Peppino di Capri: «Ho successo da 60 anni come il mio twist»

Mentre torna a impazzare il ballo che lanciò in Italia nel 1961, lui scrive nuove canzoni e va in tournée

Peppino di Capri
23 Luglio 2020 alle 15:05

Se il twist è tornato di moda con chi potremmo parlarne? Ma è ovvio, con “il Re del twist”, ovvero l’uomo che l’ha lanciato in Italia: Peppino di Capri. Lo trovo che sta partendo per una nuova tournée (sarà a Pescara, Forte dei Marmi, Udine) e mi dice: «Nelle mie serate, di twist ne faccio sempre almeno tre: “St. Tropez twist”, “Let’s twist again” e “Speedy Gonzales”». E allora finalmente voglio togliermi una curiosità...

Peppino, ma come è possibile che proprio lei, che viveva lontano su un’isola (per quanto bella come Capri), sia stato il primo a portare in Italia il nuovo ballo americano? Come l’ha scoperto?
«Tanto per cominciare io già a 4 anni suonavo per gli americani. In famiglia eravamo tutti musicisti e durante la guerra mio padre mi presentò al generale di stanza a Capri. Mi esibivo una volta a settimana. Poi rimasi sempre in contatto con la musica americana, un po’ perché sono un curioso, e un po’ perché lo zio Peter, che era emigrato in America, mi aveva spedito una radio con cui di notte ascoltavo il rock. Quindi, quando arrivò il twist ero già pronto. Ma per quello devo ringraziare Gerry Bruno dei Brutos».

Perché?
«Era a Parigi e mi chiamò parlandomi di un pezzo fortissimo. Era “Let’s twist again”. Gli chiesi di spedirmi lo spartito. Mi piacque, anche se non sapevo quale fosse il ritmo originale, per cui improvvisai. Appena la sentirono i discografici di Milano la incidemmo. E fu twist-mania anche in Italia».

Poi ne scrisse alcuni tutti suoi, come “St. Tropez twist”...
«Il bello è che non c’ero mai stato, a Saint-Tropez. Ma era un nome che stuzzicava la fantasia, mi faceva sognare grandi amori. Anni dopo, in una pausa di un Festival di Sanremo, con Gino Paoli decidemmo di andarci davvero. Una delusione! Pioveva, faceva freddo... Però la canzone triplicò l’afflusso di turisti e dieci anni fa mi hanno dato le chiavi della città. Una bellissima cerimonia. Sulle vetrine dei negozi c’era scritto: “Grazie Peppino!”».

Era un innovatore...
«Si, infatti a Napoli gli ascoltatori più anziani dicevano: “Ma come si permette questo?”. Io però cantavo anche i classici della tradizione napoletana e li facevo conoscere ai giovani. Capitava che mi chiedessero: “Che bella “Voce ’e notte”! Quando l’hai scritta?”. E io: “Guardate che è del 1904”. Ero così innovatore che mi feci scippare “Scende la pioggia” da Morandi».

In che senso scusi?
«Ero stato in tour in Australia e avevo sentito il pezzo originale. Ero così entusiasta che l’avevo provato sull’aereo, per la disperazione degli altri passeggeri. All’arrivo la propongo ai discografici che dicono: “Ma no, Peppino, adesso vanno pezzi più romantici”. Poi l’ha fatta Morandi... Quante gliene ho dette! Ai manager, eh, non a Gianni».

In tour ci va ancora oggi.
«È la mia vita. La quarantena è stata terribile: quattro mesi chiuso in casa con la sola compagnia di Kanty, la mia domestica. Ogni tanto volevo uscire, mi affacciavo dalla finestra, erano tutti senza mascherina... Meglio di no! Però almeno ho scritto “Aspettanno”, un bel pezzo sul lockdown. E adesso finalmente riparto per presentare il mio ultimo disco “Mister... Peppino di Capri”. Contiene una canzone che amo moltissimo, “Vorrei rivivere”, dedicata a Giuliana, la mia seconda moglie, che ci ha lasciato un anno fa».

