Nick Cerioni crea il look di molti cantanti famosi. Chissà quali sorprese ci sta preparando per Sanremo…

«Lavoro 15 ore al giorno, tra riunioni e abiti da scegliere. Ma all’energia del Festival non rinuncio!»

Nick Cerioni
27 Gennaio 2022 alle 08:46

Sanremo è anche lui. Non parliamo di un cantante e nemmeno di un ospite, ma di un professionista il cui lavoro è ben visibile a tutti. Nick Cerioni è uno stylist (non traducibile come “stilista”, ma come “consulente di stile”) che cura l’immagine di personaggi come Achille Lauro, Orietta Berti e i Måneskin del 2021. Noi di Sorrisi lo abbiamo intervistato poco prima della sua ultima “fatica”, il Festival che è alle porte.

Nick, ci racconta in cosa consiste il suo lavoro?
«Mi occupo di foto, video, concerti, copertine di album, giornali: tutto quello che riguarda l’aspetto pubblico di un artista. Considerando che ormai anche una foto su Instagram è pubblica... ho abbastanza da fare!».

Come funziona?
«Vengo contattato dal team di un cantante che mi chiede di lavorare a un progetto. Poi ci incontriamo, lui mi racconta cosa vuole e si inizia a costruire un’immagine».

Quanto ci mette del suo gusto in ogni lavoro?
«Per me è importantissimo essere rispettoso dello stile della persona che mi trovo davanti. Gli artisti sono dei performer, la loro immagine deve essere un tutt’uno con quello che vogliono comunicare. Io chiedo sempre di ascoltare il pezzo che l’artista proporrà perché da lì mi vengono spunti visivi, che richiamano nella mia fantasia i fumetti, i film, l’arte».

Quanto conta l’aspetto psicologico?
«Un bell’80 percento! Tutto quello che indossi parla di te e su un palco non deve essere un ostacolo. Chi canta o suona si deve trovare a proprio agio, dimenticandosi di come è vestito».

Quando ha iniziato?
«Nel 2006 nell’ufficio stile di Mtv, un sogno per me, con il mio capo Susanna Ausoni: lì ho imparato tanto. Nel 2011 ho aperto con Leandro Emede, il mio socio che poi è diventato mio marito, lo studio creativo Sugarkane: lui fa il fotografo e il regista, io curo la parte dell’immagine».

Il primo lavoro che ricorda con emozione?
«Jovanotti nel 2011, il primo grande artista che ho vestito. È stato lui a darci fiducia, ci ha permesso di crescere. Non è da tutti».

Parliamo di Sanremo?
«Quello dell’Ariston è un palco sacro, va rispettato e celebrato sempre. Si inizia a lavorare quando si ufficializza il cast, abbiamo in media un mese. Dopo aver definito l’idea, si cerca la casa di moda più affine, le si chiede di collaborare, si valuta se creare abiti su misura o usare l’archivio storico».

Partiamo dallo scorso anno: Achille Lauro?
«È un performer unico. Nel 2021 rappresentava cinque “quadri” che raccontavano altrettanti generi musicali. Abbiamo collaborato con Alessandro Michele, lo stilista di Gucci, un vero genio».

E con Orietta Berti?
«È un amicizia nata a partire dai suoi videoclip di cinque o sei anni fa. Poi è diventata di famiglia e quando l’anno scorso è stata ufficializzata la sua partecipazione l’ho chiamata subito e le ho detto: “Non pensare di farti vestire da nessun altro che non sia io“. E ci siamo messi a fare una cosa un po’ fuori dagli schemi. È stata straordinaria, si è messa in gioco. Lei è un mito, un inno alla vita, sempre di buonumore. Un talento eccezionale. Vedo ancora gente con le magliette o con i grembiuli da cucina con le conchiglie!».

