Non vuole essere definito cantautore né poeta, ma semplicemente “artista”: è nato il 4 aprile del 1951 e le sue canzoni ci hanno fatto sognare, sorridere e anche versare qualche lacrima. Inoltre, è il cantautore con il maggior numero di riconoscimenti da parte del Club Tenco, con sei targhe Tenco e un Premio Chiara.
Francesco De Gregorioggi compie 67 anni e i suoi storici brani continuano a non stancarci mai. Dalle canzoni d’autore ai pezzi rock, fino a brani alcuni che sembrano quasi poesie o storie per le metafore e le allegorie che vi aleggiano, le melodie di De Gregori sono così leggere che ci trasportano in un universo lontano, fatto di immagini bellissime ed eteree. Ripercorriamo i suoi brani più emozionanti, tenendo i fazzoletti alla mano in caso di lacrima facile.
Tanti auguri Francesco!
Rimmel
È il brano che l’ha consacrato a cantautore e artista, ed è sicuramente uno dei suoi pezzi più riusciti: il pezzo racconta un addio di due amanti, un addio freddo, nostalgico e malinconico. Un addio fatto di rimpianti per il passato e di rimorsi verso il futuro. De Gregori riesce a dipingere così bene l’immagine della ragazza, avvolta dal suo collo di pelliccia, infastidita dal vento gelido, tanto da farcela quasi vedere, sfiorare.
Riusciamo quasi a percepire la malinconia, invece, del giovane amante, che si chiederà del futuro della sua ormai ex fidanzata, ormai abbattuto dal destino infausto: «Ora le tue labbra puoi spedirle ad un indirizzo nuovo, e la mia faccia sovrapporla a quella di chissà chi altro».
La Donna Cannone
Questo pezzo ci racconta una fiaba, una di quelle col fondo di verità: il brano, infatti, fu ispirato da un articolo di cronaca, il cui titolo recitava “La donna cannone molla tutti e se ne va”. La donna cannone infatti, attrazione principale del circo, aveva abbandonato tutto e tutti per inseguire la sua storia d’amore, e realizzare così il suo sogno. De Gregori, col suo tocco di Re Mida, riesce a rendere una poesia un fatto di cronaca che ai nostri occhi potrebbe passare inosservato.
Nel brano di De Gregori la donna si spoglia del suo peso, diventa leggera come una libellula per poter volare insieme al suo amore in cieli lontani, e fa volare anche noi ascoltatori in un cielo fatto di stelle calde e brillanti: «Ma voleremo in cielo, in carne e ossa, non torneremo più».
Buonanotte Fiorellino
Una ballata " a valzer" che sa di ninna-ninna, da cantare ai bambini quando stanno andando a letto o alla propria amata prima di rimboccarle le coperte quando si addormenta sul divano. Il brano parte di una leggerezza che lascia senza fiato, e prosegue alzandosi di mezzo tono, per diventare di una malinconia unica. Le metafore di De Gregori non sono sempre di facile associazione, infatti questo brano, ai tempi, fu aspramente criticato, ritenuto “uno zuccheroso bisbiglio da cantante confidenzial-lezioso francamente insopportabile”, in cui “non mancano le metafore evocative senza nessi logici, e così c'è pure un raggio di sole, che stride e con la notte di cui alla buonanotte, sia con il tono tutto sommato dimesso di tutta la canzone”.
Tutte queste metafore quasi senza un nesso, interpretabili da ciascuno secondo i suoi desideri e umori, la rendono una ninna nanna piacevolissima e poetica, da cantare insieme sulle note di «Il granturco nei campi è maturo, ed ho tanto bisogno di te».
Generale
Uno dei suoi pezzi più famosi, dovuto anche in buona parte dalla cover di Vasco Rossi del 1996. Una ballata lenta, sofferta, ma dietro quel digrignare stridente dei denti si nasconde un sorriso, il sorriso di chi sa che la guerra è finita e finalmente può tornare a casa dalla sua famiglia. Questo brano ci dipinge un paesaggio collinare, visto dagli occhi di un soldato in guerra, che per l’appunto non vede l’ora di tornare a casa.
Come in tutti i pezzi di De Gregori, ci troviamo catapultati in un quadro, fatto di colline, treni, contadinelle innocenti e, finalmente, la fine della guerra, la pace, i festeggiamenti in famiglia e, alla fine, una sorta di nostalgia per quella guerra che tanto ci ha logorato ma che tanto ci ha lasciato dentro. «Generale queste cinque stelle, queste cinque lacrime sulla mia pelle che senso hanno dentro il rumore di questo treno».
La Leva Calcistica della Classe '68
Anche per questo brano, De Gregori attinge ad un immaginario del quotidiano: un ragazzino che prova a fare un provino per una squadra di calcio: un ragazzino piccolo, emozionato e, soprattutto, spaventato. Ce lo dipinge bene questo Nino, “con le scarpette di gomma dura, dodici anni e il cuore pieno di paura”, che quasi riusciamo a vederlo davanti a noi: un bambino minuscolo che trema davanti ad una porta, pronto a tirare il rigore decisivo. Vorremmo abbracciarlo Nino, e ripetergli le frasi di Francesco: “Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore”.
E ripetergli all'orecchio quel mantra, che è quasi un consiglio di vita: «Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia».
«Siamo amici da 50 anni ma pensavamo che le nostre voci non andassero d’accordo. Invece... Vi aspettiamo al nostro grande concerto allo Stadio Olimpico di Roma il 5 settembre 2020!»