Il 25 giugno 2009 ci lasciava il King of Pop. La sua musica, però, non ha mai smesso di farci compagnia mostrandoci lati sempre inediti
Sono già passati dieci lunghi anni da quella drammatica telefonata che alle 12:21 della mattina di giovedì 25 giugno 2009 chiedeva di inviare con urgenza un'ambulanza presso una certa villa di Hombly Hills, sulle alture di Los Angeles. Dieci anni dalla morte di Michael Jackson, miliardi di inevitabili chiacchiere e due complicati dischi postumi (Michael e Xscape) che poco hanno aggiunto al mito che - a differenza nostra - non invecchia.
La playlist che segue è una rilettura - si spera non banale - basata su dieci canzoni "culto", tratte da uno strepitoso repertorio che va dal 1979 al 2001. Canzoni meno citate di altre, ma non per questo meno interessanti o coinvolgenti.
Le hit planetarie di MJ, d'altronde, sono tuttora conosciute a memoria da centinaia di milioni di ascoltatori e non ci sembrava il caso di indulgere nell'ovvio o nel fin troppo conosciuto.
Burn This Disco Out (1979)
Ultima traccia di Off The Wall, epocale disco di debutto della fase adulta di Michael. In realtà l'album - divenuto celebre per i gettonatissimi singoli Don't Stop 'Til You Get Enough, Rock With You e la stupenda She's Out Of My Life - era già il quinto della lista per il più dotato dei fratelli Jackson, ma il precedente (Forever, Michael del '75) uscì quando il cantante era ancora minorenne.
Qua, invece, si respira sia un'aria nuova (la produzione scintillante di Quincy Jones), ma anche una voglia palpabile di mandare in pensione la disco music di metà Anni 70 per dedicarsi finalmente a qualcosa di nuovo.
La grandeur di Burn This Disco Out però è tale, così come l'allegria dei fiati mischiata al fascino del funk e agli svolazzi della voce di MJ, che non è un azzardo definire lo stesso Off The Wall come il capolavoro definitivo dell'epoca disco (1975-1980) con buona pace di Donna Summer, Barry White e i Bee Gees. Si parte col piede giusto, insomma.
Human Nature (1982)
Quinto singolo estratto dall'album più venduto di tutti i tempi (110 milioni di copie), Human Nature non ha ottenuto lo stesso successo globale delle varie Billy Jean, Beat It o della titletrack Thriller, ma si fregia di un candore pop (il "Why? Why? Why?" ripetuto come un mantra da Michael) che lascia letteralmente annichiliti.
Sinuosa synth ballad con lo zampino dei Toto (la compose Steve Porcaro, fratello del povero Jeff, e all'arrangiamento finale parteciparono anche Steve Lukather e David Paich), colpì fin dall'inizio l'orecchio attento di Quincy Jones che la scovò in forma strumentale su di una cassettina e insistette a più riprese per farla entrare nell'album. Rendendo lo stesso Porcaro ricco per l'eternità.
Col passare degli anni è stata coverizzata anche da gente come Miles Davis (che la inserì nel suo You're Under Arrest del 1985), i Boyz II Men (che andarono a nozze con tutte quelle armonie vocali) e il bluesman John Mayer.
Per più di un critico americano resta "la miglior canzone di Thriller e una dellle poche ballate adulte degli Anni 80 che merita di essere ricordata". In parole povere: un capolavoro.
Liberian Girl (1987)
"Liberian Girl, chi penserebbe mai ad una cosa del genere? Si tratta di qualcosa di straordinario, le immagini e tutto il resto: è una fantasia spettacolare!": la citazione è di Quincy Jones e, detto tra di noi, ci sarebbe poco altro da aggiungere se non far partire il brano in questione. Che fu il nono (si avete letto bene: il nono) singolo di Bad, un album che è invecchiato perfino meglio del celebratissimo Thriller.
Anche per merito di Liberian Girl, ovviamente. Una ballad che, nella sua forma esotica e jazzata, potrebbe anche ricordare qualcosa di Sade, ma in realtà è Michael purissimo, escapista nei confronti della Madre Africa eppure contemporaneamente così calato nella civiltà occidentale.
Il video, poi, con tutto quel cast interminabile di celebrità hollywoodiane che si prestano volentieri al gioco, sottintende che l'allora trentenne signor Jackson era davvero la persona più popolare al mondo. Perfino più del Presidente degli Stati Uniti.
Man In The Mirror (1987)
La Imagine di Michael Jackson nonché il brano più scaricato da iTunes nei tristi giorni di quel fine giugno 2009 quando ci fu da organizzare un funerale pubblico allo Staples Center di Los Angeles.
