti di Da Vinci, Poussin e Ingres, disegni indiani, motivi floreali e astronomici, tra cui spicca un gigante Saturno. Il design riflette chiaramente la musica, che assume caratteri più sperimentali e psichedelici, come testimonia «2000 Light Years From Home».
«Beggars Banquet» (1968)
Dopo il grande sfarzo del disco precedente, i Rolling Stones decidono di tornare alle origini rock-blues con «Beggars Banquet» del 1968. Anche la copertina è molto diversa e ritrae un bagno particolarmente mal ridotto di Los Angeles, notato da Jagger e Richards in una pausa dalle registrazioni e immortalato dal fotografo Barry Feinstein. Stando ad alcuni racconti il pavimento era talmente messo male che Jagger e Richards, vestiti con abiti costosissimi, dovettero sporcarsi per raggiungere la parete e aggiungere ai graffiti alcuni titoli di canzoni e i ringraziamenti dell'album. La copertina viene giudicata "di cattivo gusto" dalla casa discografica e l'uscita del disco viene ritardata di ben tre mesi; uscirà alla fine con una copertina tutta bianca e le lettere RSVP per ricordare un invito a un matrimonio. Casualmente gli amici-rivali Beatles pubblicano due settimane prima il cosiddetto "album bianco", con una copertina molto simile, dando ancora una volta l'impressione che i Rolling Stones seguissero le mode piuttosto che lanciarle.
«Let It Bleed» (1969)
Per l'album successivo, i Rolling Stones si rivolgono al designer Robert Brownjohn che propone una scultura surreale in cui il disco viene suonato su uno strano grammofono, destinato a diventare iconico. La scultura include una bobina, un orologio, una pizza, una ruota ed una torta molto elaborata, con i membri della band sotto forma di statuine. Per il design della torta il gruppo si rivolge a una chef televisiva celebre in Inghilterra Delia Smith e, nel retro del vinile, sia la torta che la pizza sono state "assaggiate". La copertina è talmente celebre che nel 2010 è stata scelta dalla Royal Mail come uno dei dieci album raffigurati su una serie di francobolli. Curiosamente, all'inizio Mick Jagger aveva chiesto allo storico artista Escher di disegnare la copertina, ricevendo una risposta negativa. «Non puoi sempre avere quello che vuoi», come canta in uno dei brani più famosi del disco...
«Sticky Fingers» (1971)
La copertina forse più celebre dei Rolling Stones rappresenta uno dei loro album migliori e, non a caso, è opera di Andy Warhol. Già celebre per la cover dei Velvet Underground in cui si poteva letteralmente sbucciare una banana, in questo caso l'idea originale è poter tirare giù la zip dei jeans in copertina. Le prime versioni contenevano una vera e propria zip, successivamente tolta perché provocava danni al vinile. Il concept è appunto opera di Warhol, realizzato da alcuni membri della sua Factory come il fotografo Billy Name e il designer Craig Braun. Inizialmente molti pensarono che il protagonista dei jeans fosse lo stesso Mick Jagger, ma secondo i membri della Factory presenti all'epoca si tratta di alcuni modelli vicini a Warhol, come Joe Dallesandro o Corey Tippin. L'album nel frattempo proietta il gruppo nell'olimpo del rock degli anni settanta, grazie a brani storici come «Brown Sugar».
«Exile On Main St.» (1972)
L'anno successivo è il turno di «Exile On Main St.», un doppio album che vede la band mescolare abilmente blues, rock and roll, swing, country e gospel. L'atmosfera confusionaria e "stradaiola" del disco si riflette nella copertina, un fantastico collage di diverse immagini tratte da un libro del 1958 di Robert Frank, «The Americans». Mick Jagger voleva infatti una copertina che riflettesse la band come «dei fuorilegge che usano il blues come arma contro il mondo», da qui la presenza di diversi performer da circo e fenomeni da baraccone. Tra questi spicca il circense Three Ball Charlie, famoso negli anni '30 per essere in grado di tenere appunto tre palline (da tennis, da golf e da biliardo) in bocca. L'album è uno dei più amati dei Rolling Stones, influenzando il rock a venire, ma anche la copertina è stata d'ispirazione per alcuni lavori successivi: ad esempio la cover di «Achtung Baby» degli U2.
