La cantante è stata premiata per la sua poliedrica personalità, l’ironia e la qualità dei testi musicali
È stata premiata per la sua poliedrica personalità, l’ironia e la qualità dei testi musicali. Il 27 aprile lo Iulm ha conferito a Donatella Rettore il diploma honoris causa del master in Management delle risorse artistiche e culturali. Il professore Giovanni Puglisi rettore dello Iulm, ha letto la motivazione nell’aula gremita di studenti, giornalisti e addetti ai lavori.
Ecco uno stralcio della motivazione assegnata dal Comitato Scientifico del Marac: «Personalità eclettica e dissacrante, ha fatto della storia personale e dei suoi interessi letterari e musicali gli ingredienti di una story di vita musicale che si è sviluppata, per molti decenni, tra successi e crisi, tra attrazioni fatali e momenti spettacolari, dove stupire era talora prevalente rispetto a raccontare. Donatella ha saputo districarsi tra il desiderio di “occupare la centralità” della scena e l’intelligente abilità a “spostare il focus” su se stessa, quale che fosse la sua posizione sulla scena. Ha sostituito alla centralità, la lateralità, trasformando l’eccentricità in straniamento. È così che l’aggressiva ricerca dell’identità, ha lasciato spazio al confronto coinvolgente con il pubblico, è così che l’ultima strega della musica italiana – come è stata definita da un suo ermeneuta – ha ritrovato il piacere del testo letterario e musicale, come direbbe Roland Barthes. Donatella Rettore, come un’intera generazione di cantautori, in particolare italiani, della seconda metà del ‘900 – pensiamo a Lucio Dalla, Vasco Rossi, Roberto Vecchioni, Manuel Agnelli – solo per citare quanti questa Università ha voluto onorare come oggi fa con Donatella Rettore, che hanno scritto pagine importanti della storia della musica leggera italiana. Rettore in particolare ha dato vita ad un vero e proprio laboratorio di ricerca testuale, invisibile, ma operoso e virtuoso, che riesce a tessere, in modo quasi subliminale, ma empaticamente sensibile, telai musicali, dove le parole e le note si fondono, disegnando – come in un antico tappeto persiano – arabeschi fiabeschi e visibili solo ai privilegiati, che riescono a penetrare, quasi magicamente, la trama di quei tappeti immaginari. Non è a canzoni che si farà la rivoluzione, anche solo culturale, dirà qualcuno! Ma, forse, anche sì!».
L’artista, che ha firmato successi come "Splendido splendente", "Kobra" e "Lamette", era visibilmente emozionata e ha voluto fare questa dedica: «Dedico questo titolo a tutte quelle persone messe per troppo tempo in secondo piano e alle donne, come mia madre che avrebbe tanto voluto studiare e invece hanno dovuto accontentarsi».