Sangiovanni: «Grazie alle canzoni ho trovato me stesso»

Il cantante lanciato da "Amici" si confessa a Sorrisi nel suo momento d’oro. «E pensare che i prof mi dicevano: tu non combinerai mai niente...»

Sangiovanni
1 Luglio 2021 alle 08:58

Può la musica abbattere le distanze? La risposta per Sangiovanni è: «Sì, io vivo per fare questo». Così, dopo l’esperienza ad “Amici”, con un secondo posto al Serale che vale come una vittoria (ha trionfato Giulia, la sua ragazza), abbiamo deciso di conoscerlo da vicino.

Oggi “Sangio” si gode il successo del suo album e del singolo “Malibu”, che da settimane regna nelle piattaforme streaming. È già entrato nel cuore delle persone, forse per questo quando lo incontro ci viene spontaneo darci del tu.

Sangiovanni, la tua musica è ovunque.
«Sono contentissimo! Era proprio quello che volevo. E pensare che la mia prima canzone l’ho scritta due anni fa un po’ per caso».

Di cosa parlava?
«Immaginavo una telefonata di chiarimento con una ragazza dopo una brutta serata. Non riuscivo a dormire e così...».

La scrittura è stata la tua valvola di sfogo.
«Già. Avevo grossi problemi di ansia e paranoia. Ho fatto psicoterapia e ho preso pure dei medicinali. Ma solo quando ho cominciato anche a scrivere le cose sono migliorate davvero».

In che modo?
«Hai presente quei film horror dove c’è un demone interiore che ti imbruttisce? Quando le mie parole finivano sulle note del telefono era come se, per un po’, me ne potessi liberare».

Perché stavi così male?
«La scuola era diventata un inferno. Un conto è quando vieni bullizzato dai compagni, un altro conto è quando anche i professori ti dicono: “Tu non combinerai mai niente nella vita”. Mi chiudevo in camera senza amici, incompreso».

Come mai allora i tuoi brani sono così solari?
«Mi facevano vivere la vita che desideravo, una vita piena di colori. Quel “disagio” mi ha portato a essere un uomo grande troppo presto. Non sognavo, non giocavo e tenevo tutto dentro».

Grazie ad “Amici” hai dato vita a quel sogno.
«Ho trovato il mio posto nel mondo. Quando ti senti diverso hai due strade: o diventi quello che gli altri vogliono o inizi a gridare al mondo chi sei davvero. E “Amici” mi ha permesso di... urlare».

Da piccolo eri ribelle?
«A modo mio, sì. Mamma mi diceva sempre, in dialetto veneto: “Ti che te si sempre un santo” (“Tu sì che sei sempre un santo”, ndr), per ironizzare sul mio carattere. È per questo che mi faccio chiamare Sangiovanni».

“Malibu” ha già ottenuto due Dischi di platino. Che cos’ha di speciale?
«Credo l’inizio, quando dico: “Ci piace giocare”. Si capisce subito, in tre parole, che si parla d’amore vissuto con leggerezza».

Tu vivi così l’amore?
«Sì, e onestamente è l’unico modo che conosco, credo si sia visto anche in tv. Se stare al mondo a volte è difficile e pesante, a un certo punto puoi scegliere di guardare la realtà con occhi diversi».

Come un bambino?
«Già, ma non in modo infantile. Giulia in questo mi aiuta tantissimo. A volte la guardo e le dico: “Ma come fai a vedere il mondo così?”. Sto imparando, con qualche anno di ritardo, a essere il bambino che non sono mai stato».

Il successo comporta però tante responsabilità. Sei pronto?
«Io so che dopo un talent alcuni si spaventano, scappano o addirittura rifiutano l’affetto del pubblico. Ecco, io questa ondata meravigliosa di amore l’ho abbracciata tutta. Non è una questione di numeri, capisci? Avevo proprio bisogno di tutto questo, umanamente».

E adesso che si fa?
«Bella domanda. Io sono carico e penso al futuro, non vedo l’ora di girare l’Italia per suonare, incontrare i cantanti che ascolto da sempre. Ho scritto canzoni nuove e ne voglio scrivere altre, sono pieno di idee».

C’è qualcosa che ti manca della vita normale?
«Ho voglia di girare in skate, voglio prendere lezioni di pianoforte, mi voglio iscrivere a un corso di nuoto, vorrei prendere Giulia e portarla al mare».

La casetta di “Amici” invece ti manca?
«Sono entrato nel talent in una situazione in cui non stavo affatto bene e in quella dimensione magica in tv, grazie a Maria De Filippi e a tante persone adorabili, ho trovato me stesso. Sono onesto, avevo paura di uscire e tornare alla triste normalità e invece ho scoperto che quella piccola casetta fatta di libertà, gioia e colore è diventata... enorme come tutto il mondo».

Ora come stai?
«Adesso sto bene».

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