All’inizio sembrava il veterano del cast. «Poi è arrivata Rita Pavone e ho perso quel primato» dice ridendo Michele Zarrillo. «Ma Rita ha energia da vendere!»
All’inizio sembrava il veterano del cast. «Poi è arrivata Rita Pavone e ho perso quel primato» dice ridendo Michele Zarrillo. «Ma Rita ha energia da vendere!». Sarà il 13º Sanremo per il cantante romano: «Meno male che non sono scaramantico» dice. «In compenso ho le mie piccole “manie”. Sembro un po’ Furio, il personaggio del film “Bianco, rosso e Verdone”. Non vado mai a dormire se prima non ho controllato diverse volte di aver spento luce, gas, acqua, chiuso la porta... E lo stesso prima di uscire di casa (ride)». La canzone “Nell’estasi o nel fango” è nata in un pomeriggio.
«I miei figli giocavano in salone: mi sono seduto al pianoforte ed è uscita di getto. È una riflessione personale sul malessere dell’uomo che ha voglia di ritrovare se stesso, che cerca un po’ di pace nei confronti di una vita che ci vuole sempre a mille, ma con una velocità che è spesso sterile e ci porta a isolarci. Musicalmente, ci vuole una bella tecnica vocale: da un punto di vista canoro questo per me è il Festival più difficile». Cosa teme di più? «La memoria è il mio punto debole. Dopo 26 anni, ai concerti “Cinque giorni” ancora la devo leggere...». Dopo Sanremo ci saranno delle date in Europa e tre brani che usciranno uno dietro l’altro, per arrivare a fine estate con un album completo.
• “Nell'estasi o nel fango”: spiegazione e significato
La curiosità
«Il mio momento più emozionante al Festival? “L’alfabeto degli amanti” in duetto con Tiziano Ferro nel 2006. Tremavo».