Il vastissimo, mastondontico popolo di MJ d'altronde doveva attaccarsi a un pezzo in particolare per sopportare un lutto così tremendo e scelse questo. Così come milioni di fan dei Beatles adottarono immediatamente Imagine la notte dell'8 dicembre 1980 subito dopo il traumatico assassinio di John Lennon.
Scritta dalla coppia Siedah Garrett e Glen Ballard, questa gemma paradossalmente rischiò di non entrare in Bad, perché venne alla luce a lavori quasi ultimati. Eppure quando Quincy Jones la propose in forma abbastanza grezza a Michael, la sua risposta fu oltremodo perentoria: "Registrala e basta, Quincy!".
Gospel stellare retto da una performance semplicemente spiritata (dallo schiocco di dita iniziale fino allo scat jazz estatico che duella col coro), Man In The Mirror è mille volte meglio della melensa We Are The World, ci mostra il volto sociale di MJ (ci verrebbe da scrivere addirittura "politico") e rappresenta, nè più nè meno, il testamento definitivo di una leggenda.
Why You Wanna Trip On Me (1991)
Dangerous, uscito a fine 1991, fu un album immenso anche se molti critici lo hanno ridicolizzato e sminuito come il disco superato in classifica da un certo Nevermind dei Nirvana che, nel gennaio del 1992, arrivò addirittura a soffiargli la vetta delle chart americane. Eppure qui abbiamo davvero a che fare con un capolavoro assoluto per il semplice fatto che questa è musica diversa da tutte le altre ascoltate finora.
Mai uscita come singolo e canzone di certo dimenticata dal pubblico generalista, Why You Wanna Trip On Me è rabbia allo stato puro (il titolo potremmo tradurlo con un bel "Perché volete prendervela con me?") in cui Jackson si sfoga verso i continui affondi morbosi della stampa scandalistica di mezzo mondo. E lo fa non cedendo di un centimetro tra ritmiche intense e sublimi armonie vocali. Chitarre hard rock (l'intro del pezzo suonata dal fidato Paul Jackson Jr.) e funk rapido e sincopato.
In pratica l'anima di quello che passò allo storia come New Jack Swing, vale a dire il suono urban più terremotante di tutto l'universo black. Creato dal genio di Teddy Riley (qui ovviamente alla produzione) e vera e propria colonna sonora di quei primi anni '90 (non c'era film poliziesco o commedia sentimentale che non lo adoperesse). Alzate il volume e sfogatevi.
Give In To Me (1991)
La prima volta che la ascolti non ci credi e, difatti, la fai ripartire da capo. Incredibile, il malinconico arpeggio iniziale (eseguito da Slash dei Guns N' Roses come l'assolo-fiume che incendia il pezzo) ricorda How Will I Laugh Tomorrow, una ruvida ballata dei losangelini Suicidal Tendencies uscita appena qualche anno prima. I Suicidal Tendencies citati da Michael Jackson? Ci deve essere sicuramente un errore.
Eppure la grandezza di Dangerous sta proprio in questa sua assurda ed esplicita capacità di unire l'hard rock bianco alle sinuosità ritmiche della musica nera (non a caso il singolo di punta si intitolava Black or White) e l'indimenticabile Give In To Me, da questo punto di vista, è il momento elettrico più eccitante di tutto il disco, a cavallo tra Nirvana, Guns N' Roses e per l'appunto Suicidal Tendencies.
L'edizione americana del magazine Rolling Stone la definì non a a caso: "Una delle canzoni più magistralmente oscure di Michael Jackson oltreché un pezzo dove gli interventi di Slash alla chitarra sembrano lugubri ragnatele". Della serie: bersaglio colpito e affondato.
D.S. (1995)
Se Dangerous era l'album innovativo uscito nel momento sbagliato (il mondo musicale stava cambiando in quel 1991 e a farne le spese furono proprio le superstar del decennio precedente, Jackson compreso), il monolitico HIStory: Past, Present and Future Book 1 - a metà tra sontuosa raccolta e album di inediti - rappresentava un'invasione di nuova musica. Pronta, nelle intenzioni del suo autore, a ridare credibilità commerciale all'uomo che l'aveva maniacalmente composta.
Le cose non andarono esattamente così visto che le classifiche americane, a metà Anni 90, erano piene zeppe di rapper minacciosi (Ice Cube) e svenevoli cantanti RnB (R. Kelly), tutta gente che doveva qualcosa sicuramente a Michael, ma che non intendeva in ogni maniera cedergli il passo.
