Dopo le esperienze di "Amici" e di Sanremo, ha appena pubblicato un album e sfoggia un nuovo taglio
Se vi chiedessi di dire un colore che descriva bene Sangiovanni, quale sarebbe? Forse il fucsia, il colore che spesso indossa, e che campeggiava nelle copertine dei suoi brani e album. Gli esperti dicono che rappresenti la tenacia e la leggerezza, ma anche la dolcezza e l’armonia. Nel suo nuovo album “Cadere volare”, l’artista lanciato da “Amici”, reduce da grandi successi (l’ultimo a Sanremo con “Farfalle”), ha deciso di raccontare altre sfumature della sua persona e dei suoi 19 anni. Vive un periodo nel quale ogni cosa cambia velocemente. E in questi tempi difficili, non è tutto sempre rose e fiori.
Sangio, dopo oltre due mesi la tua “Farfalle” e “Brividi” di Mahmood e Blanco sono le uniche due canzoni del Festival di Sanremo ancora in Top 10 tra i brani più ascoltati su Spotify. Sei contento?
«Sì, molto, anche se devo dirti che a Sanremo non ci sono andato per “la canzone” o per vincere, ma per farmi conoscere da un pubblico diverso, più ampio».
A noi di Sorrisi avevi addirittura detto di avere pronti dei pezzi secondo te più forti di “Farfalle”. Quale avresti portato?
«La mia prima proposta per Sanremo era “Cielo dammi la luna”, un brano che poi ho fatto uscire a fine marzo».
È una canzone commovente, dove canti in modo diverso.
«Sto cercando di capire dove si può spingere la mia voce nell’interpretazione. Il mio obiettivo non è essere più intonato, non mi interessa, ma essere più profondo. Ho paura che le persone con il tempo si stufino di me, se non riesco a farmi conoscere... per come sono dentro».
Nel brano canti: «E se non vivo per il prossimo, per chi lo faccio?». Perché?
«È un tema un po’ tosto da spiegare, ma non trovo un significato alla mia vita, almeno in questo momento, se non sono in grado di aiutare gli altri, di far stare bene le persone. Io non vivo per me stesso».
In questo periodo molti si chiedono come facciano quelli della tua età a rimanere sereni con due anni di pandemia alle spalle e una guerra in Europa.
«Infatti è un casino. Però si va avanti perché se un problema ti ferma, quel problema ti mangia dentro, io lo so bene. Vedo le immagini in Ucraina di persone che continuano a vivere e si sposano sotto le bombe... Reagire alla paura e al terrore è una parte della soluzione».
Il tuo nuovo disco si chiama “Cadere volare” e parla degli alti e soprattutto dei bassi della vita. Per sorridere, mi racconti una tua “caduta” memorabile?
«Ma io sono una compilation vivente di cadute (ride)! Da bambino mi sono arrampicato sul passeggino per entrarci a tutti i costi e sono cascato spaccandomi un dente. La più recente è stata in skate nella mia Grumolo delle Abbadesse, vicino a Vicenza. Mi piace andare in skate la sera d’estate. Ascoltavo la musica e... bam, sono inciampato e una delle cuffie è volata dritta dentro un tombino!».
E invece che cosa ti ricorda la parola “Volare”?
«I miei genitori mi hanno fatto sempre viaggiare in aereo. Per me è un luogo di pace perché il tempo è sospeso, non sai dove sei, nei viaggi lunghi non sai nemmeno più se sia giorno oppure notte. Di recente sono andato a Madrid a fare musica e in vacanza alle Maldive... e lì mi sono rasato i capelli da una signora filippina, Anna, gentilissima».
Lo sai che in passato era rigorosamente vietato cambiare pettinatura per un cantante famoso?
«Ma anche oggi... io ho lottato un po’, perché in effetti sembro un altro. Pensa che lo volevo fare proprio durante Sanremo, ma mi avevano fatto desistere».
Come ti senti adesso?
«Mi sento più... me stesso. Prima mi guardavo allo specchio e mi vedevo come uno che si lasciava un po’ troppo andare nella vita».
Tra l’altro nel disco parli molto di questa difficoltà di vivere il quotidiano. Addirittura in “Cortocircuito” canti di una vita che rende l’amore insostenibile.
«È quello che provo, anche in questo esatto momento, come racconto in quella canzone che parla di quando nella vita vai in una sorta di black-out: si stacca la corrente e non sai più come far tornare la luce. Ecco, faccio molta fatica a parlarne ora come ho fatto molta fatica a parlarne in quella canzone. Mi perdonerete se in questo momento sul discorso amore sono un po’ più riservato del solito...».
In “Che gente siamo” c’è un passaggio abbastanza polemico sul sistema scolastico. Dice: «La scuola non funziona, perciò cantiamo tutti». Cosa vuol dire?
«Che la scuola oggi non è in grado di farci scoprire per cosa siamo portati, non capiamo quanto sia importante studiare. Sembra tutto un dovere. Io mi sentivo smarrito e soprattutto non venivo capito perché ero fuori dagli schemi, diverso dagli altri. In tanti si sentono così».
Hai detto tempo fa che hai vissuto tre vite: quella prima di “Amici”, quella durante il talent e la terza dopo la sua conclusione. Ora quindi senti di essere già nella quarta?
«No, per la mia età tre vite sono già abbastanza (ride)! La quarta sento che deve ancora arrivare, la vedo in lontananza, arriverà anche quella».
Intanto mi pare che tu ti stia riappropriando anche della prima: qualche giorno fa eri a Padova al concerto di Blanco, in mezzo al pubblico a urlare le sue canzoni...
«Si ricollega un po’ a quello che dicevamo poco fa: voglio vivere la normalità. Prima di essere un cantante sono un essere umano, lo sono io e lo è Riccardo (si riferisce a Blanco, ndr)... siamo dei ragazzi, è giusto che viviamo la nostra età. Quindi non mi voglio privare di niente».
“Cadere volare” è un disco molto introspettivo e sembra non ci sia nessuna canzone (o quasi) che guardi all’estate...
«È vero... (sorride)».
Ci aspettano altre sorprese?
«Mettiamola così: ho per le mani tante cose belle. Se vi piace questo album non oso immaginare quanto vi piacerà la musica che vi farò ascoltare in futuro».
Sangiovanni sarà presente in "Summertime", la serie di Netflix giunta alla sua ultima stagione. Interpreterà se stesso in alcune scene e accompagnerà le nuove avventure di Summer, Ale, Sofia, Edo e Dario con le note di “Scossa” un nuovo brano inedito che possiamo ascoltare in anteprima nel trailer.