Peppe Vessicchio: «Vado a Sanremo col mio libro»

Al Festival 2017 condotto da Carlo Conti e Maria De Filippi, il Maestro non dirigerà l'orchestra sul palco. Ma all'Ariston ci sarà comunque. E porterà la sua ultima creatura: «La musica fa crescere i pomodori» (Rizzoli), un saggio pop sul potere benefico e rilassante della musica. In attesa di vederlo in tv, ci siamo fatti raccontare questa nuova esperienza da autore. Ecco il video che lui ha realizzato per Sorrisi e la nostra intervista.

29 Gennaio 2017 alle 19:37

«Dirige l'orchestra il Maestro Peppe Vessicchio». A Sanremo è tra gli annunci più attesi dal pubblico.
Lo racconta Vessicchio stesso ne La musica fa crescere i pomodori (Rizzoli), un saggio autobiografico scritto con il giornalista Angelo Carotenuto, in cui il Maestro riassapora con il gusto della memoria sia gli incontri con gli artisti all'Ariston, da Zucchero agli Avion Travel, da Ron a Elio e le storie tese, sia le frittate di pasta preparate dal tastierista Mimmo Sessa, uno dei tanti compagni di avventura festivalieri.

Pagina dopo pagina, scopriamo che il piccolo Peppe da grande doveva diventare architetto, poi però si innamorò della chitarra ed esordì come musicista a un matrimonio grazie a un suo professore, il supplente di Latino al Liceo scientifico. Poi leggiamo tanti aneddoti curiosi sul dietro le quinte di «Amici» e su Maria De Filippi: «Chi fa televisione deve saper intercettare i bisogni taciuti. (...) Maria è la più brava di tutti in questo» scrive Vessicchio a pag. 142.

Il libro è un saggio pop sul potere rasserenante e benefico della musica: sapete che Mozart calma i bambini e fa crescere rigogliosi pomodori e zucchine? Peppe Vessicchio, novello «giardiniere zen», lo sta sperimentando da qualche anno con le piante del suo orto casalingo... 

Ma soprattutto, l'autobiografia del Maestro contiene tante lezioni di vita. «Esperienze», ci bacchetta lui. «Preferisco chiamarle così». Massime un po' zen, che Vessicchio ha sperimentato con se stesso e con i suoi allievi musicisti.


Maestro, al grido di #UsciteVessicchio, la gente da giorni in Rete non fa che chiedersi se lei sarà a Sanremo. Ci andrà o no?
«Ci sarò. Carlo Conti, d'accordo con Maria De Filippi, mi ha carinamente invitato. Mi ha chiesto: ?Hai mai visto il Festival dalla prima fila??. E poi ha aggiunto: ?Vieni quando vuoi?. Io ho dato la mia disponbilità per la sera di venerdì 10 febbraio».

Non solo in televisione, ma anche su Internet lei è considerato un mito. Come mai non ha un profilo Facebook o un account Twitter ufficiale?
«Ci ho provato all'inizio, per curiosità. Ma ci vuole troppo tempo a star dietro a tutte le richieste di amicizia. Non volevo deludere nessuno, non volevo creare disarmonia. E non mi andava neanche di affidare la gestione dei social a un professionista. Mi sarebbe sembrato falso, innaturale».

L'amore per la musica permea tutto il suo libro, dove lei racconta della sua infanzia vissuta a Napoli.
«Il mio amore per la musica è nato proprio lì, in famiglia. Mio fratello Pasquale suonava la chitarra, mia sorella Maria aveva una bella voce».

E nella sua famiglia di oggi quanto spazio c'è per la musica?
«I primi tempi, lavorando tutto il giorno alle melodie, tendevo a preferire il silenzio in casa. Poi, negli anni, ho capito che dovevo fare entrare le canzoni nella mia famiglia. Il maestro Pino Perris, che quest'anno ha 4 brani a Sanremo, ha vissuto a casa mia a Roma per un po'. Lui suonava pure per rilassarsi alle due di notte. Diciamo che in quel periodo mi sono accorto di quanto fosse importante non privare della musica gli altri membri della famiglia: mia moglie Enrica, mia figlia Alessia e mia nipote Teresa».

Sua nipote Teresa ha 20 anni: seguirà le sue orme?
«Teresa canta molto bene. Quando intona Beautiful that way, la canzone del film La vita è bella, è un incanto».

Certo, dev'essere dura per lei: l'unico maschio in casa.
«In effetti ho anche due cani femmine. Per fortuna c'è anche Gatto, il mio micio. Si chiama proprio così, Gatto, come quello di Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany, facciamo il compleanno lo stesso giorno: il 17 marzo».

Maestro, lei racconta che la sua vita è piena di scelte importanti.
«Dovevo fare l'architetto da grande, invece eccomi qui. Certe volte si sceglie d'istinto e va bene. Altre ci si trova a un bivio e la decisione è più sofferta».

Allora facciamo un gioco di scelte velocissime, le va?
«Certo».

Mozart o Beethoven?
«Dal punto di vista estetico, Beethoven. Era più coraggioso: ha sperimentato di più, ha composto meno. E poi io amo le sinfonie: la Nona e la Sesta mi stendono proprio. Ma Mozart è più rilassante e fa crescere le piante rigogliose».

Barba o pizzetto?
«Ahimè, pizzetto ormai. Sono tutto bianco, troppo per la barba lunga».

Da napoletano: pizza o pasta?
«Mi piace la frittata di pasta, quella fatta con gli avanzi del giorno prima. Ma la pizza è pur sempre la pizza. Lo sa che mi sono iscritto a un corso di pizzaiolo con Gianfranco Iervolino? Lui è un pizzaiolo famoso, un tipo istrionico. Mi piace proprio mettere le mani nella farina. Lui mi insegna come si fa, e alla fine della lezione prende la chitarra e si mette a cantare».

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