Amadeus: «Vi presento il mio terzo Festival di Sanremo»

«Ho convinto le grandi star a sfidarsi per la vittoria spiegando che la gara è più importante di un’ospitata»

Amadeus
30 Dicembre 2021 alle 10:36

Dice un proverbio cinese: “L’uomo che sposta le montagne comincia portando via i sassi”. Ed ecco, sasso dopo sasso, come Amadeus ha spostato le montagne. Prima quelle vere, quelle dell’Appennino: siamo infatti al telefono mentre torna a Milano in macchina dopo la serata a Sanremo dedicata ai Giovani. «Qui ci sono le gallerie» dice «se cade la linea ci risentiamo dopo». Ma la linea, nonostante montagne e gallerie, non cadrà per tutta la lunga telefonata. Seconda montagna spostata, ben più alta, quella dei grandi nomi che quest’anno parteciperanno al Festival (dal 1° al 5 febbraio 2022) in gara.

Tra i concorrenti ci sono: uno che il Festival l’ha organizzato e presentato (Gianni Morandi), una che l’ha condotto (Emma), due che sono stati superospiti (Elisa e Achille Lauro) e sette che l’hanno già vinto (Iva Zanicchi tre volte; una volta Elisa, Emma, Fabrizio Moro, Gianni Morandi, Mahmood e Massimo Ranieri).

Complimenti Ama, un cast da favola.
«Sì, ma devo fare una premessa: io lavoro sulla musica, se anche si propongono dei nomi importanti ma non hanno le canzoni adatte, con grande dispiacere dico di no. Il conduttore che è in me magari mi dice che quel nome faceva comodo allo spettacolo, ma se poi la canzone non funziona faccio un danno doppio, al cantante e al Festival. Infatti quando si propone una star penso: “Speriamo che abbia un brano bello, perché se funziona faccio bingo”».

Ma come hai fatto a spostare montagne di talento e fama, e convincerli a partecipare in gara? Una volta era un tabù per le grandi star.
«Ho fatto diventare più importante la gara rispetto all’apparizione come ospite. Ho spiegato loro, ma molti lo avevano capito, che oggi è molto più forte essere in gara: la gente sarà felicissima di vederli partecipare, le canzoni si sentono tante volte e si parlerà dei concorrenti all’infinito, dal momento dell’annuncio fino alla fine del Festival. Se poi il brano è forte, anche per molto tempo dopo. Questo non succede con l’ospitata».

Facile a dirsi, ma…
«Ma le star rimarranno sempre star, prima e dopo il Festival: per loro non conta arrivare primo o quinto, la vera vittoria è avere un pezzo che dura nel tempo».

Riesci anche a convincerli a partecipare di persona alla presentazione, come è successo a “Sanremo Giovani”.
«Non c’è bisogno di convincerli, capiscono che tutto fa parte del Festival, anche la copertina di gruppo di Sorrisi è un elemento del rito. E nessuno ha mai fatto storie, anzi, c’è sempre stato un grande entusiasmo».

Non puoi dirlo tu, ma lo dico io: il merito è tutto tuo, perché nei due Festival precedenti hai dimostrato, anche facendo scelte inconsuete, di saper scegliere le canzoni giuste, senza dare importanza ai nomi.
«I cantanti mi dimostrano una grande fiducia, è vero, specialmente grazie al Festival dell’anno scorso. Hanno capito che per me vince sempre la musica e che nel cast non ci devono essere artisti fuori dal tempo, ma cantanti che sono contemporanei, a prescindere dall’età. Qui nessuno ha bisogno di un rilancio, è tutta gente che ha una presenza forte nel proprio mondo».

Ovvio che si fidino, praticamente tutti i pezzi dello scorso anno sono stati dei successi.
«E io devo ringraziare tutti i partecipanti di quest’anno per tanta fiducia, li ringrazio per aver accettato di esserci, grazie a loro sarà un grande Festival».

La cosa che colpisce è che le canzoni che scegli hanno una vita molto lunga.
«La scorsa estate ho incontrato Colapesce e Dimartino che mi hanno detto: “Ama, noi abbiamo pronta la nuova canzone, ma ‘Musica leggerissima’ funziona ancora alla grande e quindi aspettiamo a farla uscire…”».

Hai cambiato proprio il modo di intendere il Festival.
«Il Festival non poteva essere anacronistico rispetto alla radio, a YouTube e a Spotify, a un certo punto sembravano due mondi separati, di qua Sanremo e di là la musica che la gente ascolta davvero. Due cose non mi sono mai piaciute: una è il concetto di “canzone sanremese”. È un cliché che va eliminato, al Festival devi portare la canzone che faresti comunque. La seconda cosa è la composizione del cast un po’, come dire, “ipocrita”, per cui devono esserci un tot di cantanti di un genere e un tot di un altro, un certo numero di donne e uno di uomini, qualche nome famoso, la divisione per case discografiche… No. Le caselle prestabilite non mi piacciono perché non fanno l’interesse della musica. Io scelgo in base ai miei gusti e alle potenzialità che sento nelle canzoni, senza condizionamenti di altro tipo».

