I Nomadi, una lunga storia da record

Ripercorriamo la carriera del gruppo italiano più longevo, formatosi nei dintorni di Modena nel 1963 da Beppe Carletti e l'indimenticato Augusto Daolio

27 Novembre 2017 alle 09:00

La storia dei Nomadi è lunga e costellata di record; nessun gruppo italiano ha una carriera così ampia alle spalle e pochi al mondo possono vantare di essere più longevi. Sono inoltre sul podio dei gruppi italiani che hanno venduto di più, precisamente al terzo posto con 15 milioni di dischi, dietro solamente ai Pooh (100 milioni) e i Ricchi e Poveri (22 milioni).

Con una carriera così vasta sono state tante le vicissitudini e i cambiamenti nella formazione, che di conseguenza hanno dato vita a diverse fasi musicali. Il nucleo storico si forma attorno al 1963 nei dintorni di Modena, con in prima linea il cantante Augusto Daolio e il tastierista Beppe Carletti. Dopo la scomparsa di Daolio nel 1992 il gruppo non si è fermato e Carletti ha rafforzato l’impegno umanitario, raccogliendo spesso fondi durante i concerti per la costruzione di scuole ed altre attività di solidarietà in molte parti del mondo.

In edicola con Sorrisi

Da martedì 28 novembre, in edicola con TV Sorrisi e Canzoni e Donna Moderna una collezione dedicata ai Nomadi: 13 uscite per celebrare il periodo musicale che va dal 1965 al 1992. Ogni uscita avrà un libretto arricchito con foto, memorabilia e un’intervista inedita a Carletti.

Tutti gli album sono in Digipack e il loro costo sarà di €9,99 (prezzo rivista esclusa). Il cofanetto verrà regalato con la prima uscita.

Gli esordi

I Nomadi iniziano la carriera nei locali della riviera romagnola, interpretando canzoni dei Moody Blues, degli Animals e dei Kinks, senza rinunciare quindi all’usanza dell’epoca di rifare in italiano i successi stranieri.

Gli anni sessanta sono d’altronde un periodo molto vivace a livello musicale in Italia, che nel dopo-boom si è arricchita economicamente ma impoverita socialmente. I giovani insoddisfatti si rivolgono alla musica e decine di gruppi compaiono e scompaiono, uniti dalla voglia di cambiamento e dal look di capelli lunghi e abiti colorati.

Il 1966 è un anno di svolta per i Nomadi, che riscuotono il primo successo al Cantagiro con l’inno beat «Come potete giudicar», versione italiana di «The Revolution Kind» di Sonny e Cher. Nello stesso anno il produttore del gruppo li affida a un giovanissimo Francesco Guccini, ancora un autore di canzoni sconosciuto, che di lì a poco firma i maggiori successi dei Nomadi, come «Noi non ci saremo», «Dio è morto», «Per fare un uomo» e «Canzone per un’amica».


I primi album e le canzoni di Guccini

Il primo disco «Per quando noi non ci saremo» (1967) presenta già elementi di novità nella partenza recitata del brano omonimo, oltre a cover folk-beat di Bob Dylan, Sonny e Cher e i primi successi composti da Guccini, tra cui la indimenticabile «Dio è morto». Il brano viene subito censurato dalla Rai per via dello scalpore suscitato dal contenuto, ma curiosamente Radio Vaticana ne comprende il vero significato e decide di trasmetterlo.


Nel 1968 viene pubblicato il secondo album (dal titolo «I Nomadi»), che continua nella tradizione delle cover con la romantica «Ho difeso il mio amore» dei Moody Blues e due brani dei Kinks («Insieme io e lei» e «Un figlio dei fiori non pensa al domani»). Prosegue la collaborazione magica con Guccini che regala al gruppo «Giorno d’estate», «Ophelia», «Per quando è tardi» e la celebre «Canzone per un’amica».


Gli anni '70: I Nomadi e la televisione

Agli inizi degli anni ’70 i Nomadi virano da un’espressione musicale folk a suoni dominati dall’orchestra. I 45 giri più fortunati sono «Io non sono io», che si classifica quarto al concorso Un disco per l'estate, la splendida «Ala bianca», cover del brano «Sixty Years On» di Elton John e il classico «Io vagabondo (che non sono altro)». Quest’ultimo, pubblicato nel 1972, sarà finalista a Un disco per l’estate ma soprattutto arriverà a vendere un milione di copie.


