PIERDAVIDE CARONE torna al serale di AMICI: «Mi hanno convinto Maria e Lucio»

«Ero a Sanremo quando è arrivata la proposta della De Filippi» ricorda il giovane cantautore, l'unico artista maschile di «Amici» ad aver conquistato la vetta della Superclassifica. «Io ho detto subito di sì, ma poi ho chiesto un parere a Lucio. E lui mi ha detto: “Se non ci vai sei uno psicopatico”»...

29 Marzo 2012 alle 19:25

Tra i nove Big del serale di «Amici», Pierdavide Carone è l’unico artista maschile ad aver conquistato il primo posto della Superclassifica: accadde poco meno di due anni fa, quando «Una canzone pop» fece il botto vendendo 90 mila copie in una settimana, cifra record per un artista esordiente. Lo intervistammo la prima volta proprio in quei giorni. Vestito come Rino Gaetano, uno dei suoi idoli, parlò con noi delle sue aspirazioni di cantautore, di come era nata la canzone più bella, «Di notte», della soddisfazione di aver vinto Sanremo come autore di «Per tutte le volte che..», il brano portato alla vittoria da Valerio Scanu, e del grande rapporto di amicizia che aveva stretto con Enrico Nigiotti, l’altro cantautore protagonista della nona edizione di «Amici».

Quello che allora ci aveva colpito di lui, ovvero la modestia e la passione per la musica (non solo i cantautori italiani ma anche il rock and roll e i Beatles), ci colpisce nello stesso modo anche oggi. Lui ad «Amici» torna per due persone, la prima è Maria De Filippi: «Se ho accettato di sottopormi a questo esame è per non rinunciare alla possibilità che ancora una volta questa grande donna dà a chi, come me, cerca di farsi spazio nella discografia. In un momento poi in cui la definizione di discografia è quanto mai aleatoria» spiega.

La seconda persona che lo ha convinto è Lucio Dalla. In un primo momento Pierdavide non lo nomina, preferisce chiamarlo «il mio direttore d’orchestra», forse per non ostentare quel rapporto di amicizia e di fiducia che Pierdavide aveva saputo instaurare con il grande cantautore. «Ero a Sanremo quando è arrivata la proposta di Maria» ricorda. «Io ho detto subito di sì, ma poi ho chiesto un parere a Lucio. E lui mi ha detto: “Se non ci vai sei uno psicopatico”. Una risposta laconica».

Quando ne parla, Pierdavide sorride e ci spiega come intende omaggiare «il suo direttore d’orchestra» all’interno di «Amici»: «Il miglior omaggio sarebbe riuscire a renderlo orgoglioso di me in qualsiasi cosa io possa cimentarmi, non solo qui ma anche nella vita. E spero di poter cantare i brani che ho inciso con lui riuscendo a percorrere e a trasmettere al pubblico il filo conduttore dell’album».

In realtà, Pierdavide il suo omaggio a Dalla lo ha già fatto pubblicamente, all’inizio della puntata di «Amici» del 3 marzo, il giorno prima del funerale. Ad assistere alla sua toccante interpretazione di «Ayrton», lui da solo nello studio vuoto, c’erano a casa oltre tre milioni di italiani. «In quei giorni con me Maria è stata molto discreta e molto sensibile» racconta. «Ha assecondato la mia volontà di cantare a teatro vuoto, altrimenti non ce l’avrei fatta, la ferita era troppo fresca. Eravamo solo io, la chitarra e il cameraman. E ha lasciato che cantassi un brano non scontato, non così popolare, ma che rispecchiava il mio stato d’animo. Cantando di Senna ho cantato di Lucio. E non mi sono preoccupato della qualità, della tecnica. Ho cantato lui, per lui e per me, cercando di esorcizzare tutto quello che stava succedendo. Non mi sono nemmeno riascoltato».

Due anni fa, Carone ha aperto la strada ai cantautori che sono venuti dopo, compreso Virginio, il campione in carica, e Gerardo, l’allievo più discusso di questa undicesima stagione. «Anche se io non posso lamentarmi di come sono stato giudicato mentre ero nella scuola, devo riconoscere che in generale un cantautore è sempre più a rischio in una situazione come questa» spiega. «Per definizione un cantautore ha in sé pregi e difetti, si mette più a nudo. Spesso più che con la voce conquista il pubblico con il cuore e la mente. Ma è sempre stato così: negli Anni 60 l’avevano vinta i cantanti puri, ma un po’ alla volta i cantautori sono emersi e gli interpreti sono rimasti dov’erano. Di quei cantautori, invece, ne parliamo ancora oggi. La loro strada è stata più tortuosa ma di sicuro più longeva».

A pochi giorni dall’inizio della gara, Pierdavide si prepara a domare l’ansia che un appuntamento così importante inevitabilmente genera: «È la stessa che si prova ogni volta che si va a proporre qualcosa di strettamente personale» spiega. «È un’ansia che devo domare per canalizzarla verso la positività. Ma questo vale per Sanremo, per i concerti, ma anche per le session in studio».

Quando gli chiediamo chi manca in questo torneo dei big, ovvero chi farebbe entrare se potesse decidere lui, Pierdavide risponde, come sempre, con il cuore: «Enrico, perché lui è mio fratello. Non riusciamo a vederci quanto vorremmo, ma ci sentiamo. Io so che c’è, lui sa che ci sono. Perché i rapporti veri e consolidati non si perdono nel momento in cui si spengono le luci».

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