(Quasi) tutte le strade portano a… cantare

In Italia sempre più vie e piazze vengono intitolate a grandi artisti della musica pop

Fabrizio De Andrè
30 Ottobre 2020 alle 08:39

«Quando sulle targhe di vie e piazze i nomi dei musicisti supereranno quelli dei condottieri» dice il direttore d’orchestra Vince Tempera «l’Italia potrà finalmente ritenersi un Paese votato alla pace e soprattutto fregiarsi del titolo che merita: “Culla internazionale della melodia”».

Per ora in materia di toponomastica musicale siamo sulla buona… strada. Negli ultimi vent’anni le aree pubbliche intitolate ad artisti hanno avuto la meglio rispetto a politici e militari. Se Giuseppe Verdi, Giacomo Puccini e Goffredo Mameli erano già ampiamente rappresentati nel competere con Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Mazzini e Luigi Cadorna, ora i cantanti sembrano prossimi a sopravanzare gli storici compositori.

Il numero uno delle voci resta ancora oggi il “tenore dei tenori” Enrico Caruso, con 80 aree pubbliche intitolate, inseguito nel panorama della lirica da Beniamino Gigli (57), Maria Callas (36), Mario Del Monaco (14). Solo 4 targhe ricordano Luciano Pavarotti ma la carenza trova spiegazione nella norma di legge che vieta di intitolare un’area pubblica a un personaggio prima di 10 anni dalla scomparsa. E Pavarotti ci ha lasciato nel 2007: c’è tempo per raggiungere Caruso.

Sempre che non sia il pop nel frattempo a monopolizzare gli spazi. Si è diffusa infatti nei municipi italiani la tendenza a orientarsi per la toponomastica nei repertori leggeri, tra esecutori e soprattutto cantautori. Al punto che Fabrizio De André (scomparso nel 1999) campeggia per 76 volte in lungo e in largo per l’Italia, dando nome a vie, piazze, lungomari, parchi e persino a una scuola statale a Prato. Al secondo posto c’è Lucio Battisti con 24 aree, al terzo Domenico Modugno con 19, seguono Luigi Tenco con 17, Mia Martini e Rino Gaetano con 8, Claudio Villa con 7, Fred Buscaglione e Renato Carosone con 4. Strade per tutti i generi: dal melodico Mino Reitano al poliedrico rocker Demetrio Stratos.

Non manca la concorrenza degli stranieri, non solo compositori come Wolfgang Amadeus Mozart ricordato con 87 vie o piazze, o Ludwig van Beethoven con 35, ma anche artisti contemporanei come John Lennon. L’ex componente dei Beatles scomparso nel 1980 ha lasciato segni tangibili nella memoria degli amministratori comunali tricolori, che gli hanno dedicato ben 40 aree pubbliche. Lennon ha letteralmente stracciato colleghi stranieri pur leggendari come il “re del rock” Elvis Presley, citato solo 3 volte, o ‘the Voice’ Frank Sinatra titolare di un’unica strada a Casteltermini, in provincia di Agrigento.

È l’Emilia-Romagna la regione più propensa alla toponomastica canterina, ma anche Campania, Sicilia, Toscana, Lombardia dimostrano particolare attenzione a scegliere nomi di artisti per le nuove strade. Non sempre la realizzazione soddisfa le aspettative. La Via al Mare Fabrizio De André, nella sua Genova, secondo i sostenitori del cantautore è inadeguata: ha sostituito Via del Campo, un luogo e un titolo cari all’artista, ma è lontana dal centro, minuscola e introvabile. Meglio il Lungomare De André nel comune genovese di Arenzano. Per i fan è indecoroso Largo Lucio Battisti a Roma, non più di un parcheggio periferico destinato alla raccolta della nettezza urbana. Per non parlare della statua eretta a Poggio Bustone, il paese reatino che gli diede i natali: i suoi familiari ne hanno addirittura chiesto la demolizione definendola una mostruosità.

Non basta una delibera del Comune per intitolare un’area pubblica: il nulla osta spetta alla Deputazione Storia Patria, apposito ufficio delle Prefetture. Che non di rado boccia le decisioni comunali, quasi sempre a causa del mancato rispetto della regola dei 10 anni. A Franco Califano è accaduto due volte di perdere l’area. La prima a Borbona, in provincia di Rieti. Era il 1976 e quella “Piazza Franco Califano, poeta e cantautore” non sembrò piacergli: “Ahò, mica so’ morto!» sbottò il Califfo con un gestaccio di scongiuro, anche se sorprese tutti presenziando all’inaugurazione. Una dedica che resistette una ventina d’anni prima di diventare piazza San Venceslao. Un’altra piazza Franco Califano fu inaugurata dal sindaco ad Ardea, in provincia di Roma, nel 2015, a soli 3 anni dalla sua scomparsa. Troppo pochi per la Prefettura, che ne ordinò l’immediata cancellazione. Ancora oggi in quella piazza anonima spicca una targa vuota.

Non mancano le eccezioni. La prima riguarda Pino Daniele: a lui è stato intitolato nel 2015 a soli 5 mesi dalla morte il vicolo di Napoli dov’era cresciuto. Ma il più singolare strappo alla regola è il Parco Rufus Thomas a Porretta Terme. La cittadina emiliana che ospita da 30 anni il “Soul festival” dedicò nel 1995 l’area pubblica al cantante afroamericano Rufus Thomas. Allora era vivo (è scomparso nel 2001) e presenziò alla cerimonia insieme con il prefetto di Bologna Enzo Mosino. L’eccezione fu voluta dall’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni, ospite fisso della rassegna anche in veste di tastierista del gruppo Distretto 51 and The Capric Horns. E la volontà di un ministro, lo sappiamo bene, apre tutte le strade.

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