Mi racconta i segreti delle sue canzoni più famose? Per esempio il suo primo successo, “Nun è peccato”...
«Ci avevano chiamato a Milano per registrare dei “provini” e la eseguii con altre 11 canzoni. Tornato a Capri, mi telefonano: “Guarda che uscirà il disco”. “Allora torno su per inciderlo”. “No, no, vanno benissimo i provini! Li stiamo già stampando...”».

La romantica “Roberta”?
«Confesso: è una canzone che non mi diceva molto. Poi, una notte, alle cinque, ho l’idea di cambiare il testo per dedicarla a mia moglie. La sveglio e tutto emozionato le chiedo: “Posso cominciare con il verso “Roberta, ascoltami”? E lei: “Puoi fare quello che vuoi, basta che mi lasci dormire”. Poi per lanciarla proprio Sorrisi regalò una copia del disco a tutte le lettrici di nome Roberta. Ne avete spedite 4.500».

“Champagne”?
«Se in concerto non la eseguo c’è la rivolta. La suonano ai matrimoni. Io vorrei dire: “Ma l’avete ascoltato bene il testo? Parla di una donna che era di un altro, non mi sembra tanto adatta”. Però sono contenti, e allora...».

Dall’Africa fino ad Achille Lauro, la formidabile storia del ballo che “si torce”

È spensierato, estivo e... non infrange le regole sul distanziamento sociale (infatti si può ballare in coppia, ma senza contatto fisico con il partner). Sarà per questo che il twist sta tornando di moda? O per effetto dell’ultimo successo di Achille Lauro, “Bam bam twist”? Comunque sia, ecco tutto quello che dovete sapere su questo irresistibile ballo.


Il nome La parola “twist” in inglese significa “torcersi”.
Dall’Africa Secondo varie fonti i movimenti del ballo nascono nell’Africa occidentale (ma altri dicono nel Congo) e arrivano in America con gli schiavi.
La prima star Fu Hank Ballard a scrivere, nel 1958, il pezzo “The twist”, ma fu Chubby Checker a portarlo al successo nel 1960, rinnovandolo l’anno dopo con “Let’s twist again”. Il nuovo ballo divenne subito una vera mania. Poi i Beatles contribuirono alla moda con “Twist and shout” nel 1963.
Da ballare e cantare Tra le canzoni più celebri ispirate al twist, oltre a quelle già citate, ricordiamo anche “Everybody’s twistin’” di Frank Sinatra, “Twist italiano“ di Lou Monte, “Your sister can’t twist (But she can rock ‘n’roll)” di Elton John, “Twisting by the pool” dei Dire Straits e, in Italia, “Champagne twist” di Mina, “Guarda come dondolo” di Edoardo Vianello, e “Datemi un martello” e “Amore twist” di Rita Pavone.
Sigaretta e asciugamano Il passo base del twist viene spesso insegnato con una indicazione semplice ma efficace: «Fate finta di strofinarvi un asciugamano sulle reni (facendolo passare dietro la schiena) e allo stesso tempo di spegnere una sigaretta sotto la scarpa. Ecco, state già ballando il twist!».
Al cinema Il twist più celebre del grande schermo è quello che John Travolta e Uma Thurman danzano sulle note di “You never can tell” di Chuck Berry nel film “Pulp fiction” (1994) di Quentin Tarantino.
All’italiana La scena del film di Tarantino viene citata nel videoclip di “Bam bam twist” di Achille Lauro, dove Claudio Santamaria e sua moglie Francesca Barra accennano gli stessi passi di danza.
Nuove versioni È una vera rivisitazione del ballo, invece, quella che Lady Gaga ha fatto nel videoclip di “Bad romance”, il suo grande successo che ha venduto oltre 12 milioni di copie nel mondo.
Tutti nel Guinness Un altro record è quello stabilito da oltre 4 mila amanti del twist che l’11 ottobre 2012 si sono riuniti a DeLand (Florida) per ballare insieme a Chubby Checker. E sono finiti nel Guinness dei primati.

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