Marco Mengoni, le foto dietro le quinte del tour

Il cantante scrive a Sorrisi per ringraziare i suoi fan: ecco la lettera integrale e le immagini esclusive

«Quest’anno ci sono i maxi schermi a lato del palco e devo essere, per quanto possibile, perfetto. Uso un rasoio che sembra tradizionale, ma è elettrico. Mi piace il suono che produce».  Credit: © Francesco Prandoni
26 Maggio 2015 alle 17:09

Sono qui per dirvi grazie, semplicemente grazie. Ho vissuto dieci concerti incredibili, altri ne faremo in futuro e non dovrete aspettare molto, è una promessa. Tutti dovrebbero provare, anche solo per un istante, l’emozione che si vive mettendo i piedi su quel palco. Quando salgo quei gradini ogni volta avviene un piccolo miracolo. È difficile da descrivere, ma ci proverò.

In sei anni siete cresciuti, alcuni di voi si conoscono molto bene, sono nate grandi amicizie e vi siete anche innamorati grazie alle mie canzoni. Me ne sono accorto guardandovi negli occhi. Molti di quei volti che ho visto di fronte a me  sono rimasti al mio fianco dal primo istante, con una dedizione assoluta dal 2009 fino a oggi. Grazie.

Lo sapete, sono la persona più autocritica del mondo, ma questo tour mi ha riempito di soddisfazioni. C’era un palco bellissimo ed enorme, una grande band, uno staff con cui lavorerei a vita.

Ma la soddisfazione più grande è stata vedere il rapporto tra noi, cresciuto e maturato come in una vera storia d’amore. «Sono più o meno contento» dicevo dopo qualche vecchio concerto.

Oggi posso dire di essere abbastanza felice... e per me è un grande traguardo. Sono orgoglioso anche della scaletta pensata per questo tour 2015: si parte da «Guerriero» e in due ore raccontiamo la prima parte dell’album «Parole in circolo», passando anche per il canto in spagnolo. Il pathos cresce fino al suo apice con un brano del mio recente passato, «L’essenziale». Quella che ormai è diventata la vostra canzone.

Per questo mi è capitato di lasciarvela urlare, senza quasi intervenire. Poi mi avvicinavo al microfono per cantarla anche io e non sentivo più solo me stesso nelle cuffie... ma la nostra voce.  È una sensazione stupenda essere di fatto uno di voi e parte di voi.

Mi avete scritto e detto un sacco di cose belle su questi concerti ma sono sempre più convinto di non essere tanto io quello «forte». Perché voi siete più forti di me. Ancora una volta mi avete lasciato senza respiro e poi senza parole. Grazie.

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