Uscito lo scorso 27 aprile, «Una grande festa», il nuovo singolo di Luca Carboni, si è subito piazzato in cima alla classifica dei brani più ascoltati nelle radio. Un pre-tormentone estivo in piena regola. Abbiamo chiesto proprio a Carboni di spiegarci i versi principali del brano che lui riassume così: «È una canzone che gioca ironicamente con le regole del pop e nello stesso tempo è un inno al pop. Comunque vadano le cose per me è stata una grande gioia e “una grande festa” assistere al successo di questo singolo».
Luca Carboni ci spiega la canzone parola per parola
Parlare della sfiga proprio non si può
Nel pop bisogna cercare di dire delle cose e non altre, sottostare a delle regole. Un po' come succede ai bambini, sanno che non devono dire le parolacce e chiedono: “È vero che non si può dire...?” (una parolaccia) e in questo modo comunque la dicono. È molto infantile come approccio, infatti ho scoperto che questo pezzo piace molto ai bambini.
Il dolore e l'ingiustizia non brillano neanche un po'
La sofferenza non fa parte di un pezzo pop altrimenti diventa un pezzo cantautorale. Forse, come dice il mio produttore Michele Canova, alla fine questa è una canzone da cantautore vestita da pezzo pop.
I tempi sono duri per non avere il sorriso sul viso
Stiamo vivendo dei tempi molto duri, dei momenti drammatici, però dobbiamo mettere in campo più allegria possibile. È un gioco. Serve a stare nelle situazioni.
Dammi una bomba pop
Dammi un tormentone che mi faccia volare, che mi faccia stare bene. È quella cosa che si cerca di creare scrivendo una canzone. Non sempre ci si riesce, ma l'obbiettivo di chi scrive è creare un'esplosione di musica, di beccare la “bomba” che esploda tra la gente. Un po' come dice Jovanotti quando canta: “Le canzoni non devono essere belle, devono essere stelle”.
Tutti vogliono una grande festa
Io credo che tutti dentro di sé vogliano una festa. Nonostante ognuno di noi sia un po' triste, spera nella propria grande festa. Sono i momenti in cui ti senti libero, in empatia con gli altri, momenti di grande liberazione.
Una estate tridimensionale
Un'estate esagerata. Le persone sperano sempre nell'estate e nelle vacanze come in qualcosa di straordinario. Lo cantavo già in “Mare mare”, partivo con tante aspettative e alla fine, invece, non succedeva nulla di strarodinario e tornavo a casa da solo.
Ce ne andiamo al mare
Il mare è sempre il simbolo dell'estate, l'icona della meta. La ripetizione? Non è una citazione di “Mare mare”, non era voluta.
Il pop è qui per dimostrarci che non è poi così dura
È questa la funzione della musica. Questa canzone è nata insieme a Daniele Coro, Federica Camba e Luca Carboni, un mio omonimo. Per gioco. Eravamo tutti insieme e stavamo lavorando sull'idea di creare un testo con un gioco ironico tra le cose che si possono dire e il concetto della festa. È nata da un'alchimia.