Paolo Belli: «Sono felice grazie alla musica (e a Deanna)»

Dopo il successo di “Ballando con le stelle” e del suo spettacolo teatrale, presenta il nuovo album

6 Maggio 2022 alle 08:24

«Quando alla fine dello spettacolo in teatro il pubblico si alza in piedi per la standing ovation, io mi guardo intorno e mi chiedo: “Ci sarà mica Bruce Springsteen nei paraggi?”». Paolo Belli si schermisce, ma il successo che ha ottenuto con il suo spettacolo appena concluso, “Pur di far commedia”, è reale. E ora l’aspettano un disco in uscita, “La musica che ci gira intorno”, un tour e, in autunno, “Ballando con le stelle”.

Paolo, i suoi 60 anni, da poco compiuti, sono da incorniciare!
«Ho quasi pudore a dirlo, vista la situazione generale che stiamo vivendo, ma... sono felice».

È tempo di bilanci.
«Ho avuto tanta di quella fortuna nella vita... una bella famiglia, i miei musicisti, gli amici, i miei maestri, un bel lavoro. Oddio, non mi ha regalato niente nessuno e lo dico serenamente, perché ho studiato, ho fatto sacrifici e tanta gavetta. Ma oggi sono esattamente dove da bambino sognavo di essere».

E dove sognava di essere?
«Negli show del sabato sera della Rai. Sono cresciuto con Walter Chiari, Alberto Sordi, Mina, con Carosone... Durante “Ballando con le stelle” il sabato entro in studio quando è ancora vuoto, mi metto al centro della pista e mi dico: “Paolo, ti rendi conto della fortuna che hai avuto nella vita? Sei esattamente dove sognavi di essere quando eri bambino”».

Come c’è riuscito?
«La passione per la musica mi ha portato fin qui».

Non ha sempre fatto il musicista però...
«Ho fatto l’elettricista, il benzinaio, il contadino, il commesso in un negozio di articoli musicali. Tutti lavori che facevo malissimo, però mi permettevano di studiare musica e poi la notte andare in giro a fare concerti: la passione era travolgente, non sentivo la fatica».

E il 6 maggio esce “La musica che ci gira intorno”, il suo nuovo disco. Sono 13 brani di successo della musica italiana, hit tra gli Anni 60 e 90, reinterpretati a modo suo, con delle collaborazioni come quelle con Stefano Fresi e con Arisa.
«Durante il lockdown ho riascoltato gli artisti che ho sempre amato. I miei musicisti erano fermi, la situazione complicata, allora ho pensato che (appena possibile) sarebbe stato il momento giusto per andare in sala di registrazione e tornare alla nostra vita, alla musica. È come se per i miei 60 anni mi fossi fatto un bel regalo: un album in stile grande orchestra, come piace a me».

Torniamo ai suoi 60 anni: ci arriva in forma. Ogni giorno in sella alla sua bici pedala per chilometri.
«Sì, ma solo per evitare i sensi di colpa quando mi siedo a tavola la sera per cena (ride). Pedalo per tre, quattro ore: la bici mi aiuta a scaricarmi e a pensare. Per esempio, ai doni che ho ricevuto dalla vita».

Della musica abbiamo già parlato: a quali altri doni si riferisce?
«A mia moglie Deanna. Siamo insieme da 40 anni e averla accanto è una fortuna: lei mi fa vedere la vita a colori. Anche emotivamente».

Che cosa intende?
«Prima se uno mi diceva: “Come sei figo!” io pensavo di essere Brad Pitt. Se viceversa uno mi diceva: “Sei brutto!” la prendevo malissimo. Deanna mi ha dato la giusta misura delle cose. E mi ha sempre detto: “Tu sai far bene il tuo lavoro, fai quello e basta, perché per tutto il resto sei un disastro! Ci penso io”. Sono un uomo pieno di insicurezze, che però svaniscono quando salgo su un palco: lì mi sento sicuro e capace di tenere tutto sotto controllo».

Perché sua moglie le dice che è un disastro?
«Tutto quello che è vita pratica mi riesce male: le bollette, le piccole riparazioni in casa... Deanna mi dice: “Non toccare niente, sennò fai saltare la luce a tutta la città!”. E facevo pure l’elettricista... (ride)».

Venticinque anni fa è entrato nella vostra famiglia Vladik, un bambino bielorusso.
«È metà del mio cuore, accanto a Deanna. Allora a Carpi c’era un progetto per ospitare in Italia i bambini che vivevano nelle zone colpite dalle radiazioni dopo l’incidente nucleare di Chernobyl, e abbiamo pensato di accogliere un bimbo. Era il 1997 e ricordo ancora il momento dell’arrivo del pullman con i 50 bambini bielorussi. Quando è sceso Vladik ce ne siamo innamorati fin dal primo istante. La cosa incredibile è che quando andavamo in giro insieme le persone dicevano: “Come ti somiglia!”. Adesso è alto, biondo, con gli addominali a tartaruga (ride)».

E poi?
«Quella prima volta è rimasto per un mese, poi è tornato a casa per frequentare la scuola. Ci dissero che non lo avremmo più potuto rivedere. Io invece ho smosso il mondo, sono riuscito faticosamente ad avere il contatto e poi negli anni è tornato più volte, siamo andati noi a trovarlo in Bielorussia e quando ha finito di studiare è venuto in Italia a lavorare con me».

E ora?
«Da cinque anni è tornato a vivere nel suo Paese per amore. La sua compagna è una fotografa molto quotata e lui ha deciso di rientrare per stare con lei. Ci sentiamo tutti i giorni, rispetto la sua scelta, ovviamente, ma certo ora siamo preoccupati per la situazione. È un momento complicato. Quello che riesco a dire è che mi auguro che questa follia finisca e che si possa tornare tutti a vivere in serenità. E che, ovviamente, possa riabbracciare Vladik al più presto».

Torniamo al lavoro. Con Milly Carlucci condivide l’esperienza di “Ballando con le stelle” da più di 15 anni, le ha dato consigli?
«No, ma io osservo tutto. Quando Milly dice una cosa è perché è ben preparata e se non la sa, chiede. Questo è un grande insegnamento: se devo parlare di un argomento studio per bene prima. E se non so, sto zitto. Ora per esempio quando finisco l’intervista ho lezione di inglese: voglio essere sempre più preparato. E poi salgo in sella e vado a pedalare. Almeno un centinaio di chilometri, che stasera a cena ci sono “i ciccioli” (ride)!».

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