I Viito sono coinquilini fuori sede alla conquista di Spotify

Musicisti e coinquilini, Giuseppe e Vito sono gli autori dei brani «Industria porno» e «Bella come Roma». Conosciamoli meglio


18 Aprile 2018 alle 12:04

Romani d'adozione e coinquilini fuori sede, Viito è il nome che Giuseppe e Vito hanno voluto dare al loro sodalizio musicale. Non sono talenti nati sul piccolo schermo, ma la loro canzone «Bella come Roma» ha conquistato il popolo del web e quello degli ascoltatori di Spotify a colpi di stream. «È stata una bella sorpresa, ma abbiamo ancora molto da dire», commenta il duo. Intanto il loro brano ha esordito direttamente al primo posto nella classifica Viral50 Italia di Spotify, dove è rimasta per sette giorni, registrando oltre 100mila ascolti nella prima settimana.

«Abbiamo sognato così forte, che ora ci ritroviamo a vivere nel sogno» ci raccontano. Un sogno che prima coltivavano individualmente: Vito cantava le canzoni dei grandi cantautori nelle piazze del quartiere mentre Giuseppe organizzava i concerti e componeva con la chitarra. Insieme, sono entrati in punta di piedi nel mondo discografico ottenendo un contratto con la Sugar, l'etichetta di Caterina Caselli.

Con un approccio alla musica sincero e un linguaggio in linea con la generazione che li ascolta, i Viito sono una delle promesse musicali più interessanti del momento. «Siamo due ragazzi che amano, ascoltano e scrivono canzoni»: vi presentiamo Giuseppe e Vito.

Essere coinquilini non è sempre facile ma nel vostro caso è andato tutto bene.
«Siamo diventati coinquilini in un momento particolare delle nostre vite, quando le scelte sbagliate (in amore come sul lavoro) ci chiedevano il conto e la voglia di evadere ed esprimersi attraverso la musica si faceva forte. Abbiamo capito subito che qualcosa di bello stava accadendo quando ci isolavamo nel gioco dello scrivere canzoni, così abbiamo mollato la prima casa e ci siamo trasferiti insieme altrove. Ora siamo coinquilini per scelta, oltre che amici, e non facciamo che scrivere».

Come funziona il vostro processo creativo?
«Siamo intercambiabili da questo punto di vista. Capita che uno abbia un'idea melodica oppure un'idea di testo e subito la condivide con l'altro. Da quel momento si finisce per scriverla insieme».

Visto che condividete la quotidianità sia a livello professionale che personale, un difetto e un pregio l'uno dell'altro.
Giuseppe: «Vito a volte è pigro ma dal cuore buono».
Vito: «Giuseppe è ipercritico ma affidabile».

Il vostro primissimo biglietto da visita musicale è «Bella come Roma»: come e quando è nata?
Vito: «Giuseppe aveva da un po' questo giro armonico in testa e una vaga melodia che canticchiava, così ho buttato giù le prime idee sul testo: il campionato, la domenica, la lite con la ragazza. Ci siamo resi conto che volevamo raccontare la stessa storia, così a quattro mani abbiamo scritto il brano. Parla di una donna, ma vale per tutte, almeno tutte quelle che abbiamo incontrato noi».

A proposito, nel brano descrivete una visione diversa della donna.
«Le donne oggi sono più emancipate e indipendenti rispetto al passato. Una donna così può incutere timore, per questo l'uomo oggi è spesso in crisi. Quaranta anni fa, Vasco Rossi ha scritto «Albachiara», descrivendo una giovane donna dolce e pura. Oggi noi abbiamo ribaltato alcune sue immagini nel nostro brano - "vorrei tagliarti la strada, bruciarti la scuola, avvelenarti la mela" - proprio per raccontare la crisi dell'uomo di fronte a questa nuova donna».

Siete romani d'adozione, cosa vi ha affascinato della città?
«Roma ti affascina perché è immensa, non smetti mai di scoprirne nuovi volti, sia che tu ti muova nello spazio, che nel tempo. Tre aggettivi? Eterna, unica, complicata».


Raccontateci gli altri due singoli. Partiamo con «Industria porno»: di cosa parla?
«Oggi ogni cosa che ci circonda sembra pornografica, i social ci bombardano di immagini e stimoli di ogni tipo. Industria porno parla di evasione, amore puro e vita reale. La semplicità di un gesto autentico come fare l'amore può spazzare via ogni cosa superflua e farci stare finalmente bene».

E poi c'è «Una festa»: cosa raccontate in questa canzone?
«Teniamo molto a questo brano, che mostra il nostro lato più notturno. «Una festa» parla di nostalgia ma anche di speranza, di delusione ma anche di amor proprio. Cerchiamo sempre una via d'uscita positiva nei nostri brani, anche quando raccontano qualcosa di triste».

Ad una "festa ideale", che brani non possono mancare?
«Non può mancare la musica, qualunque essa sia. Nelle nostre playlist non mancano mai i grandi della canzone italiana, pensiamo a un brano come «Cara» di Lucio Dalla oppure a un disco stravagante come «Anima Latina» di Battisti».

Sappiamo bene quanto la musica oggi si intrecci con i social network e voi avete da subito stabilito un contatto con chi vi segue. Chiamate i vostri fan "anime", giusto?
«Sì, è nato per gioco, poi nel tempo ha acquisito un senso. Chiamiamo "anima" la parte migliore di una persona, quella pura, incontaminata. Ci piace pensare di rivolgerci proprio a quella parte quando parliamo alle persone che ci seguono».

Siete entrati nella scuderia della Sugar: dopo i singoli, state preparando altre sorprese?
«Più che un disco comunemente inteso, il nostro sarà una grande raccolta di singoli. Vi anticipiamo che se tutto va bene uscirà entro il 2018».

Il 19 aprile farete il vostro primo concerto ufficiale al Monk di Roma, come vi sentite? 
«Suonare dal vivo è la dimensione che preferiamo, per questo non vediamo l'ora di salire sul palco. Abbiamo preparato un live energico, chi verrà ai concerti avrà modo di ascoltare i brani ma anche di divertirsi muovendosi».

LE DATE

19 aprile - Roma, Monk
27 aprile - Milano, Rocket

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