Perché nei tuoi cast ci sono anche nomi poco conosciuti?
«Perché è la regola: il brano vince su tutto».

Per esempio in gara ci sono Highsnob e Hu. Dove li hai pescati?
«Non conoscevo Highsnob, Hu invece sì, era stata nelle selezioni dei Giovani l’anno scorso. La loro è stata l’ultima canzone che ho ascoltato e la prima che ho scelto».

La cosa che colpisce è la grande varietà di generi e quindi dei tuoi gusti musicali.
«Io amo la musica in generale, da ragazzo ascoltavo tutto, da De Gregori agli Eagles, dai Kiss ai Deep Purple, non avevo un genere musicale preferito. È così anche oggi: ascolto l’hip hop di nicchia e le canzoni di Orietta Berti…».

Chi vince quest’anno? Avevi previsto il trionfo dei Måneskin l’anno scorso?
«I Måneskin sono stati una sorpresa, io sono un pessimo scommettitore, non posso dire di averlo previsto. Però serata dopo serata ho cominciato a capire… e mi sono detto: o spaccano alla grande o il pubblico rimane spiazzato».

E hanno spaccato alla grande. Li rivedremo quest’anno come ospiti?
«Ancora non lo so, lo spero».

Loro ti saranno grati: anche grazie a te sono diventati delle star mondiali, hanno aperto il concerto dei Rolling Stones a Las Vegas e hanno conosciuto Mick Jagger. Tu hai mai incontrato Mick Jagger?
«Una volta, a San Siro: Jagger è tifoso dell’Inter!».

Ma dai! E bravo Mick! E sui conduttori, hai già deciso? Uno per sera al tuo fianco, uno solo tutte le sere? E Fiorello?
«Ho ancora vaghi pensieri sui conduttori, lo spettacolo attorno alla gara sto cominciando a prepararlo adesso. Ho un quaderno sul quale scrivo tutto, prendo appunti per non dimenticarmi qualche idea che mi viene all’improvviso…».

Hai glissato sulla domanda su Fiorello.
«Con Fiorello c’è un rapporto speciale, noi non parliamo mai di Sanremo, le sue presenze sono sempre state decise all’ultimo minuto. Quando mancheranno pochi giorni al Festival ci confronteremo. E deciderà lui se e quando venire all’Ariston. L’anno scorso è stato eroico: uno come lui, che si nutre del pubblico e prende spunto dalle reazioni della platea, costretto a stare su un palco in un teatro vuoto! Per me, sai, è un problema minore, io posso anche presentare i cantanti e andare avanti. Ma per lui non avere il pubblico è una tragedia!».

Sarà il tuo ultimo Sanremo?
«Io dico proprio di sì, vorrei che fosse il mio “triplete”, ma chissà, non si sa mai…».

Poi per non farti mancare niente condurrai il Capodanno di Raiuno.
«A Terni, nelle acciaierie… ma non so ancora cosa farò, io tendo a provare poco, mi piace andare d’istinto, le prove le faccio nella mia testa».

E i “Soliti ignoti”…
«Fino al 6 gennaio i concorrenti saranno persone comuni. Non succedeva da prima della pandemia. E come avrai notato conoscono benissimo il gioco, sono più preparati dei vip».

Dimenticavo una cosa: porterai la famiglia a Sanremo?
«Certo!».

Anche Kira, il vostro cane, che è una star di Instagram?
«Naturalmente. Ci saranno mia moglie Giovanna (Civitillo, ndr) e mio figlio José: due anni fa vederli in prima fila all’Ariston mi dava molta serenità. Purtroppo l’anno scorso non è stato possibile. Ma spero che quest’anno si possa fare. E verrà anche Alice, la mia primogenita, che ha 24 anni».

Hai già controllato che partite dell’Inter ti perdi durante il Festival?
«Nessuna: la domenica dopo la serata finale c’è il derby, parto al mattino da Sanremo e la sera sono allo stadio. Come nel 2020».

Portò fortuna a noi interisti, l’Inter vinse 4 a 2 dopo essere stata sotto di due gol.
«Infatti».

Ok, Ama, mi sa che a questo punto sarai arrivato a Milano, o forse addirittura oltre.
«No no, non ancora. Però hai visto, nemmeno le montagne ci hanno interrotto».

Già, Ama: devi averle spostate tu, sasso dopo sasso, con lo stesso metodo con cui hai “spostato” il Festival.

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