Il cantante sarà ospite di Sanremo 2019 con Marco Mengoni. Ecco cinque cose da sapere sull'artista britannico
Tom Walker sale sul palco dell'Ariston al fianco di Marco Mengoni: durante la serata del 6 febbraio, i due artisti cantano Hola (I say), singolo Disco di Platino, estratto dall'album Atlantico. Ma chi è Tom Walker? Molti di voi se lo ricorderanno per il brano Leave a Light On, successo internazionale del 2017.
Abbiamo trovato cinque curiosità che riguardano il suo passato e la sua attività di cantautore: dagli inizi da "one-man band" ai suoi idoli musicali, ecco quello che sappiamo sul giovane cantautore scozzese.
LE FOTO DELLO SHOWCASE IN ITALIA
Ha imparato a suonare da autodidatta
Tom è cresciuto ascoltando la musica di suo padre: a 12 anni impara a suonare la chitarra, poco dopo la batteria, il violino e il basso. Crescendo si attrezza per registrare la sua musica in casa e, poiché nella sua città non c'è alcun musicista con cui collaborare, inizia a suonare tutti gli strumenti a sua disposizione esclusivamente da solo.
Nato a Glasgow e cresciuto a Manchester, l'artista si trasferisce a Londra per affinare le doti da compositore e iniziare a frequentare un corso di laurea in songwriting al London College of Contemporary Music. È qui che riesce a trasformare la sua passione in un lavoro con la firma del suo primo contratto discografico.
Un passato da chef e fotografo
Come tutti i ragazzi della sua età, prima di arrivare al successo musicale anche Walker trova dei piccoli lavoretti: per circa quattro anni è uno chef ma, come lui stesso ammette, non molto bravo. Il suo piatto forte? La lasagna, le fish and chips e la carbonara in una versione piuttosto inglese con pancetta e crema al formaggio. Oltre a stare dietro ai fornelli, prima di incontrare il suo manager Tom si reinventa anche fotografo per numerosi eventi tra cui i matrimoni, i funerali e le feste per bambini.
Da Paolo Nutini agli AC/DC, gli idoli musicali di Tom
L'artista britannico nasce in una famiglia dove la musica si respira da sempre, e il più grande appassionato è suo padre. «Mi ricordo che mi insegnò a suonare con la chitarra un solo brano, "Smoke on the Water" dei Deep Purple. Con lui sono andato a vedere tanti concerti: il primo fu quello degli AC/DC a Parigi all'età di nove anni, poi anche Foo Fighters, Muse, Ray Charles, Prodigy».
Walker inizia a comporre ascoltando anche un altro artista: «Sono cresciuto con la musica di Paolo Nutini, il suo primo album These Streets era tutto per me. Le canzoni hanno avuto una grande influenza sui miei amici e su molte persone della mia età».
The Script e Glastonbury Festival: due sogni che diventano realtà
«È stato fantastico, loro sono eccezionali. In tre settimane abbiamo fatto circa sedici date, viaggiando per oltre sette mila chilometri in giro per l'America a bordo di una Chevrolet Suburban; non vedo l'ora di tornare a suonare con loro» commenta entusiasta il giovane artista, che ha aperto tutti i concerti americani dei The Script.
Un altro suo recente traguardo è stato quello di esibirsi al Glastonbury Festival: «Inizialmente avevo comprato il biglietto per andare al festival come spettatore, poi ho scoperto che dovevo suonare in un set per la BBC. Il tendone era pieno, non mi aspettavo assolutamente che la gente venisse a sentirmi! È stata un’esperienza piuttosto surreale».
«Leave A Light On»: una canzone per chi ha bisogno di conforto
Una cosa che lega i singoli di Walker usciti fino ad ora è quella di saper raccontare esperienze di vita vera, sentimenti provati realmente che spaziano dalle storie di amicizie ai rapporti sentimentali ormai passati. Tra queste, c'è la hit radiofonica che sta avendo un grande successo nel nostro Paese: «Era la prima volta che io e Steve Mac (produttore del singolo) entravamo in una stanza insieme. Abbiamo scritto "Leave A Light On" in circa cinque ore» afferma l'artista.
«È uno dei testi più reali che abbia mai scritto: parla di un mio amico che, per un momento, ha perso la retta via e contemporaneamente anche di un momento brutto che stavo vivendo perché era venuto a mancare un mio familiare. Ho scritto questa canzone per fargli capire che io c'ero, volevo essere di conforto in questo periodo triste».
E le reazioni dei fan non si sono fatte attendere: «Molte persone si sono connesse a questo testo: ho ricevuto tanti messaggi da ragazzi che mi hanno detto di attraversare un momento simile, ed è bello pensare che, con la sola forza della musica, puoi aiutare chi ti sta ascoltando».