Marcella Bella: «Ho un sogno: tornare a Sanremo»

La cantante pubblica un doppio cd con i suoi pezzi più amati e confida a Sorrisi il suo sogno

Marcella Bella in una foto del 1988. Ha fatto il suo primo concorso canoro a 13 anni
10 Giugno 2019 alle 16:28

Il 31 maggio Marcella Bella ha pubblicato un nuovo album, anzi un doppio album, che contiene 22 brani, tra cui i suoi grandi successi, un inedito e altre canzoni che canta per suo piacere. È stato registrato durante un concerto al Teatro Brancaccio di Roma lo scorso aprile fra tanti fan che la seguono sempre con gioia e vera passione, e con qualche ospite (Donatella Rettore e Silvia Salemi).

L’occasione è quella di festeggiare 50 anni di carriera. Sì, proprio 50. Perché questa bella signora, che fra pochi giorni spegnerà 67 candeline sulla torta, calca le scene da cinque decenni e canta con una meravigliosa voce da ben prima. Era ancora una bambina quando in casa intonava le melodie sentite alla radio o composte dall’amatissimo fratello Gianni. Insomma, tra un ricciolo e l’altro che porta con siciliana fierezza Marcella sembra nata per la musica.

Marcella, da dove parte per il calcolo dei 50 anni di carriera?
«Dalla prima incisione che si chiamava “Il pagliaccio”. Fu il mio primo 45 giri nel maggio del 1969».

Canta praticamente da una vita.
«Ho cominciato a 13 anni, ma calcolo dal primo disco che ho inciso grazie al primo contratto discografico. La cosa divertente è che l’allora discografico della Cgd, Franco Crepax, mi disse: “Dai firma, ora facciamo questi due successi e poi sparisci”. “Questo è da vedere!” pensai io».

Come incoraggiamento non era granché.
«Ero poco più di una bambina. La sua probabilmente voleva essere una battuta. Il contratto, infatti, era di cinque anni, ma i cantanti a volte non duravano più di un paio di anni».

Quanti brani ha cantato nella sua carriera?
«La cifra esatta non la so neppure io, siamo approssimativamente sulle 500 canzoni. Ma non abbiamo il numero esatto degli album stampati all’estero, quelli per il Sud America e per il Giappone dove sono stata molto popolare».

Marcella del Sol Levante?
«Certo, ho cantato in giapponese ed è stato molto divertente. È impossibile leggere il giapponese, ma se ti scrivono come pronunciare le parole è facile. “Montagne verdi” suona tutto con la kappa (canta in giapponese, ndr). Purtroppo non ho mai inciso un album in inglese, ci ho provato con “Nessuno mai”, ma il mio accento siculo non si accordava con l’inglese e abbiamo rinunciato».

Però “Nessuno mai” poi è uscito anche in inglese.
«Sì, i Boney M. ne hanno fatto una cover in inglese, “Take the heat off me”, e hanno venduto sei milioni di copie nel mondo. Fu prodotta da Moroder!».

Tra centinaia di canzoni come si fa a sceglierne “solo” 22 per questa raccolta?
«È stato problematico. I fan me ne chiedevano alcune, io avrei voluto cantarne altre che mi piacevano particolarmente, ma non avevano avuto successo. L’artista ha una mentalità diversa dal pubblico o dai discografici. Diciamo che ho mediato».

La prima della lista è “Mi ti amo”.
«La lanciai nel 1973 alla Mostra internazionale della musica leggera di Venezia. In quegli anni Gianni Ravera, prima del Festival del cinema, organizzava una manifestazione dove si assegnava la “Gondola d’oro” all’artista che aveva venduto più album l’anno precedente. Da lì ho cominciato il mio vero percorso musicale».

Ma già con “Montagne verdi” nel 1972 aveva venduto mezzo milione di copie.
«Ero giovanissima e avevo il cuore pieno di speranze, le “montagne verdi” rappresentavano questo. Nel testo c’è tutta la mia storia: il treno con cui arrivai a Milano, la nebbia, il primo amore, il coniglio dal muso nero con cui giocavo. Fu la prima volta che mio fratello Gianni lavorò con Bigazzi: si incontrarono a Firenze, Bigazzi gli chiese informazioni su di me e poi scrisse il testo».

