Marco Rotelli, l’intervista prima dello showcase a Radio Italia

Abbiamo incontrato il giovane cantautore alla vigilia del concerto in programma il 27 gennaio

26 Gennaio 2016 alle 08:03

Nell'era dei talent show è ancora possibile per un giovane artista farsi strada alla vecchia maniera? Marco Rotelli, 23enne cantautore di Parabiago (MI), ne è convinto e ce la sta mettendo tutta per dimostrarlo. «Il mio domani», il suo primo album uscito lo scorso 27 novembre, è il frutto di un lungo lavoro che ha iniziato a prendere forma circa tre anni fa.

Prodotto dalla New Music International di Pippo Landro, casa discografica che nel 2004 lanciò i Modà, «Il mio domani» contiene canzoni che i più attenti appassionati di musica italiana già conoscono molto bene, hit radiofoniche come la title-track, il nuovo singolo «Mille volte me» e il duetto con Deborah Iurato «Fermeremo il tempo». Quest'ultimo è ora disponibile anche nella compilation «Love 2016» e sarà incluso in «Sono ancora io», l'album della vincitrice di «Amici 13», in uscita nella settimana di Sanremo.

Incontriamo Marco alla vigilia dello showcase in programma mercoledì 27 gennaio all'Auditorium di Radio Italia. «Non vedo l'ora di esibirmi con la band davanti ai fan che mi seguono ogni giorno sui social» spiega Marco. «Potranno farmi delle domande e io sarò felice di rispondere. Canterò tutti i brani dell'album».

Tu nasci come musicista classico, ti sei diplomato in tromba al Conservatorio. E ora sei una promessa del pop italiano. Com'è successo?
«Ho iniziato a scrivere canzoni nei primi anni dell'adolescenza, quando ancora vivevo quella che oggi chiamo un'altra vita. Le scrivevo per liberarmi, per esprimere quello che provavo in quel periodo. Non avevo amici. Vivevo, come canto in "Fermeremo il tempo", rinchiuso in una gabbia dorata. E a scuola ero oggetto di bullismo da parte dei miei coetanei».

Finché hai deciso che con quelle canzoni avresti potuto diventare un cantante di successo...
«Sì, a un certo punto ho deciso di mollare tutto quello che stavo facendo e iniziare una nuova vita che fosse gestita da me e non dagli altri».

Avevi già un'occupazione?
«Ero inserito in un'orchestra sinfonica con la quale viaggiavo molto, anche in Europa. In un anno abbiamo fatto 100 concerti».

Come ricordi il tuo primo impatto con la discografia?
«Dopo aver realizzato un cd con le mie prime canzoni, ho cercato di farlo ascoltare alle case discografiche, grandi e piccole. Ma ho ricevuto solo porte in faccia. Oggi però devo ammettere che erano canzoni acerbe, nessuna delle quali è finita nell'album».

La svolta decisiva quando è arrivata?
«Tre anni fa ho contattato Marco Sfratato. Avevo letto nel libro di Kekko Silvestre ?Come un pittore? che era stato lui a procurare ai Modà il primo contratto discografico. Gli ho mandato ?Quel brivido che sale?. Mi ha risposto nel giro di due ore e ci siamo visti la sera stessa. Subito dopo quell'incontro mi è arrivato un suo messaggio che diceva: ?Ricorda che tu sei un cantautore?. Per me, che in quel periodo avevo iniziato a mettere in dubbio le mie possibilità di farcela in questo mondo, quelle parole hanno fatto la differenza».  

Grazie a Marco hai dunque conosciuto Kekko, uno dei tuoi idoli... 
«Sì, dopo aver sentito qualche mia canzone, Kekko ha voluto conoscermi. Era il 2013, l'anno di "Gioia". Da allora ci siamo frequentati molto, sono stato spesso a casa sua e mi ha dato tanti consigli. Si è creato un rapporto molto forte».

Chi ti segue sui social sa che Gigi D'Alessio è da sempre il tuo artista preferito...
«L'ho sempre ascoltato, fin da quando andavo alle medie. Ricordo un viaggio a Roma con i miei genitori nel 2008. Avevo scritto una canzone per lui e provai a consegnargliela direttamente a casa sua. Al primo tentativo non fummo neanche ricevuti, il giorno dopo riuscimmo a entrare e a consegnare il cd a una delle inservienti, ma lui non si fece vivo. Qualche anno dopo, grazie a Marco, l'ho incontrato».

Com'è stato il vostro incontro?   
«Ho passato con lui un pomeriggio, abbiamo cantato insieme e adesso siamo amici... insomma, si è realizzato un sogno».

Oltre a Gigi e Kekko, quali sono i tuoi modelli?
«Adoro Liberace. L'ho scoperto grazie al film ?Dietro i candelabri? con Michael Douglas e Matt Damon. Già dopo i primi dieci minuti ero estasiato. Mi piace per la sua stravaganza, per i suoi eccessi sul palco. Sogno per me, quando sarà il momento, uno show come quelli che faceva lui. E mi piacerebbe avere sul palco, per una sera, Scott Thornson, che è stato per molti anni il suo compagno».

Il tuo cane si chiama Ariston. Immagino che si riferisca al Teatro di Sanremo. Quando ti vedremo al Festival?
«Ci abbiamo provato quest'anno. Avevamo presentato ?La canzone più bella del mondo? e per questo avevamo rimandato l'uscita dell'album, prevista a marzo. Purtroppo non sono entrato nella rosa finale. Forse perché non sono abbastanza sconosciuto per entrare tra le Nuove Proposte e non sono abbastanza famoso per essere un Big. Quest'anno farò il tifo per Deborah Iurato e Giovanni Caccamo».  

Di quale delle tue canzoni vai più orgoglioso?
«Forse ?Fragile?. Quando Kekko la ascoltò per la prima volta, disse: "Io di questa canzone non cambierei una parola e secondo me è un capolavoro. Gigi invece commentò: "Questo ragazzo è proprio raffinato". Qualcuno mi ha detto che di una canzone così Vasco Rossi si innamorerebbe subito. Sono orgoglioso anche di "Corro distratto", l'ultimo brano scritto per l'album».

Nella tua strada verso il successo a che punto pensi di essere arrivato?
«Diciamo che sono solo alla prefazione. Mi ritrovo molto nel film ?Tutto può cambiare?, dove una cantautrice (Keira Knightley, ndr) e il suo produttore (Mark Ruffalo, ndr) cercano di mettere insieme le risorse necessarie per realizzare il loro progetto discografico. Come loro, io e Marco Sfratato, non avendo i soldi per finanziare il disco, abbiamo coinvolto una per una diverse persone con modalità non convenzionali».

Sei soddisfatto dei primi risultati?
«Quello che mi è successo finora, essere stato un anno intero nella classifica dei 20 brani italiani più trasmessi in radio, è gia un miracolo per uno che non è passato da un talent. Stiamo facendo alla vecchia maniera, un passo alla volta. Ci vuole pazienza, è più difficile, però credo che col tempo i risultati continueranno ad arrivare».


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