Tiziano Ferro: «Il mio disco era così bello che l’ho rifatto da zero»

Il cantante racconta la sua «strana» idea: ha preso in mano l’ultimo album per trasformarlo in qualcosa di nuovo. E ora è difficile scegliere...

Tiziano Ferro  Credit: © Pigi Cipelli
10 Novembre 2017 alle 12:44

Chi lavora a Sorrisi dovrebbe essere imparziale ed evitare di comportarsi da fan, ma ci sono casi in cui è impossibile osservare il protocollo. Io con Tiziano Ferro neppure ci provo: oltre che per quel che fa (le sue canzoni risuonano di continuo in redazione, a casa mia e da qualche anno anche negli iPod dei miei figli), sono suo fan per quello che Tiziano è.

In 15 anni non l’ho mai visto fare un capriccio da star, dissimulare un’insicurezza, risparmiare un sorriso. Infatti è impossibile intervistarlo sul serio, perché tutto diventa subito una chiacchiera tra amici. Ed è sempre lui il primo a chiedere: «Come stai?», per poi parlare di tutto, senza l’ansia di farsi bello o promuovere qualcosa. Da qui in poi, quindi, faccio l’unica cosa possibile: mi tolgo di mezzo (sono un fan, che valore avrebbero le mie domande?) e mi limito a riferire le sue parole.

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Il disco che visse due volte

«Le parole “Special edition” applicate a un album mi terrorizzano. Ma oggi la musica va veloce, bisogna mettersi in gioco. E quando è nata l’idea di fare la versione “Urban vs Acoustic” dell’ultimo disco “Il mestiere della vita” ho deciso che sarebbe stato qualcosa di completamente diverso. Ho ricantato praticamente tutti i pezzi, ne ho inseriti di nuovi, ho registrato la versione di «Mi sono innamorato di te» di Luigi Tenco che ho cantato a Sanremo. Quello che è venuto fuori è l’album come sarebbe stato se l’avessi registrato oggi. E contiene spunti che suggeriscono come potrebbe essere un album futuro».

Inquietudine, sport e Dio

«Ho giocato sugli estremi: alcuni pezzi sono diventati “urban”, più elettronici, e sono figli della mia vita a Los Angeles. Altri, in versione acustica, rappresentano la mia vena più cantautorale. In fondo ho una doppia personalità. E sono mentalmente inquieto, sempre in movimento. Come risolvo? Stanco il fisico facendo sport. E poi sono una persona piuttosto spirituale: mi sveglio ogni mattina e chiedo a Dio di guidare le mie scelte».

Perdere il controllo

«Quando ho risentito la versione spagnola tropical-regaton di “Lento/Veloce” cantata con Dasoul mi ha fatto paura. Non era proprio il mio mondo. Ma poi ho pensato: “Bene, mi piacciono le cose di cui non ho il controllo”».

Uno dei tanti

«Da quando vivo a Los Angeles certe cose sono più semplici. Lì fare il mio mestiere è normale, non hai modo di sentirti chissà chi, sei uno come tanti. E avere una vita normale significa anche fare la fila al supermercato. Il genere di cose che in Italia mi crea qualche problema».

Ma Shakira come fa?

«Per questo disco mi sono divertito da morire. Perché se devi presentare delle nuove canzoni l’ansia è inevitabile, qui invece ho potuto pensare solo a fare esperimenti. A me piace stare in studio, non mi definirei un animale da palcoscenico. Il palco mi regala un’emozione sconfinata, ma non è la mia “condizione naturale”. Anzi, diciamo che soffro come un cane. Non so come fanno Shakira e quelli come lei, che per mesi si esibiscono ogni giorno in una città diversa».

Levante canta per me

«L’ultimo album di Levante l’ho amato e “consumato”, le avrei rubato l’80% delle canzoni. C’è un brano, “Sentivo le ali”, in cui ho avuto l’impressione che lei si rivolgesse personalmente a me. Abbiamo iniziato a messaggiarci su Whatsapp come due fan “reciproci”. “Tu sei bellissima”. “No, sei più bello tu”. “Tu però sei più magra”, e via così. Poi le ho chiesto di scegliere una canzone del disco per rifarla con me e lei ha scelto “Valore assoluto”. Però quando ci siamo visti di persona la proposta di collaborare gliel’ho rifatta bene, in modo ufficiale. Possono dire tante cose di me, ma mai, mai, che non conosco la buona educazione».

Chiedo l’aiuto da casa

«La prima cosa che ho fatto tornato da Los Angeles è stata guardare le puntate arretrate di “X Factor” che avevo registrato. E non c’è niente da fare, i miei concorrenti preferiti sono tutti nella squadra di Levante. Che peraltro come giurata è bravissima. A volte vorrei prendere il cellulare e mandarle un messaggio durante la diretta per darle le mie impressioni, ma so che non può tenere il telefono acceso».

Senza musica mi fermo

«Se sarò a Sanremo come ospite? No, non penso proprio. Nel 2018 starò fermo e nel 2019 pubblicherò un nuovo album. Sto già scrivendo delle nuove cose, e per come sono fatto sarà difficile tenerle per me a lungo. Più in generale il mio lavoro è scrivere canzoni e qualche volta cantarle. Se non sono impegnato in una di queste due attività, allora in generale non mi si vede».

Perché l’ha detto Carlo

«Certo, c’è sempre la vecchia storia che mi piacerebbe fare tv. Ogni tanto viene qualcuno e mi propone di fare qualcosa. E io rispondo: “Sì, bello, ma cosa?”. E lì si ferma tutto. Sono loro che devono avere l’idea, io non ne ho. Ripeto, il mio lavoro è scrivere canzoni ed eventualmente cantarle. Carlo Conti è arrivato prima dell’ultimo Festival e mi ha proposto di aprire “dal nulla” la prima serata cantando “Mi sono innamorato di te” di Tenco. Una follia. Una provocazione, non so quanti avrebbero avuto il coraggio di raccoglierla. Ma era una proposta precisa e mi sono fidato di Carlo. Lui sa come si fa tv».

due cd DIVERSI come il giorno e la notte

Anche la copertina di «Il mestiere della vita Urban vs Acoustic» è diversa dall’album originario: stessa ambientazione (Los Angeles, dove il cantautore si è trasferito per lavorare al disco) ma notturna. Oltre a sette brani di «Il mestiere della vita» riletti in chiave elettronica o acustica, il disco include la cover di «Mi sono innamorato di te» di Tenco che Ferro ha cantato a Sanremo 2017, due nuove versioni di «Valore assoluto» (una prodotta da Printz Board e una in duetto con Levante),  «No vacancy» eseguita con gli OneRepublic e la versione latina di «Lento/Veloce» con Dasoul. Disco originale e «rilettura» sono in vendita insieme dal 10 novembre.

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