Paola Zukar e il successo di «Rap, una storia italiana»

Il libro della più importante manager dell'hip hop di casa nostra, uscito a marzo, è già alla sua quarta edizione. E non ha intenzione di fermarsi

Paola Zukar  Credit: © Carlo Furgeri Gilbert
13 Ottobre 2017 alle 16:55

Paola Zukar è un marziano, un alieno. In un mondo rigorosamente maschio, maschile e diciamocelo, anche maschilista, come l'hip hop, è riuscita non solo a ritagliarsi uno spazio come manager di artisti di successo, già un grande traguardo, ma a diventare la migliore, un punto di riferimento. Non a caso nel suo libro-biografia-professionale «Rap, una storia italiana» (Baldini & Castoldi, 16 euro) esorta le ragazze che amano questo genere a tentare una carriera anche dietro il palco, dove dio solo sa quanto bisogno ci sia di professionalità e di talento.

Genovese, classe '68, Paola ha cominciato ad ascoltare rap nel 1984, quando il fenomeno era ancora allo stato neonatale negli Stati Uniti (il primo disco è del 1979), e pressoché inesistente da noi (i primi esperimenti, ancora in lingua inglese, sono del 1986). Non si è più fermata. Prima, nel 1991, ha dato vita a una fanzine, Aelle, acronimo di Alleanza Latina, che da ciclostilato si è trasformata in AL, rivista “vera”, da edicola, ma soprattutto in fonte di abbeveramento per gli appassionati italiani. Ha incontrato e intervistato alcuni tra i giganti del genere e il passo successivo è stato il passaggio, nel 2001 a una casa discografica, la Universal, per occuparsi di rap professionalmente. Dal 2005 si occupa solo dei “suoi” artisti, quelli che fanno parte della sua scuderia la Big Picture Management: Fabri Fibra, Marracash, Clementino, l'emergente Tommy Kuti.

«Rap, una storia italiana», giunto alla sua quarta edizione, e che qualcuno sta già pensando di trasformare in un film, racconta, di pari passo, la storia di Paola e la storia del rap in Italia, perché in fondo nessuna delle due esisterebbe senza l'altra, ma rappresenta anche un momento di riflessione per la cosiddetta “Scena”, un tirare le somme dopo i primi 30 anni di rap in Italia. Perché è soprattutto oggi che il rap, nelle sue varie declinazioni, domina le classifiche anche da noi attraverso protagonisti giovanissimi e indipendenti, che c'è bisogno di fermarsi a capire. Il libro della Zuckar è anche questo, un ammonimento contro le derive giovanilistiche e "hip pop" che il genere ha pericolosamente imboccato nel nostro Paese. Spesso dimenticando che il rap non è solo un genere musicale, ma il fenomeno musicale più importante, penetrante, disturbante e di successo dai tempi del rock and roll. La parola, il suono, il grido a volte, di una cultura vera e complessa come l’Hip Hop.

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