Avete curato anche molto i suoi gioielli...
«La vestiva il marchio Gcds che ha tra i suoi clienti popstar internazionali come Dua Lipa e Ariana Grande. Ho detto loro: “È una pazzia, ma se la facciamo sarà una bomba”. Abbiamo disegnato il tirapugni con il suo nome, i bracciali con scritto “Ori”, gli orecchini “OB”».

Finiamo con i Måneskin.
«Ho iniziato a lavorare con loro nell’estate 2020, con le foto promozionali per il singolo “Vent’anni”. Per Sanremo 2021 abbiamo puntato su un’estetica rock Anni 70, fresca: loro sono così giovani, così belli. È stato un anno davvero pazzesco. Dopo l’album c’è stato l’Eurovision e tutti i concerti in Europa e negli Usa. Tenga conto che sono quattro e non hanno mai portato le stesse cose due volte. Parliamo di migliaia di look!».

E quest’anno quanti artisti in gara segue?
«Cinque: Rkomi, Gianni Morandi, Achille Lauro, Rettore e Tananai. In questi giorni c’è molto stress, alcuni abiti devono arrivare da Paesi stranieri: le dogane non sono velocissime. Qui mi taccio, non posso rovinare la sorpresa!».

Capita mai che un artista cambi idea su di un abito poco prima di entrare in scena?
«No, si decide tutto in anticipo e non si improvvisa».

Lei sarà lì fisicamente?
«Prima del Covid si stava nei camerini e si seguivano gli artisti alle interviste dopo l’esibizione. Ora chi è in gara va all’Ariston da solo. Un’ansia, pensando che dall’hotel al teatro può succedere di tutto!».

Se si rompe un vestito o un laccetto di una scarpa?
«Bisogna avere sangue freddo e intervenire subito! Capita di rado per fortuna...».

Possiamo dire che lei è specializzato in musica?
«Sì, mi piace dire che lavoro nella musica. Per me è sempre stata fonte di gioia e di dolore, è vita».

Un’icona per lei, con cui vorrebbe lavorare?
«Non so se ci vorrei lavorare, ma direi Madonna. È rivoluzionaria, è stata la prima a promuovere la musica con videoclip, eventi dal vivo, grandi concerti pop. E poi, la sua provocazione...».

Un disco imperdibile di Madonna?
«“Like a prayer”: ero bambino nella provincia italiana e mi ricordo questa signorina con le croci di fuoco. Io andavo all’oratorio, si figuri, ne ero attratto e sconvolto. E poi “Ray of light” dove lei era una santona spirituale e una regina della sala da ballo. Sorprendente».

Veste anche qualcuno fuori dalla musica?
«Poco cinema, ma buono. Lavoro con Pierfrancesco Favino da cinque anni. A Sanremo 2018 dove era co-conduttore abbiamo scelto smoking di tutti i colori: nero, argento, bianco, verde di velluto, rosso. Con lui riusciamo sempre a prenderci dei rischi, una cosa che mi piace moltissimo».

Esempi di eleganza?
«L’eleganza è una qualità dello spirito. Per me lo sono Lauro, Jovanotti, Favino, il presidente Mattarella, Lilli Gruber».

Qualcuno che invece avrebbe bisogno di tanti consigli di stile?
«I politici, che spesso hanno maglioncini a righe o neri di mattina, o un vestito troppo grande, un po’ fuori luogo».

Quante ore lavora al giorno in questo periodo?
«Dalle 8.45 a mezzanotte, 15 ore».

Come si rilassa?
«Non mi rilasso! Ho due figli di 2 anni e mezzo... Scherzo: leggo libri e fumetti, guardo film. Ho apprezzato “Don’t look up” e Sorrentino. Mi ha fatto impazzire “Spider-Man”: i film Marvel li ho visti tutti! Prima di avere i bambini con Leandro andavamo al cinema spessissimo, passavamo dei sabati a vederne anche tre o quattro. E poi una cosa...».

Cosa?
«Ascolto Dolly Parton (cantante country americana, ndr), è il mio segreto. Anche lei per me è elegante, seppure super eccessiva».

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