Ilaria Porceddu: «Non sarò mai una pop star»

X Factor, Oceano, Sanremo. Una delle voci più emozionanti del talent, si racconta

15 Luglio 2016 alle 18:27

Non dico una cosa falsa se affermo che Ilaria Porceddu è stata ed è una delle concorrenti che ci ha fatto più emozionare tra tutti i talenti che si sono presentati in questi anni a X Factor. La sua voce commovente è arrivata nella prima edizione del programma trasformandola in una vincitrice annunciata. È arrivata poi quinta, ma si è presa le sue rivincite con un secondo posto a Sanremo Giovani nel 2013 che aveva il sapore della vittoria. Ilaria è un'artista che cammina su un sentiero ripido e non già battuto. Sta costruendo una sua carriera che non si basa sui numeri, ma sembra una poesia. 

Di te, abbiamo un ricordo tenerissimo: Mara Maionchi si commuove quando intoni a cappella «Oceano», brano di Lisa.
«È una canzone difficilissima e un brano poco conosciuto. Però mi ha portato tanta fortuna».

Come hai vissuto quella prima edizione?
«Come spesso capita nelle nuove avventure: senza la minima idea di quello a cui andavamo incontro. Si stava sperimentando e per me è stato ancora più difficile andare in tv. Ero molto chiusa in me stessa».

Si vedeva nelle tue esibizioni che eri spesso emozionatissima.
«Sarà il carattere, mettici anche che sono sarda (ride). Avevo delle difficoltà con l'approccio televisivo che richiede apertura e esperienza. Avevo la scorza super dura e un carattere già ben definito. Sono da sempre me stessa».

Cosa è successo quando sei uscita da X Factor?
«Ho dovuto staccarmi da quella quotidianità fatta solo di musica focalizzata su un unico obiettivo: lavorare come una matta per passare il turno e arrivare alla puntata successiva. Era surreale e forse anche un po' pericoloso, perché iniziavo a vedere chi mi circondava come la mia unica famiglia. Mi sono staccata completamente dalla realtà in quel periodo, ero solo presa dalla gara. Ci ho messo un po' per ritrovarmi perché vedo la musica come qualcosa di profondamente connesso alla vita, alla vita vera».

Per cosa ringrazi Mara Maionchi, tua giudice?
«Mi ha fatto capire che spontaneità e verità non sono solo due parole che finiscono con l'accento, ma sono le basi su cui si costruisce una carriera. Poi di lei ricordo una miriade di aneddoti di vita a contatto con i grandi nomi della musica, Pendevo dalle sue labbra, specie io che sono appassionata di cantautorato italiano e amo capire a fondo le vite di questi artisti».

C'è qualcosa che è successo a X Factor e non si è visto in tv?
«Non so se si è visto o meno, ma noi eravamo isolati dall'esterno e non potevamo vedere la tv, sentire la radio, guardare Internet. Un giorno Morgan arriva e ci porta un dvd dei Queen al Wembley Stadium. Mi ricordo che l'abbiamo visto allo sfinimento, decine e decine di volte. A fine di X Factor quel dvd era rovinato, sapevamo a memoria ogni inquadratura».

Come hai gestito quel percorso in tv, a mente fredda?
«Nonostante le difficoltà bene perché ho scritto dei brani, ho collaborato con dei professionisti. Poi se sei bravo capisci anche come sfruttare la visibilità di quel momento nel modo giusto. Io ho preso quel bagaglio di conoscenze e le ho investite magari non subito, ma di certo in tutto quello che ho fatto in questi anni e nel mio futuro».

Volevi essere una pop star?
«Non mi ci sono mai sentita, non mi ci sento e mai lo sarò. Fare X Factor è un modo molto esposto per arrivare fare il tuo mestiere, il tuo disco, i tuoi live, la tua musica. Mi ha anche aiutata, sembra strano, a sperimentare cose che non pensavo di poter mai fare nella vita».

Come entrare nel cast del musical "Il Pianeta Proibito" di Luca Tommassini.
«Esatto. Sono stati mesi incredibili: c'erano delle tecnologie e installazioni mai viste fino a quel momento. Sembrava uno spettacolo arrivato dal futuro. È grazie a quell'esperienza che mi sono avvicinata a quel mondo che altrimenti non l'avrei mai scoperto da sola».

Nel 2013 non hai vinto per un soffio Sanremo Giovani!
«È nel mio destIno stare un passo dietro gli Aram Quartet! (ride) A parte gli scherzi, ne parlavo poco tempo fa con una persona e ancora ci chiedevamo se cantare solo in italiano e non in sardo sarebbe stata l'input giusto per vincere quel concorso e arrivare a più persone».


A che conclusione siete arrivati?
«Ho capito poi che quel secondo posto è arrivato proprio grazie a quel modo così personale di presentare il brano. È andato benissimo, è piaciuto, quindi tutto è andato come doveva andare. In quel pezzo c'ero io».

Nel tuo anno hanno vinto gli Aram Quartet. Cosa pensi di loro?
Era un progetto interessante al quale forse bisognava dedicare un po' più di tempo. È un momento storico dove nella musica non viene concesso molto tempo per emergere. Tutti i protagonisti della musica scavallano e non è semplcie trovare una strada in fretta, con la conseguenza che chi è meno determinato, magari lascia i progetti».

Ci sono dei percorsi musicali nati a X Factor che ti hanno affascinata?
«Premetto di non guardare molto X Factor. Sono una vera fan di Marco Mengoni, ha fatto un percorso pazzesco finora e per quello che mi sembra di intendere, è una persona meravigliosa. Solo alle persone così meravigliose capitano le cose belle. È partito dal piccolo ed è arrivo al grandissimo con successo.

La musica oggi è la tua attività principale?
«È la mia attività al 100%».

Che intenzioni hai per il prossimo futuro?
«Stiamo lavorando a un nuovo disco, ormai non pubblico da tre anni e spero che questo 2016 sia la volta buona per farlo uscire. All'album sto lavorando tra gli altri con Francesco Gazzè e onestamente uscire prima o uscire dopo non è così importante. Lavoriamo senza grossi supporti quindi ci adoperiamo con un unico obiettivo: fare qualcosa di bello».

Hai mai incontrato Lisa, la cantante di «Oceano»?
«Sì, più o meno quattro anni fa. Mi ha fatto i complimenti. Non mi aspettavo che lo sapesse o che si ricordasse di me. È stata davvero carina ed è stato un onore per me portare avanti il percorso di vita di quella grande canzone, "Oceano", difficilissima da portare sul palco ma quando ne cogli l'essenza, si capisce che è un piccolo capolavoro».

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