Mina e Battisti insieme: la storia segreta

23 aprile 1972, ore 21.45: a Teatro 10 va in onda il duetto più amato della musica italiana

23 Aprile 2022 alle 08:17

Lei, lui, cinque musicisti alle loro spalle, sette canzoni che filano via una dopo l’altra, otto minuti e 20 secondi di spettacolo, l’applauso gioioso del pubblico che riempie il grande studio televisivo: il duetto di Mina e Lucio Battisti a “Teatro 10” è un frammento in bianco e nero che ha il suo posto nel cuore di ciascuno di noi. Un’esibizione “perfetta” che proprio in questi giorni compie 50 anni: andò in onda, infatti, attorno alle 21.45 di domenica 23 aprile 1972 sul Programma Nazionale, il “nonno” di Raiuno.

Quel duetto è l’unica occasione in cui Mina e Lucio hanno cantato insieme, e mette i brividi riviverlo su RaiPlay dove c’è l’intera puntata dello show (la quinta dell’edizione 1972), ma anche in ogni stagione di “Techetechete’” e in tutte le trasmissioni di revival che si rispettino. Eppure all’epoca non suscitò grandi emozioni: del resto era nato giusto per tappare un buco. Come andò? Torniamo quindi nell’Italia del 1972...

Arriviamo in un Paese dove trasmettono solo due canali Rai, il Nazionale e il Secondo. “Teatro 10” è il classico spettacolo del sabato sera da oltre 20 milioni di telespettatori a puntata, creato e diretto da Antonello Falqui e presentato da Alberto Lupo, con Mina ospite fissa: una coppia rimasta nella memoria grazie alla sigla finale cantata insieme, “Parole parole”.

“Teatro 10”, però, ha un problema: è considerato “vecchio”. La Rai lo sposta senza complimenti alla domenica sera, perché i bambini possano fare tardi al sabato godendosi lo sceneggiato “Le avventure di Pinocchio”. I critici lo massacrano puntata dopo puntata. Solo di Mina nessuno parla male: è strepitosamente brava, bella e vive l’eccezionale successo di “Grande grande grande”. Eppure anche lei ha qualche grattacapo. I suoi duetti nello show, per esempio, non riescono benissimo, e addirittura uno con Massimo Ranieri salta all’ultimo momento. Così (e molto probabilmente proprio da lei) viene fuori l’idea di chiamare Lucio Battisti.

Anche lui è molto popolare, e dovrebbe lanciare il nuovo album “Umanamente uomo: il sogno”, ma già non ama più andare in televisione, e la Rai ricambia con tante perplessità: è un ospite che vuol fare sempre di testa sua, e poi è un “capellone” che piace solo ai giovani. Però nessuno può dire di no a Mina e Battisti accetta l’invito. Lucio raduna in fretta una band: alcuni sono musicisti che conosce da tempo (Gabriele Lorenzi all’organo, Gianni Dall’Aglio alla batteria e Angel Salvador al basso); altri sono giovani con cui ha appena suonato nel disco (Massimo Luca alla chitarra acustica ed Eugenio Guarraia all’elettrica). I cinque accettano: per l’epoca un ingaggio da 100 mila lire (circa 900 euro di oggi) è buono, ma soprattutto c’è l’entusiasmo di poter suonare dal vivo con Lucio, quando si sa che lui non vuole più fare concerti.

Viaggiando chi in vagone letto chi in auto per conto suo, la band arriva a Roma il 18 aprile 1972 e nel primo pomeriggio si ritrova con Battisti al Teatro delle Vittorie, che nel gergo Rai è appunto il “teatro numero 10”. La scaletta è stata decisa da Lucio e il gruppetto che si è spostato in treno l’ha provata alla bell’e meglio in cuccetta. In teatro le cose non ingranano. Battisti si arrabbia perché non c’è l’organo richiesto da Lorenzi; gli orchestrali della Rai guardano di traverso il complesso: avrebbero preferito suonare loro. C’è tensione, la musica non decolla. Solo Mina è tranquilla: il suo mostruoso talento le rende quasi impossibile sbagliare, con il sorriso e qualche battuta riesce a placare le acque. Verso sera viene fatto entrare il pubblico in teatro e il regista Falqui può finalmente iniziare la registrazione del numero.

Certo, è così: il duetto viene realizzato il 18 aprile, ma verrà trasmesso il 23, perché “Teatro 10” è uno show costruito a mosaico, unendo numeri eseguiti dal vivo ma preparati in tempi diversi. Le telecamere si accendono, il pubblico fa l’applauso di circostanza e Mina accoglie Battisti: «Senti Lucio, tu di solito canti solo le tue canzoni. Io molto spesso canto tue canzoni. Cosa dici, per una volta le cantiamo insieme?». Lucio pare intimidito: «Be’, io sarei anche d’accordo». Mina gioca a fare l’offesa: «Grazie, eh». Lucio rimedia: «No, anzi, io sono d’accordo, perché tra l’altro mi hanno accompagnato cinque amici da Milano proprio per questa cosa qui». L’immagine si allarga, la band è pronta, parte il medley. Ora le canzoni sembrano nate per questo: “Insieme”, “Mi ritorni in mente”, “Il tempo di morire”, “E penso a te”, “Io e te da soli”, “Eppur mi son scordato di te”, “Emozioni”.

Otto minuti e 20 secondi: il capolavoro è servito. Il pubblico esplode davvero, l’applauso è infinito e moltissimi minuti verranno tagliati al montaggio finale. Anche l’orchestra Rai applaude convinta, i ragazzi della band sono commossi. Tutti insieme, poi, vanno a finire la serata al ristorante, tra battute, aneddoti e complimenti. Dopo questa esibizione Mina e Lucio non suoneranno più insieme; Battisti non tornerà più di fronte alle telecamere della Rai; i “cinque amici” non si riuniranno mai più.

Lunedì 24 aprile 1972, il giorno dopo la messa in onda, un tizio ferma Battisti e Mogol in piazza Beccaria a Milano mentre vanno al ristorante. Fissa Lucio e dice: «Ma lei... Lei non è Lucio Dalla? L’ho vista ieri sera! È stato grande!». Imbarazzo, sorrisi, via di corsa. Puntualmente la critica stronca la puntata, del duetto si parla poco. Noi, invece, 50 anni dopo lo riguardiamo per l’ennesima volta e sappiamo ciò che conta davvero: domenica 23 aprile 1972 Mina e Lucio ci donarono un capitolo fondamentale della nostra memoria musicale.

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