L’artista inglese premiato alla Biennale Musica di Venezia
«Non mi sento un maestro né un genio. Mi sento solo uno che ha avuto tanta fortuna. Quella di essere cresciuto in una cultura che sosteneva il sistema assistenziale e sanitario nazionale, che dava valore alle arti, alle scuole pubbliche, che ho potuto frequentare, e che pensava che la mobilità sociale fosse una cosa positiva. Nessuna idea viene da una persona sola e ogni idea ha radici complicatissime».
Questa la prima dichiarazione di Brian Eno, compositore, musicista, produttore e artista visivo, nel ricevere, nella Sala delle Colonne di Ca' Giustinian, il Leone d'Oro alla carriera dal presidente della Biennale di Venezia Roberto Cicutto e dalla direttrice del Settore Musica Lucia Ronchetti, nell’ambito della 67ª edizione del Festival Internazionale di Musica Contemporanea, intitolato “Micro-Music”, «per la sua ricerca sulla qualità, la bellezza e la diffusione del suono digitale e la sua concezione dello spazio acustico come strumento compositivo».
Riferendosi poi a “Ships”, l'evento commissionato dalla Biennale e presentato il 21 ottobre al Teatro La Fenice, Eno ha evidenziato che «la Biennale ha una tradizione di sostegno a tutte le arti e ogni musicista vuole suonare in Italia. Il pubblico fa parte dell'evento e ieri sera ho sentito la cultura italiana alle mie spalle a sostenermi, perciò ero sicuro che non avrei fallito».