È vero che ha scippato “Senza un briciolo di testa” a Mina?
«È stato un colpo di fortuna. Mogol aveva chiesto a Gianni di scrivere una canzone per Mina. Il giorno che andarono a fargliela ascoltare, lei era con Riccardo Cocciante, stavano provando un duetto. “Lasciatela lì” disse “la sentirò con calma”. Gianni ci rimase male e rispose: “Non importa, torneremo un’altra volta”, invece venne dritto da me. Il pezzo sembra nato per le mie corde vocali, l’ho portato pure a Sanremo».

Di Mina che ricordi ha?
«Nel 1973 Bigazzi scrisse “Io domani”: parlava di un amore sofferto e in quel periodo anche io stavo male per amore. Mi emozionavo nel cantarlo. Ma la più grande soddisfazione fu che poi Mina incise quel pezzo; normalmente quando faceva una cover la cambiava, la rifaceva a modo suo, invece la cantò identica alla mia interpretazione. Mina mi stimava, per qualche anno ci siamo frequentate, diceva che cantavo “come i neri”, nel senso che avevo un’anima soul».

Di Adriano Celentano, in questa raccolta, lei propone “L’emozione non ha voce”.
«È un pezzo Mogol-Bella che piaceva moltissimo a Claudia Mori, Celentano invece non lo voleva cantare: “Non mi convince” diceva. Ma quella volta la Mori si impuntò e gli disse: “O lo canti o non ti voglio più vedere”. Fece bene. L’album vendette due milioni di copie».

Ci può raccontare della canzone che le fu regalata dai suoi fratelli per le nozze?
«“E se qualcuno”. Rosario, il più giovane dei miei fratelli, ha composto la musica insieme con Gianni, Antonio il testo. Il giorno del matrimonio, al momento del rinfresco, i miei fratelli si accostano al pianoforte e mi fanno sentire questa canzone. Avevo la pelle d’oca. È successo 30 anni fa. Ha portato fortuna».

Come le venne in mente di indossare a Sanremo 2005 un abito con scritto il titolo della canzone?
«Quell’anno avevo disegnato io tutti e quattro i tubini neri per le serate. Il primo era molto semplice: davanti era molto severo, solo dietro, la schiena, era nuda. Gianni mi disse: “Ravvivalo un po’ questo vestito!”. Scriviamoci il titolo, pensai. Ma dietro c’era lo scollo e lo spazio per scrivere restava in basso. Lo scandalo ci fu perché il titolo era un po’ forte: “Uomo bastardo”. Se fosse stato un altro titolo magari nessuno ci avrebbe fatto caso».

Adesso farà alcune date dal vivo. Poi la rivedremo anche in tv a “Ora o mai più”?
«Quel programma mi ha dato un sacco di stress. Se dici che uno stona sei cattiva. Se dici che uno non è troppo male sei buonista. Se sei tranquilla gli autori ti sollecitano a punzecchiare... Per alcune critiche ci sono rimasta male. Sono sanguigna, senza peli sulla lingua, ma in fondo sono una tenerona. Però abbiamo portato a casa un grande risultato. Presumo che si rifarà».

E lei ci sarà?
«Spero di sì. Ma la mia priorità per l’anno prossimo è il Festival di Sanremo. Farò di tutto per partecipare. Ho un pezzo che mi ha scritto Gianni. Con difficoltà, certo, lui l’ha canticchiato e noi l’abbiamo trascritto (Gianni Bella nel 2010 ha avuto un grave problema di salute, ndr). Rosario ha registrato la musica, il testo è mio e di Antonio. Non mi interessa la classifica, ma solo farlo sentire al pubblico. A costo di legarmi davanti al Teatro Ariston!».

Un album celebrativo

È già disponibile il doppio cd “50 anni di Bella musica” registrato al Teatro Brancaccio di Roma. Contiene due cd con 22 successi dell’artista e costa 24,90 euro.

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