Il 5 settembre avrebbe compiuto gli anni. Perché questo nome d'arte? Perché quello strano microfono? Tutte le risposte qui


Il microfono di Freddie
Il suo famosissimo "bottomless mic", il microfono dall'asta spezzata che ha utilizzato in tanti concerti, nacque per caso durante uno dei primi concerti dei Queen. L'asta del suo microfono si ruppe a metà performance, e invece che sostituirla Freddie continuò a cantare come se nulla fosse. Da allora quel microfono particolare diventò un suo marchio di fabbrica.

Il logo dei Queen
Freddie fu colui che ideò il famosissimo logo dei Queen con leoni, corone e tutto il resto, grazie ad una laurea in arte e graphic design all'Ealing Art College.

Il nome d'arte
Nel suo passaporto si legge "Frederick Mercury" anche se il suo vero nome era Farrokh Bulsara. Se lo si chiamava con qualsiasi altro nome che non fosse Freddie, lui nemmeno si girava: iniziò a utilizzarlo ancora prima di arrivare in Inghilterra, e aggiunse il cognome "Mercury" all'inizio della sua carriera con i Queen.

Freddie e i suoi gatti
Freddie era un grandissimo amante dei gatti, e ne aveva diversi. Spesso quando era in tour con i Queen insisteva per telefonare a casa e poter parlare con loro, e la sua ragazza di allora Mary Austin, li piazzava davanti al ricevitore per far loro ascoltare la sua voce. Mercury aveva anche diversi ritratti dei suoi gatti.

Freddie e Montserrat Caballé
Freddie aveva una vera e propria venerazione per il soprano Montserrat Caballé e riuscì dopo tanti anni di "corteggiamento" a incidere con lei il famosissimo brano "Barcelona". Per fare bella figura ai suoi occhi, Freddie fece perfino rifare i bagni delle donne nello studio di registrazione.

Ispirazione costante
Freddie scriveva i pezzi davvero ovunque. Curioso il caso di "Crazy Little Thing Called Love" che fu scritta praticamente nella vasca da bagno di un hotel. A Freddie venne un'ispirazione così forte che si fece addirittura portare il pianoforte in bagno per poter comporre il brano.

Freddie e le cravatte
Un'altra grande passione di Freddie Mercury era quella per le cravatte. Anche se non le portava spesso in pubblico, si dice che un giorno fece chiudere un centro commerciale per fare una giornata di shopping, durante la quale comprò 30 cravatte, che però non indossò mai.

Un grande artista
Mercury scrisse 10 delle 17 canzoni presenti nel Greatest Hits dei Queen: "Bohemian Rhapsody," "Seven Seas of Rhye," "Killer Queen," "Somebody to Love," "Good Old-Fashioned Lover Boy," "We Are the Champions," "Bicycle Race," "Don't Stop Me Now," "Crazy Little Thing Called Love" e "Play the Game". L'aspetto incredibile nel suo modo di comporre musica era che utilizzava generi musicali anche molto diversi tra loro: rockabilly, progressive rock, heavy metal, gospel e disco. Diceva: "Odio fare le stesse cose, mi piace prendere ciò che succede nella musica, nel cinema e nel teatro e metterlo nei miei brani".

Ridere di se stesso
Freddie Mercury aveva un grandissimo senso dell'umorismo, e amava prendersi in giro. Questa caratteristica raggiunse l'apice nel video di "The Great Pretender" la cover dei Platters. Nel clip del 1987 infatti, si vede il cantante che scende le scale praticamente circondato da centinaia di cartonati che lo raffigurano in pose diverse.

Freddie e i suoi testi
Freddie aveva richiesto ai suoi assistenti di portare sempre con se un taccuino ed una penna. Una volta, volando sopra l'Oceano Atlantico, gli venne l'ispirazione per il testo di "Life is Real". I suoi assistenti riportarono la bozza su carta all'istante, e poi il cantante lo modificò successivamente, una volta sceso dall'aereo.