«It's Only Rock 'N Roll» (1974)
Durante gli anni '70 il gruppo continua a sperimentare musicalmente, aggiungendo atmosfere funk e soul, e coinvolge sempre artisti diversi per le copertine. Alle registrazioni in studio del 1974 assiste il pittore belga Guy Peellaert, a cui Mick Jagger affida la copertina del nuovo album dopo essere rimasto impressionato dalle sue illustrazioni di altri musicisti nel libro «Rock Dreams». Peellaert decide di ritrarre i Rolling Stones come delle divinità del rock, mentre scendono da una scalinata circondati da giovani ragazze e donne adoranti, vestite in abiti da Antica Grecia. Si tratta di una copertina decisamente autoreferenziale e il lavoro del pittore belga colpisce molto anche David Bowie, che lo arruola per la copertina dell'album «Diamond Dogs» che fa uscire in grande fretta quattro mesi prima del disco dei Rolling Stones.
«Some Girls» (1978)
Tra le copertine più famose dei Rolling Stones c'è senz'altro quella di «Some Girls», ideata dall'artista Peter Corriston (che proseguirà la collaborazione con il gruppo nei successivi tre album). Il concetto originale è una copertina sagomata, ispirata a una vecchia pubblicità della Valmor Products, con le teste dei Rolling Stones intervallate da diverse celebrità femminili. I problemi iniziano quando alcuni eredi (tra cui quelli di Marilyn Monroe) minacciano di querelare la band per l'uso delle immagini senza alcun permesso. Anche la Valmor intraprende azioni legali ed ottiene un compenso per l'utilizzo del design originale. La band a quel punto decide di rimuovere tutte le celebrità, anche quelle che non avevano minacciato denuncia, sostituendole con la frase "Pardon our appearance – cover under re-construction". Curiosamente l'unico a non essere eliminato è l'ex-Beatles George Harrison. L'album è comunque un enorme successo, preceduto dal singolo dance «Miss You», ed esce con una diversa colorazione a seconda del Paese.
«Voodoo Lounge» (1994)
Gli anni Ottanta sono piuttosto complicati per la band, complici anche diversi litigi tra Jagger e Richards. I due principali autori del gruppo intraprendono intanto le carriere soliste e sembra essere giunta la fine per la band. A partire dall'album «Steel Wheels» del 1989, però, il gruppo ritrova la propria unità e lo stile di un tempo. Ciò è testimoniato ancor di più nel disco «Voodoo Lounge», che esce nel 1994 e recupera il blues-rock tipico delle loro radici. Il titolo deriva dal soprannome dato da Richards all'appartamento di Ronnie Wood dove si trasferisce. Anche il disegno della cover è opera di Richards, che dipinge la strana figura che balla in copertina, anche se l'idea di utilizzarla è di Jagger. «Ero piuttosto contrariato con me stesso dopo aver disegnato il logo» ha detto Keith Richards «Di solito sono io ad avere le idee di poco valore, Mick invece ha quelle costose».
«Blue And Lonesome» (2016)
Negli ultimi anni la band si è dedicata soprattutto a lunghi tour mondiali, realizzando invece solamente tre album in studio dal 1997 ad oggi. Tra questi, il disco del 2016 ha colpito i fan essendo interamente dedicato alla riscoperta dei classici blues delle origini, quelli che i Rolling Stones eseguivano nei piccoli locali londinesi all'inizio degli anni Sessanta. Per sottolineare il ritorno alle radici, la copertina è tra le più essenziali della band, rappresentando solo il famoso logo "Tongue and Lips". Disegnato da John Pasche nel 1969, su richiesta di Mick Jagger che aveva incaricato il Royal College Of Art di produrre un logo per il gruppo, si tratta di uno dei simboli più celebri nella musica ed è stato votato come miglior logo di sempre nel 2008. «Faccia a faccia con Mick Jagger» ha raccontato Pasche «la prima cosa che saltava all'occhio erano la sua bocca e la sua lingua». Ecco spiegata l'origine di questo storico simbolo!