Il decennio vede inoltre i Nomadi sbarcare in diverse forme in televisione, a partire dalla partecipazione al Festival di Sanremo nel 1971 con il brano «Non dimenticarti di me», insieme a Mal.

Inoltre la canzone «Voglio ridere» diventa la sigla di coda del celebre quiz televisivo Rischiatutto (condotto da Mike Bongiorno). «Mille e una sera» diviene poi immediatamente popolare come sigla della trasmissione televisiva omonima, dedicata ai cartoni animati di tutto il mondo, in onda il sabato sera sul Secondo Programma.


Gli anni 70 sono un periodo musicalmente molto ricco per il gruppo, che pubblica anche il primo disco italiano realizzato in quadrifonia («I Nomadi interpretano Guccini», mixato ad Abbey Road a Londra) e spazia dalla musica psichedelica dell’album «Gordon» (1975) al blues-rock di «Naracauli e altre storie» (1978).

Nel 1979 danno vita a un’interessante esperimento, ispirato alla fortunata collaborazione tra la PFM e Fabrizio De André, con il disco dal vivo «Album concerto», in cui l’intesa tra Guccini e Daolio è vincente.

La crisi degli anni '80

Gli anni ’80 sono un periodo piuttosto complicato per i Nomadi, che si ritrovano senza casa discografica dopo le rescissioni dai contratti prima con la EMI e in seguito con la Compagnia Generale del Disco. La band è anche sfortunata e nel 1982 Beppe Carletti, Umberto Maggi e Paolo Lancellotti rimangono coinvolti in un incidente stradale, dovendo sospendere quindi l'attività dal vivo per alcuni mesi.

Il disco «Ci penserà poi il computer» (1985) contiene due canzoni di guerra molto efficaci («La bomba» e «Il pilota di Hiroshima») e un brano sugli ideali difficili da raggiungere («Sempre di corsa»). Sono però forti i contrasti tra i membri del gruppo e l’album del 1986 «Quando viene sera» sembra riflettere il pesante clima interno, solo parzialmente risollevato dal disco «Nomadi in concerto», che viene accompagnato dal sottotitolo inglese “Like a sea never dies” per scongiurare la crisi.

Tra la fine del decennio e i primi anni ’90 i Nomadi saranno purtroppo divisi anche da questioni legali, ad esempio sull’uso stesso del nome della band. L’unica nota positiva del periodo è il proficuo incontro con gli Inti-Illimani, durante un concerto a Firenze, con i quali nascono un'amicizia ed alcune collaborazioni.

«Gente come noi» e la scomparsa di Augusto Daolio

Nel 1990, grazie ad una nuova formazione, il gruppo si rinnova ed è spronato a ritrovare una vena creativa positiva. Il disco «Solo Nomadi» contiene «I ragazzi dell’olivo», una bella canzone contro la guerra in difesa dei più deboli, e «Salvador», un brano sulla libertà perduta in Cile.

L’ottimo momento prosegue con «Gente come noi» (1991), che testimonia la coesione raggiunta con i nuovi membri e ha brani decisamente politici come «Uno come noi», «Ma noi no!», «Ricordati di Chico» (dedicata a Chico Mendez ucciso per il tentativo di salvare la foresta amazzonica) e «Serpente piumato» (un’accusa ai venditori di morte). C’è spazio anche per canzoni in dialetto («Dammi un bacio»), riferimenti anni ’60 («Gli aironi neri»), atmosfere fiabesche («C’è un re»), melodie popolari («Salutami le stelle») e riflessioni sul ruolo dei ricordi, l’impossibilità di restare fermi, il grande amore per la vita («Ma che film la vita»).

È un nuovo momento magico nella storia dei Nomadi, che purtroppo subisce un brusco arresto nel 1992, a maggio con la morte del bassista Dante Pergreffi e ad ottobre con la tragica scomparsa di Augusto Daolio, dopo mesi di malattia.

La storia del gruppo, ad ogni modo, non si è fermata e Beppe Carletti, ultimo membro fondatore del gruppo, ha proseguito con diverse nuove incarnazioni della band. Al punto che nel 2013 i Nomadi hanno festeggiato i primi cinquant’anni di carriera.


Seguici