Lo Stato Sociale: tutti i segreti del gruppo rivelazione di Sanremo

Al Festival ci hanno fatto sorridere, riflettere e... ballare! La band capitanata da Lodo Guenzi ci racconta la loro storia che ripercorrono anche con l'album «Primati», uscito il 9 febbraio

22 Febbraio 2018 alle 13:01

A Sanremo, in sole quattro esibizioni, i cinque ragazzi de Lo Stato Sociale, in gara con «Una vita in vacanza», hanno conquistato tutto e tutti: il cuore del grande pubblico, un secondo posto inatteso e... la redazione di Sorrisi. La loro carriera quasi decennale, sebbene fosse già decollata, non aveva mai avuto una vera ribalta popolare. «Siamo la dimostrazione che si può avere successo senza diventare famosi» dice Lodo soddisfatto. Li abbiamo incontrati per conoscerli meglio.

• Lo Stato Sociale si presentano per un'intervista e invece...

Amici per la pelle

La storia de Lo Stato Sociale nasce tra i banchi di scuola e tra le mura umide di un garage. Il collettivo (non amano definirsi «band») ha come membri fondatori Albi, Bebo e Lodo: sono tre amici per la pelle fin dai tempi delle scuole superiori.

I primi due hanno frequentato l’istituto tecnico mentre Lodo ha scelto la strada tortuosa del liceo classico. La scintilla tra loro si è accesa poi davanti ai microfoni di Radio Città Fujiko.

Nel 2002 la radio bolognese cercava persone che potessero raccontare la vita dei giovani. «Il “nuovo che avanza” in quel momento eravamo noi tre» racconta Bebo. Da quegli studi fuori dal centro della città hanno iniziato a coltivare il loro più grande talento: usare le parole con intelligenza e ironia.

Una vita in vacanza

https://youtu.be/eUZdR0G20Qs

«Siamo diversi tra noi e siamo diversi dagli altri: è questa la nostra forza»

Lodo per la scrittura ha una vera e propria vocazione: dopo il liceo classico ha studiato arte drammatica a Udine, prima recitando e poi creando su commissione molte opere teatrali. «In pratica ho più scritto che recitato» dice Lodo. «Il motivo è che nel teatro oggi puoi comunicare solo a poche persone che non sono quasi mai della tua età: non era quella la mia strada».

Tra un intervento in radio e l’altro è nato negli anni, e un po’ per gioco, il desiderio di fare musica. In quel momento avevano tante idee ma nessuno strumento musicale, o quasi. «Ci siamo rifugiati nel garage di casa mia nell’estate del 2009» racconta Albi. «Mi ricordo che c’era solo un piccolo condizionatore e un frigo pieno di birre. Al posto degli strumenti suonavamo giocattoli, avevamo un aggeggio per riprodurre le percussioni e il mio basso».

Tra l’altro, i loro primi pezzi non erano esattamente brani da canzoniere. «Più che altro erano delle “trovate divertenti” cantate malissimo» rivela Lodo. «All’inizio non era il nostro mestiere e si vedeva». Eppure in poco tempo quel garage ha cominciato ad affollarsi di amici e semplici curiosi.

«La nostra non è una storia di ambizione, ma di aggregazione» spiega Albi. «Ci siamo ritrovati prima con la nostra “sala prove” troppo piena, poi a esibirci in giro per Bologna». Hanno suonato nel bar di un cinema, all’ingresso di una libreria, una volta anche per strada, andando ovunque li chiamassero: da Udine alle Marche, le loro «gag» musicali in poco tempo sono diventate una faccenda serissima.

«I primi anni caricavamo gli strumenti su una Punto e andavamo in qualsiasi locale ci volesse» dice Bebo «fino a quando la situazione ci è sfuggita di mano: avevamo bisogno di nuovi musicisti e menti creative».

Carota è stata la prima “new entry”. Dopo aver finito il liceo psico-pedagogico e con alle spalle dei trascorsi in una band di musica ska, si è trasferito per due anni in Irlanda: lì ha approfondito gli studi musicali, imparando a suonare con l’uso dei computer. Una volta tornato in Italia è entrato a far parte del gruppo.

Checco, compagno delle superiori di Albi e Bebo, all’inizio doveva solo sostituire Carota per un concerto. Ma una volta messo piede nel collettivo, è stato amore a prima vista. «Erano anni che non suonavo più» dice Checco «e dopo la laurea la mia vita non aveva più niente a che vedere con la musica: mi avevano assunto come programmatore in un centro di ricerca. Ho mollato tutto perché in questo gruppo, diciamolo, sono indispensabile! (Ride)».

In realtà Lo Stato Sociale non ha un leader. «Stavamo cadendo nel tranello delle band» dice Carota «ovvero mettere davanti solo una persona che canta, si mostra e parla ai giornalisti. Per fortuna, non ci siamo cascati».

«Le regole della nostra musica le decidiamo noi» aggiunge Lodo. «Per questo puoi sentire oggi una canzone cantata da me e domani un’altra in cui io suono e basta». «Abbiamo molto da dire» spiega Albi «e poterlo fare a modo nostro, dal garage a un palazzetto dello sport passando per Sanremo, è il nostro più grande traguardo. Siamo diversi tra noi e siamo diversi dagli altri: è questa la nostra forza».

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