HIStory sarebbe comunuque passato alla "storia" per via di svariate canzoni memorabili (il duetto Scream con la sorella Janet Jackson, Stranger in Moscow, Earth Song ecc.), ma anche per tracce funky rock rabbiose come questa misteriosa D.S. Che era dedicata a Tom Sneddon, il procuratore di Santa Barbara (California) che condusse - tra il 1993 e il 2005 - le prime indagini sugli abusi sessuali di cui il cantante è stato accusato.
Alla chitarra c'è nuovamente Slash e il brano si basa su un sample di Owner Of A Lonely Heart dei prog-rocker Yes (anche se all'epoca non se ne accorse quasi nessuno). L'ennesimo concentrato di energia e cantato a singhiozzo in cui Jackson rifiuta (e non sarà la prima nè l'ultima volta) il ruolo di vittima sacrificale immolata sull'altare dei media.
Come Together (1995)
La versione di Come Together, il pezzo che apriva Abbey Road dei Beatles, realizzata amorevolmente da Michael Jackson girava già da tempo negli archivi personali del King Of Pop.
Registrata a fine Anni 80 come suggello all'acquisto miliardario del catalogo Beatles/ATV (i diritti discografici dei Fab Four) da parte dello stesso cantante americano, la Come Together griffata Michael si sentiva per qualche istante nella pellicola Moonwalker del 1989 e doveva uscire in pompa magna l'anno successivo come pezzo trainante del film Giorni di Tuono con Tom Cruise.
Incredibilmente l'accordo tra la Sony e la produzione hollywoodiana saltò e di quella pellicola ambientata nel mondo delle corse NASCAR ricordiamo oggi un'altra cover da pelle d'oca: Knockin' On Heaven's Door (Bob Dylan) nella calorosa versione dei Guns N' Roses.
Jackson non si diede per vinto, recuperò la "sua" Come Together sul mastodontico HIStory e, riascoltandola oggi, si capisce quanto entrò nel cuore di tale canzone. Non privandola del blues, ma inasprendone allo stesso tempo il suo lato più funky.
Morphine (1997)
Come il titolo lascia ampiamente presagire, una canzone che parla di droga. Una confessione che non ti aspetti. Contenuta in un album interlocutorio come fu Blood On The Dance Floor - HIStory in the Mix.
Un lavoro strano, anomalo (5 inediti + 8 remix tratti da brani del precedente HIStory), dal profilo incredibilmente basso (negli Stati Uniti andò malissimo e qulacuno ne ignora tuttora l'esistenza), che servì solo a lanciare la leg europea del HIStory World Tour, l'ultima tournée mondiale, a cavallo tra il 1996 e il 1997.
Ode straziante al Demerol (la morfina che portò la popstar alla tomba e di cui aveva cominciato ad abusare fin dagli Anni 90), Morphine ha un tessuto sonoro opprimente, industrial, quasi alla Nine Inch Nails e un testo talmente tossico che sarebbe potuto uscire dal taccuino di Kurt Cobain.
Uno shock per chi aveva cementificato l'immagine di Michael nel periodo pulito e dorato compreso tra Off The Wall e Bad, ma i veri fan sapevano perfettamente quanto fosse andato avanti negli anni più controversi della sua carriera. Una delle sue canzoni più ambiziose in assoluto. E triste, maledettamente triste.
Unbreakable (2001)
Invincible fu l'ultimo album inciso in studio da Michael Jackson quand'era ancora in vita. Uscì nel 2001 e fu un "insuccesso" per quei tempi. Termine da prendere ovviamente con le pinze visto che vendette comunque 11 milioni di copie, cifre assurde per il mercato discografico odierno.
Dopo di esso il cantante passò il resto di ciò che gli restava da vivere (otto anni) da recluso, continuando ad accumulare una quantità notevole di musica senza mai trovare il modo di assemblarla e pubblicarla. Ecco spiegata la ragione di dischi postumi, assolutamente imperfetti, come Michael (2010) e Xscape (2014).
Unbreakable, a sua volta, è il brano che apre Invincible e si fregia di un breve e incisivo rap di Notorious B.I.G., featuring postumo visto che la star dell'hip hop era già stata assassinata a Los Angeles il 9 marzo 1997 nel corso di una sparatoria mai del tutto chiarita.
Una canzone feroce, dal ritmo particolarmente pulsante. Un Jackson al cubo, non ancora domo (e mai lo sarebbe stato) che mordeva le sonorità tecnologiche del RnB e che fece esclamare ad un critico statunitense: "Stiamo parlando di una compozione così forte che i venditori di impianti stereo dovrebbero usarla per mettere in mostra le meraviglie di cui sono capaci gli ultimi modelli".