Dori Ghezzi, cantante e vedova di Fabrizio De André, compie 72 anni il 30 marzo. Nel corso della sua carriera ha partecipato sei volte al Festival di Sanremo e nei primi anni settanta ha avuto grande successo in coppia con il cantante americano Wess. Insieme hanno cantato brani come «Voglio stare con te», «Un corpo e un’anima» ed «Era» (con cui arrivano terzi all’Eurovision del 1975).
In occasione del suo compleanno, abbiamo selezionato alcune canzoni di De André in cui Dori ha aggiunto la propria voce e altre legate a momenti importanti del loro rapporto (tra cui il celebre sequestro in Sardegna nel 1979).
«Valzer per un amore»
Dori e Fabrizio si conoscono nel 1974 mentre lui sta registrando l’album «Canzoni» e lei, nello studio di fianco, il suo nuovo disco solista. Negli studi milanesi della Fonorama Fabrizio la avvicina durante una pausa e la invita ad ascoltare il brano che ha appena inciso, «Valzer per un amore». «Il testo invita una donna a non attendere la vecchiaia per donarsi all’amore ed era un invito elegante e nello stesso tempo esplicito», ha raccontato la stessa Ghezzi, «Con me ha funzionato». Il brano è doppiamente importante perché la musica di questa canzone (di Gino Marinuzzi) è la stessa che il padre scelse di mettere sul giradischi mentre Fabrizio nasceva in casa.
«Volta la carta»
La prima apparizione di Dori Ghezzi in un brano di De André risale al 1978; il disco è «Rimini», in cui il cantautore cambia stile, avvicinandosi al folk e al pop, e in cui per la prima volta sembra disimpegnato politicamente. «Volta la carta» ne è un esempio, con un testo che si ispira a filastrocche di diverse tradizioni italiane, unendo immagini molto diverse tra loro attraverso la frase “volta la carta”. I riferimenti sono decisamente vari, dal ritornello ispirato alla canzone popolare «Angiolina, bell’Angiolina», alla strofa che cita un altro brano popolare, «Madamadorè».
«Andrea»
La voce di Dori compare anche in uno dei pezzi più celebri di De André, ovvero «Andrea», sempre nell’album «Rimini». La canzone è innanzitutto un inno contro la guerra (come già aveva fatto ne «La guerra di Piero»), ma in questo caso Fabrizio decide di raccontare una storia d’amore omosessuale durante la prima guerra mondiale. Perciò il brano è diventato non soltanto un’ode antimilitarista, ma una celebrazione della diversità in generale. De André ha spesso eseguito Andrea a luci accese durante i concerti, dedicandola ai “figli della Luna” (come li chiamava Platone), per dimostrare che «almeno in Europa si può essere semplicemente se stessi senza più bisogno di vergognarsene».
«Hotel Supramonte»
Se si dovesse scegliere una sola canzone che racconti la storia d’amore tra Dori e Fabrizio sarebbe questa. Dal 27 agosto 1979 fino a fine dicembre, i due vengono rapiti in Sardegna dall’Anonima sequestri e rilasciati solo dopo il pagamento del riscatto di 550 milioni di lire. La terribile esperienza, oltre a rafforzare il loro amore, ispira questa canzone in cui il cantautore si riferisce a Dori come “una donna in fiamme”, per via delle sue risposte infuocate che guadagnarono il rispetto dei sequestratori. L’Hotel Supramonte del titolo fa riferimento al soprannome usato dagli stessi banditi per il luogo dov’erano prigionieri, anche se si trovavano in realtà nelle montagne di Pattada.
«Jamin-a»
Come ha spiegato la stessa Ghezzi, sono poche le canzoni dedicate a lei: «Lui mi disse dall’inizio, chiaro e tondo, nelle mie canzoni io trasformo la gente, invece tu devi sempre restare quella che sei». Per questo motivo ha spesso ribadito di non essersi sentita una musa. De André ha sempre detto, però, che una canzone in particolare era stata ispirata dalla moglie, senza voler rivelare quale. In una intervista a Repubblica Dori ha esposto la sua ipotesi: «Penso, dovrei dire spero!, sia Jasmina, la compagna che ciascun marinaio spera d'incontrare in ogni porto dopo le spericolate avventure in mare. Sono tante storie in una storia e in fondo anche la nostra è stata così». La canzone è inclusa in «Creuza de mä», il disco capolavoro del 1984 scritto insieme a Mauro Pagani.
«Khorakhané»
Nell’ultimo album prima della scomparsa di De André, «Anime salve», Dori torna a cantare come corista in diversi brani, tra cui le celebri «Prinçesa» e «Dolcenera». Ma è in «Khorakhané» che possiamo sentire chiaramente la sua voce, nel finale cantato in romaní, lingua madre del popolo Rom protagonista della canzone, tratto da una poesia del Rom Giorgio Bezzecchi. La canzone vuole celebrare lo stile di vita e la grande libertà di questo popolo ed il titolo si riferisce a un sottogruppo particolare delle regioni di Kosovo, Bosnia e Montenegro. La parte cantata da Dori è l’emblema di questa celebrazione, spiegata anche dal cantautore durante un concerto: «sarebbe un popolo da insignire con il Nobel per la pace per il solo fatto di girare per il mondo senza armi da oltre 2000 anni».